Salgono a quattro i casi accertati di infezione da Mycobacterium chimera in Emilia Romagna. Sono infatti terminate le verifiche sugli altri due casi sospetti emersi un paio di settimane fa su pazienti operati a cuore aperto, come i due precedenti, al Salus Hospital di Reggio Emilia. I due casi sono dunque stati accertati come riporta il Corriere di Bologna. La notizia è stata confermata dalla Regione che aveva avviato un'indagine sul micobatterio chimera, che si può annidare in una macchina in uso nelle sale operatorie.
Moro: “Al lavoro per capire se ci sono stati altri casi”
“Dei quattro casi di infezione, tre sono decessi – ha spiegato al Corriere di Bologna, Maria Luisa Moro, direttrice dell'Agenzia sanitaria e sociale regionale – mentre un paziente è in buona salute. Stiamo ancora lavorando per cercare di capire se ci sono stati altri casi di infezione, analizzando la coorte di operati per sostituzione delle valvole aortiche tra il 2010 e il 2017 che hanno avuto un decesso per infezione”. Si tratta di 134 casi complessivi che sono analizzati dalla Regione Emilia Romagna per rispondere a una precisa richiesta del ministero della Salute.
Cos'è il Mycobacterium chimaera
Si tratta di un batterio identificato per la prima volta nel 2004, diffuso in natura, presente soprattutto nell’acqua potabile e generalmente non pericoloso per la salute umana. Il periodo di incubazione dopo l'esposizione al M. chimaera risulta lungo, con una mediana di 17 mesi (range 3-72 mesi). E' responsabile di infezioni associate a interventi di cardiochirurgia a cuore aperto con esposizione a generatori termici in sala operatoria: gli heater cooler devices, che servono a regolare la temperatura del sangue durante questo tipo di interventi. Segni e sintomi sono generalmente aspecifici e comprendono affaticamento, febbre e perdita di peso. Non esiste una terapia stabilita e il tasso di mortalità è circa del 50%. Il rischio di contrarre la malattia è considerato sostanzialmente basso (1 su 10000 pazienti) secondo il Public Health England.
Le dichiarazioni di Salus Hospital
In una nota stampa, la direzione della Salus Hospital, ha precisato che due pazienti erano stati operati nella struttura fra il 2011 e il 2015 perché affetti da polipatologie ed erano stati regolarmente dimessi “dopo la verifica dell'adeguato stato di salute. Il decesso si è verificato quindi dopo diversi anni e non durante il ricovero”. “Non è a noi noto se i pazienti siano stati ricoverati presso altri ospedali successivamente all’intervento cardiochirurgico condotto al Salus Hospital e la segnalazione di contagio attualmente emersa – si legge nella nota -. Pertanto, vista la verifica ancora in corso delle oggettive e ufficiali relazioni fra decesso e contagio, non è oggettivamente possibile considerare riconosciuto il legame fra i due eventi“.
Invece, in riferimento al terso caso emerso nelle ultime ore, la Salus Hospital precisa che “si riferisce a un paziente che è stato operato al Salus Hospital nel 2011, ed è deceduto nel 2015 e sul referto successivamente analizzatopost mortem sarebbe emersa una presenza di Mycobacterium chimaera. Anche in questo caso i legami fra l’intervento, il contagio e il decesso sono attualmente in fase di verifica“.