Secondo la polizia della contea di St.Louis (Missouri), a sparare contro due agenti il 12 marzo, durante una manifestazione a Ferguson, è stato Jeffrey Williams, un ventenne afroamericano. Le forze dell’ordine hanno dichiarato che l’uomo, Jeffrey L. Williams, ha detto di aver sparato agli agenti per sbaglio. Il giovane sarebbe molto coinvolto con le proteste esplose nel sobborgo di S.Louis dopo la morte del 18enne afroamericano, Michael Brown, ucciso dalla polizia nell’agosto scorso. Inoltre è un residente nella zona di Ferguson ed era in liberta vigilata. Avrebbe sparato dalla propria auto in corsa, con una pistola calibro 40. Aperta ancora la possibilità che Williams, che secondo il procuratore è l’unico sospettato per il ferimento dei due agenti, volesse in realtà sparare a qualcun altro e non ai due poliziotti. Intanto gli agenti feriti sono stati dimessi dall’ospedale e il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha detto che non ci sono scusanti per quello che ha definito “un atto criminale”.
Ferguson sta diventando sempre più simbolo di un problema ancora diffuso negli Stati Uniti del sud e non solo: il razzismo nei confronti degli afroamericani. Un fenomeno mai sopito che sta riesplodendo in questo periodo. E la piccola città del Missouri è solo una delle tante macchiate da episodi di intolleranza, anche da parte delle forze di polizia. Diversi cittadini di colore sono stati uccisi, l’ultimo è stato Tony Robinson, 19 enne freddato nel Wisconsin proprio nel giorno in cui gli Usa celebravano i 50 anni dalla marcia di Selma, voluta da Martin Luther King per rivendicare i diritti dei neri.