Antonio Marci, l’allenatore 63enne arrestato ad Alessandria per pedopornografia e atti sessuali su minori, si è tolto la vita in carcere soffocandosi con una busta di plastica. L’uomo, meglio conosciuto con il nome di Tonino, originario della provincia di Cagliari, era stato per anni allenatore di squadre di calcio giovanili.
“Avevo chiesto i domiciliari perché ritenevo il carcere non adeguato a tutelare la sua incolumità – ha commentato laconico Massimo Taggiasco, l’avvocato che lo difendeva – mai però mi sarei aspettato una cosa del genere”. E’ stato lo stesso Taggaisco ad informare questa mattina i familiari, in arrivo dalla Sardegna, terra d’origine di Marci, della tragedia.
“L’altro giorno, al termine dell’interrogatorio di garanzia, mi aveva promesso che quando ci saremmo rivisti mi avrebbe spiegato”, aggiunge il legale, riferendosi al passato problematico del suo assistito, anch’egli vittima di violenza in tenera età. “Un episodio che evidentemente gli ha segnato la vita – sottolinea il legale – che non giustifica quello che ha fatto, ma lo spiega”.
L’indagine che aveva portato all’arresto di Marci era partita dalla testimonianza di una vittima che lo aveva casualmente riconosciuto in un bar a 29 anni di distanza dagli abusi. Dopo la denuncia del 40enne, che aveva visto Marci allontanarsi dal locale insieme a un 11enne conosciuto sui campi di calcio, i carabinieri lo avevano seguito per poi sorprenderlo nella sua abitazione.
Ad aprire la porta era stato proprio il ragazzino, vestito, mentre l’uomo era stato sorpreso in bagno dai militari dell’arma con indosso solo una t-shirt. In casa erano state trovate e sequestrate centinaia di videocassette con i filmati dei suoi incontri con i giovanissimi calciatori, oltre a migliaia di fotografie, diari, lettere scritte a minorenni schedati con foto e nomi.