Venticinque anni di carcere per David e Louise Turpin, i genitori-aguzzini che, per anni, hanno tenuto i loro figli segregati nella loro casa in California in condizioni disumane. Questa la sentenza pronunciata dai magistrati, davanti ai quali sono stati chiamati a processo dopo che, a gennaio scorso, uno dei figli era riuscito a chiamare aiuto, ponendo fine a un incubo durato davvero tutta la vita: i due, infatti, avevano letteralmente preculso ai propri figli, ben 13, di avere una vita normale, costringendoli a vivere in condizioni miserevoli, incatenati, denutriti e in un ambiente decisamente malsano. A dare l'allarme era stata una ragazza di 17 anni, fra i figli della coppia, riuscita a recuperare un telefono e chiedere aiuto alla Polizia che, per la prima volta, ha aperto le porte di quella casa nella cittadina di Perris, rivelando l'orrore che vi era contenuto.
Le testimonianze
Non è tuttora chiaro per quale motivo i due coniugi abbiano riservato tale trattamento ai propri figli, di età compresa fra i 2 e i 29 anni. Le autorità, durante l'indagine, hanno avuto modo di appurare che i fratelli erano stati isolati dal mondo esterno e, spesso, venivano loro negati docce, cure mediche e cibo. Alcune volte, restavano legati al proprio letto per settimane, ricevendo quasi nulla da mangiare e versando in condizioni igieniche ai limiti dell'umano. Ora, la ragazza che ha avuto il coraggio di denunciare i propri aguzzini, ha voglia di ricominciare, anzi, lo ha già fatto visto che della sua nuova vita ha parlato davanti ai magistrati e anche a sua madre, in lacrime nell'ascoltarla: “La vita è grande… Sono un combattente, sono forte e sto rivivendo la mia vita come un razzo”, ha detto, mentre sua madre piangeva e si asciugava le lacrime dagli occhi.
Davanti ai guidici ha parlato anche un altro figlio della coppia, chiamato John (nome fittizio): “Non posso descrivere a parole quello che abbiamo passato crescendo, a volte ho ancora incubi di cose accadute, come i miei fratelli che sono incatenati o vengono picchiati. Ma questo è il passato e questo è ora”. Durante tutta l'udienza, i genitori dei 13 ragazzi sono scoppiati in lacrime, con il padre ad augurare loro il meglio per la vita che verrà, dicendosi profondamente dispiaciuto per quanto successo negli ultimi due decenni.