Lo scoccare dell'ora di mezzogiorno ha coinciso con le campane che hanno accolto il feretro del vice brigadiere dei Carabinieri, Mario Cerciello Rega, avvolto nel tricolore come tutta la piazza antistante la chiesa di Santa Croce in Santa Maria del Pozzo, a Somma Vesuviana. Una piazza gremita di gente comune, dal volto composto e altrettanto commosso. Dietro la bara, portata a spalla dai suoi colleghi di lavoro, la moglie Rosa Maria, ragazza 28enne con la quale il vice brigadiere era convolato a nozze il 13 giugno scorso. Provati nel loro dolore, anche la madre Silvia, la sorella Lucia e il fratello Paolo. Presenti alle esequie anche il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, il presidente della Camera, Roberto Fico e l'onorevole Mara Carfagna.
L'omaggio della comunità
“Quante volte Mario ha gridato il suo eccomi […] da carabiniere, da cristiano, da uomo – ha detto l'arcivescovo Santo Marcianò, l'Ordinario mlitare in Italia –. Noi adesso ci siamo” riferendosi alla sentita partecipazione di un'intera città, stretta nel dolore di questa perdita. Da tempo, Mario Cerciello Rega lavorava a Roma, ma è sempre stato legato a Somma Vesuviana, la città dov'era cresciuto, in cui aveva conosciuto la sua futura moglie e nella quale tornava con spirito di dedizione nella sua parrocchia di sempre. Ora quella stessa città gli ha reso omaggio con un lungo applauso, così come ieri la gente a Roma ha sfidato la pioggia battente per dare un ultimo saluto al vice brigadiere nella camera ardente installata nella caserma di piazza Farnese, a pochi passi da Campo de' Fiori. All'arrivo della salma, nella piazza è sceso un silenzio assoluto, segno tangibile di un affetto radicato”. Al termine dei funerali, la folla ha continuato a raggiungere la piazza
Una testimonianza d'amore
“Il tuo ricordo aiuti tutti noi a diventare più buoni” ha detto l'arcivescovo Marcianò, ricordando come la vita di Mario che “resta una testimonianza d'amore” anche se “quello che è successo rimane ingiusto”. Molti, infatti, tra gli amici e conoscenti, ricordano i suoi trascorsi di barelliere dei malati a Lourdes e Loreto e l'umanità prodigata perfino ai detenuti, come ricordano gli stessi colleghi di lavoro. Durante le esequie, è stato letto lo stesso brano del Vangelo che risuonò, in quella stessa chiesa, nelle nozze celebrate un mese fa: “Mario non era rassegnato – ha sottolineato mons. Marcianò durante l'omelia -, ma la sua morte è diventata un punto di luce da cui s'è alzato un grido”.
L'invito alle autorità
Lo stesso invito è stato alternato a un perentorio “Basta piangere i servitori dello Stato”, appellandosi al senso di giustizia e alle autorità perché tutto questo non continui, perché l'esempio di vita dato dal vice brigadiere possa essere un'occasione di “risurrezione” per lo Stato e le istituzioni: “L'Italia risorge con il tuo esempio – ha detto Marcianò -. I politici imparino dal tuo senso dello Stato”. Infine, nell'omelia l'arcivescovo si è rivolto ai giovani, i prolifici destiantari dell'eccelso modello di vita fornito da Mario Cerciello Rega, affinché gli stessi possano comprendere “ciò che dà senso e sapore alla vita“.
L'appello del comandante Nistri
“Non è il grado che fa la grandezza di una persona” ha sottolineato il Comandante Nistri nel suo intervento a margine delle esequie, menzionando la fulgida carriera del vice brigadiere. Citando commosso il suo esempio di vita, da carabiniere spinto da un altissimo senso del dovere a volontario dell'Ordine di Malta prodigo verso i più deboli, Nistri non ha potuto non far menzione dell'intensità della sua intensità della vita “Quarantatré giorni sono una vita, se vuoi che siano una vita”. E poi, rivolgendosi agli uditori, ha rivendicato un dignitoso silenzio per questa giornata, chiedendo rispetto e riconoscenza, prima di tutto per la famiglia, ma anche per “l'uomo che era, un carabiniere morto per tutelare i diritti di tutti”. Infine, il comandante ha auspicato che la morte del vice brigadiere sia anche l'occasione per ricordare “i 953 carabinieri feriti e contusi dall'nizio di quest'anno” ha dichiarato.