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ARRESTATO IL COGNATO DI MESSINA DENARO: “GESTISCE IL TESORETTO DI FAMIGLIA”

Solo qualche mese fa era riuscito addirittura ad aggirare un sequestro di beni e a riaprire il suo “Mercatone diffusione moda”: Gaspare Como, il cognato del superlatitante Matteo Messina Denaro, continuava a lanciare sfide all’antimafia. Il Comune di Castelvetrano, infatti, gli aveva revocato la licenza di commercio, ma lui gestisce ancora il suo grande magazzino, tra l’altro uno dei più frequentati della città. Questa mattina, il marito di Bice Messina Denaro ha ricevuto però la visita degli investigatori della Dia di Trapani, che gli hanno notificato un provvedimento di arresti domiciliari emesso dalla procura della Repubblica di Marsala, diretta da Alberto di Pisa. Il reato contestato a Gaspare Como è intestazione fittizia.

Gli investigatori della Direzione investigativa antimafia hanno ricostruito la rete dei nuovi affari dell’intraprendente commerciante di Castelvetrano. E hanno scoperto altri prestanome al suo servizio, tutti insospettabili, ora denunciati a piede libero. È scattato allora un nuovo sequestro, per Sigilli anche per un immobile nella contrada balneare di Triscina,  un altro recente investimento del commerciante. Nei giorni scorsi, Bice Messina Denaro aveva anche scritto una lettera dai toni accorati a Repubblica, per difendere il marito. Aveva denunciato di essere vittima di una persecuzione mediatica e ribadito la validità delle iniziative imprenditoriali di famiglia (“Ma sono attività di mio marito, non mie”).

“Iniziative a carattere internazionale”, teneva a ribadire la signora Messina Denaro. Sì perché Gaspare Como ha grandi rapporti con alcuni commercianti cinesi di Palermo. Anche su di loro hanno indagato gli investigatori della Dia. Ed è emerso il consistente giro d’affari del cognato di Messina Denaro, che pagava sempre in contanti,  e ogni tanto volava anche a Roma assieme a un cinese di Palermo, per scegliere il nuovo campionario. Erano affari solidi. Un altro commerciante  cinese mise in allerta Gaspare Como delle indagini della Dia: “Vieni subito, devo parlarti”, gli disse al telefono non appena gli agenti erano usciti dal suo negozio. Per Gaspare Como non è la prima volta in manette. Ha già riportato una condanna per associazione a delinquere, il commerciante è stato anche sorvegliato speciale. Ecco perché non poteva avere una nuova licenza per il suo negozio. Adesso, ha al polso il braccialetto elettronico.

 

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