E'stato recuperato il corpo di Simon Gautier, il giovane escursionista francese ritrovato privo di vita ai piedi di una scarpata. Ora inizia un'altra fase del dramma, attraverso la quale si cercherà di capire cosa sia successo e se, nonostante l'allarme lanciato dallo stesso Simon, si siano o meno verificati dei ritardi nei soccorsi. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, effettuata dopo il recupero del corpo, il 27enne sarebbe morto poco dopo aver chiamato i carabinieri, probabilmente in 40-45 minuti, a causa di un'emorragia provocata dalla frattura di una gamba che avrebbe a sua volta causato la rottura di un'arteria. Una versione che dovrà essere confermata dall'autopsia che, come affermato dagli inquirenti, sarà effettuata su un corpo già in avanzato stato di decomposizione.
L'inchiesta
E' stata aperta un'inchiesta (da parte della Procura di Vallo della Lucania) sulla scomparsa e la morte di Simon, soprattutto per fugare i dubbi su una presunta lentezza nel far scattare la macchina dei soccorsi. I quali, però, sarebbero partiti già dopo l'allarme lanciato dal ragazzo che, secondo quanto riferito dai medici del 118 Basilicata, dopo quella telefonata sarebbe stato più volte ricontattato per via telefonica senza tuttavia più rispondere. Il che, secondo gli inquirenti, potrebbe confermare l'ipotesi di una morte sopraggiunta in breve tempo a causa dell'emorragia in corso. Ad avanzare dubbi sulla tempestività dei soccorsi erano stati soprattutto gli amici di Simon i quali, in virtù di questo, hanno persino organizzato delle spedizioni in autonomia per contribuire alla ricerca del giovane disperso.
Le ricerche
Inizialmente, le ricerche si erano concentrate sulla zona di Maratea, dove era stato individuato l'ultimo segnale di geolocalizzazione proveniente dal cellulare di Simon. Una zona estremamente vasta, setacciata via terra e via aerea senza trovare traccia dell'escursionista, con i soccoritori che avrebbero per questo deciso di estendere il campo delle ricerche in direzione nord. Il corpo è stato individuato dopo nove giorni, quando la sera era già calata sull'Appennino, nei pressi di Belvedere di Ciolandrea, nel Salernitano. Il recupero è stato effettuato alla luce del giorno da un gruppo del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico, che lo hanno trasportato lungo il pendio e affidato poi alla Guardia Costiera. Per una risposta definitiva su questa tragedia, non resta che attendere l'esito dell'esame autoptico. Ora, c'è spazio solo per il dolore.