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Anche il ministro Tria boccia i minibot

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Non si placa il dibattito sui minibot. Proposti dalla Lega per pagare i debiti arretrati della pubblica amministrazione. Già bocciati dal presidente della Bce Mario Draghi e da Confindustria, ora è la volta del ministro delle Finanze e dell'Economia, Giovanni Tria. “Il mio Ministero ha già dato parere negativo” ha detto il titolare di via XX Settembre, a margine del G20 finanziario di Fukuoka in Giappone. “Penso che in un'interpretazione, quella del debito, non servano i minibot”, ha aggiunto Tria.

La prova di forza con Bruxelles

“Nessun cambio su reddito di cittadinanza e quota cento. Non è stato mai detto”, ha assicurato il ministro in merito alla trattativa con la Commissione europea sui conti pubblici italiani. “Il confronto – ha dichiarato Giovanni Tria – sta andando bene. Chiariremo ciò che abbiamo fatto, i nostri programmi, e porteremo le prove di un miglioramento del deficit dell'anno in corso e per il prossimo”. E ancora: “Secondo le nostre stime il costo delle riforme sarà minore di quello preventivato. Le spese allocate per reddito di cittadinanza e quota cento sono in eccesso rispetto a quanto sarà realizzato. Quindi, ci sarà un risparmio“. Inoltre: “Nessun diritto acquisito degli italiani rispetto a queste due misure verrà meno”. Senza dimenticare che “il deficit minore verrà anche da un aumento che c'è stato in parte non fiscale”, ha continuato il ministro precisando che “si tratta ad esempio di dividendi e maggiori entrate fiscali”. 

La polemica del sottosegretario Giancarlo Giorgetti

In precedenza a difesa dei minibot si era schierato il pezzo da 90 della Lega, Giancarlo Giorgetti. “Non sono la Bibbia, ma sono una possibilità” aveva dichiarato. “Tutte le soluzioni nuove – aveva dichiarato il sottosegretario Giorgetti – ci vengono contestate”. Resta fermo che “la strada maestra è la crescita“. L'unica certezza è la centralità dei minibot nel confronto che il premier Giuseppe Conte dovrebbe avere con Matteo Salvini e Luigi Di Maio tra lunedì sera e martedì mattina. 

Giuseppe China: