Svolta nelle indagini sull’omicidio dell’avvocato Antonio Giuseppe Bonanno avvenuto la sera del 28 settembre 2016 a Pietraperzia. Bonanno venne colpito alle spalle con tre proiettili. Il 53enne originario di Barrafranca venne subito medicato ma morì due giorni dopo all’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta, dove era stato operato per oltre 6 ore. Fatali risultarono le ferite a un rene e al fegato. Uno dei due uomini dell’agguato era già stato individuato. Oggi, si è chiuso il cerchio.
Gli agenti della squadra mobile della polizia di Enna e i carabinieri della compagnia di Piazza Armerina hanno infatti arrestato stamane il secondo presunto esecutore materiale del delitto.
Bernunzo e Marchì
Si tratta, scrive Ansa, di Andrea Bernunzo. L’uomo è accusato di concorso in omicidio premeditato, riciclaggio e danneggiamento seguito da incendio. Nei suoi confronti gli investigatori hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Caltanissetta su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia.
Secondo la ricostruzione dell’accusa, Bernunzo e un complice – Filippo Giuseppe Marchì assassinato in un successivo agguato mafioso – avrebbero esploso tre colpi di pistola alle spalle del professionista che stava per entrare a casa.
Pietraperzia
Passate indagini del 2019 fecero luce su numerosi episodi criminosi legati alla malavita a Enna tra cui l’omicidio di Filippo Marchì, avvenuto il 16 luglio del 2017. In quella occasione l’uomo, un 48enne che possedeva un salone di auto usate a Barrafranca, venne freddato a colpi di pistola da un commando di tre uomini mentre era all’esterno dell’autosalone a lavare un mezzo. Gli inquirenti ritennero da subito plausibile l’ipotesi dell’omicidio di stampo mafioso. Nel mirino, l’attività criminale della famiglia mafiosa di Pietraperzia posta ai vertici di Cosa Nostra ennese e collegata storicamente con gli esponenti di Cosa Nostra di Catania, la cosca Ercolano-Santapaola.
Futili motivi
Il movente del delitto, secondo quanto emerso da indagini di polizia e carabinieri, sarebbe da collegare all’acquisto di un’autovettura effettuato dal suocero di Bernunzo, con l’intermediazione di quest’ultimo, in una concessionaria di proprietà di alcuni parenti del legale.
Nei giorni immediatamente successivi erano sorte contestazioni in merito sul reale chilometraggio del veicolo e contestualmente l’avvocato Bonanno aveva richiesto al suocero di Bernunzo di onorare un debito contratto da quest’ultimo, circostanze che, ricostruisce la Dda di Caltanissetta, avevano alimentato il livore dell’arrestato nei confronti del legale.
Le indagini
Dalle indagini è emerso che l’indagato, all’epoca dei fatti vigilante in un supermercato di Caltanissetta, fosse assente dal lavoro proprio il giorno dell’omicidio. L’attività degli investigatori ha permesso di registrare il timore, manifestato dall’indagato, di aver lasciato delle impronte digitali nell’auto utilizzata per l’omicidio, rubata, nonostante fosse stata data alle fiamme.
Dagli accertamenti, osserva la Dda Nissena, è emersa anche la personalità violenta dell’arrestato nei confronti di familiari. L’uomo, dopo l’arresto, è stato condotto nel carcere di Enna. Bonanno, invece, nonostante l’omonimia, non era imparentato con la nota famiglia mafiosa newyorkese.