Caporalato nelle campagne materane: lavoratori pagati 3 euro l’ora

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La guerra al caporalato prosegue senza sosta. Dieci persone sono state infatti state accusate di intermediazione illecita di manodopera. Nello specifico, sfruttavano il lavoro di braccianti (tutti italiani) nei campi di Montalbano Jonico e Scanzano Jonico, in provincia di Matera.

Le indagini – coordinate dal Procuratore della Repubblica di Matera, Pietro Argentino, e dal P.M. Annafranca Ventricelli – riguardano un periodo compreso tra il 2014 e il 2016.

Le indagini

Gli indagati sono tutti italiani di età compresa tra i 34 e i 55 anni. Nove uomini e 1 donna residenti nelle vicine province di Taranto e Brindisi, di cui 6 già noti alle forze dell’ordine. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i soggetti denunciati reclutavano braccianti agricoli italiani, provvedendo alla gestione della richiesta di manodopera da parte dei datori di lavoro, e, dopo averli suddivisi in squadre, si occupavano del trasporto per il successivo impiego nei campi per la raccolta della frutta in condizioni di sfruttamento.

I braccianti, tutti di nazionalità italiana, “venivano inoltre controllati dagli autisti – è sottolineato in un comunicato diffuso dall’Arma – affinché lavorassero per 10/12 ore senza soluzione di continuità ed in assenza delle più basilari norme in materia di sicurezza ed igiene”. A fine giornata, venivano pagati solo 27 euro al giorno, corrispondenti a circa 3 euro all’ora, mentre il resto della paga rimaneva nelle mani dei caporali.

La piaga del caporalato

La piaga del caporalato non riguarda solo la manodopera sfruttata nei campi, ma anche quella nei cantieri. Lo scorso 11 novembre, infatti, gli uomini della Guardia di Finanza del Comando provinciale de La Spezia hanno scoperto decine di operai bengalesi che venivano minacciati, picchiati, offesi e pagati 4 o 5 euro l’ora per lavorare in cantieri spezzini che realizzano yacht di lusso.

Lo scorso giugno, inoltre, una maxi operazione condotta dal commissariato di polizia di Paola, aveva portato al sequestro di un’azienda agricola di Amantea che sfruttava alcuni cittadini di origine bengalese, di età compresa tra i 20 e i 50 anni, costretti a lavorare nei campi con turni di lavoro massacranti, anche di 26 ore, con una paga di 1,50 euro all’ora.

Milena Castigli: