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“Zitto e mangia”: la buona educazione dei giovani passa per la cucina

Zitto e mangia“. Chi di noi può dire di non aver mai detto o essersi sentito dire queste tre parole? Una frase che, al contrario di quanto si pensa, non sempre viene pronunciata come un monito o un rimprovero, ma come un’esortazione con la quale quando eravamo più piccoli i nostri genitori e i nostri nonni ci invitavano a sederci a tavola per mangiare insieme. Quello dei pasti, in passato, era un momento a cui si rinunciava difficilmente: uno spazio da condividere, con tutta la famiglia riunita intorno al tavolo, per dedicare tempo ai figli e agli altri membri del nucleo familiare, per raccontarsi la giornata, affrontare magari qualche piccolo problema. La colazione, il pranzo e la cena rappresentano il fulcro della giornata e la cucina è il luogo della casa in cui si trascorre il maggior tempo della nostra vita, un luogo dove ci si può divertire preparando insieme pietanze e crescere nel rispetto e di sé e degli altri.

“Zitto e mangia. Ricette per l’educazione e la buona tavola”

Il buon cibo, prendersi cura della famiglia e l’educazione sono alcuni degli “ingredienti” che si trovano alla base del libro “Zitto e mangia. Ricette per l’educazione e la buona tavola” scritto da Luca Giovanni e Marco Pappalardo: si tratta di due fratelli, il primo cuoco professionista a Bologna(Trattoria “Pane e panelle”), scrittore e padre di due figli, l’altro docente di Lettere, giornalista e scrittore esperto di tematiche educative. Il libro nasce dalle esigenze di tante famiglie; è un progetto condiviso tra arte del cibo e il mestiere dell’educazione; è una macedonia ben dosata di ricette per buone pietanze e ricette per aiutare a crescere bambini e ragazzi non solo fisicamente, ma anche come persone con dei valori. Propone sperimentate ricette ripetibili con le quali desidera concretamente aiutare genitori, nonni, zii, parenti vari nel momento di preparare colazione, pranzo e cena per tutta la famiglia in presenza di bambini e ragazzi in età scolare. Ha a cuore l’educazione dei bambini, dei preadolescenti e degli adolescenti, così come la serenità dell’intera famiglia nel delicato tempo della crescita globale dei figli e dei nipoti, offrendo insieme al cibo materiale quello dell’anima e del cuore.

Alcuni “ingredienti” del libro

Ecco qualche “ingrediente” del libro: buone dosi di tempo dedicato all’educazione: tra figli e studenti, tra vita quotidiana condivisa con bambini, preadolescenti ed adolescenti in vari ambienti educativi, grazie all’osservazione e all’ascolto dei ragazzi per la ricerca e per lo studio, per articoli e libri. Un pizzico di voglia di mettersi in gioco: perché in queste pagine si parla seriamente ma sempre con il sorriso, si affrontano temi importanti ma con ironia, si raccontano temi di tutti i giorni ma in una prospettiva nuova. Un bel po’ di idee nuove e rinnovate: sia sul piano delle ricette che sul piano dell’educazione, tutte sperimentate, condivise, confrontate; sono un punto di partenza ed uno stimolo alla creatività, poiché le varianti, in cucina come nell’educare, sono infinite. Un mix unico, semplice, diretto, coinvolgente: in cui la cucina viene esaltata ed innalzata verso l’arte dell’educazione, e quest’ultima trova nel mondo culinario, in modo originale e stimolante, nuove vie in questo tempo che cambia velocemente.

L’intervista

Per comprendere come la preparazione e la condivisione dei pasti sia importante nell’educazione dei bambini, dei preadolescenti e degli adolescenti e come affrontare l’educazione alimentare in famiglia, a scuola, in parrocchia o in oratorio sia fondamentale affinché i ragazzi possano crescere sani e felici, Interris.it ha intervistato gli autori del libro: Luca Giovanni e Marco Pappalardo.

Luca Giovanni e Marco, “Zitto e mangia. Ricette per l’educazione e la buona tavola” è il libro che avete scritto insieme. A chi è rivolto e qual il suo obiettivo?

“Abbiamo scritto questo libro con l’intento di arrivare alle famiglie e di poter comunicare in maniera divertente ed educativa con ciascuno dei componenti al fine di spingerli a riflettere sul loro rapporto con il cibo e la famiglia. Poiché, però, l’educazione è un’esperienza di comunità, lo proponiamo pure alla scuola per i percorsi di educazione all’alimentazione e alle realtà ecclesiali come parrocchie, oratori e associazioni”.

Nel libro proponete di sperimentare ricette adatte per famiglie con bambini e ragazzi in età scolare, ma direi anche per tanti altri. Quanto è importante condividere il momento dei pasti? Cosa rappresenta questo momento per la famiglia?

“Il libro è rivolto a tutti i curiosi e poi tutti siamo stati figli, parte di una famiglia in vari ruoli nel corso della nostra vita. Scriviamo sempre con tono leggero, perché non deve sembrare che stare a tavola sia un’imposizione. Ci si può stare con gioia e serenità, basta fare le mosse giuste! Proponiamo, inoltre, non solo la condivisione del pasto, ma anche la preparazione e ogni momento legato come apparecchiare, sparecchiare, lavare, fare la raccolta differenziata”.

Come la cucina può avere un ruolo nell’educazione dei giovani? 

“La cucina, se non si parla di quella professionale, è di per sé un gioco. Come ogni gioco però ha una base di regole e tecniche che vanno rispettate. Le famose regole del gioco che nessuno vuole mai leggere prima di cominciare! Si finisce per giocare male ed avere risultati deludenti che poi ti spingono a non riprovare. Le regole sono importanti e, dopo averle imparate, possiamo anche crearci sopra altri giochi. E cosa c’è di meglio che educare attraverso la dimensione ludica?”.

Sono molti i giovani che soffrono di disturbi alimentari. Come questo libro può aiutare le principali agenzie educative (scuola, parrocchia e oratorio) a svolgere il loro compito?

“I disturbi alimentari derivano da vuoti che spesso prescindono dal cibo: dal contesto, da certe relazioni dannose, dall’ambiente, dalla serenità, dalle mode ma il discorso è lungo. Noi non abbiamo la pretesa di salvare qualcuno, non diamo consigli psicologici o medici, ma cerchiamo di indicare possibili strade a chi educa per non trasformare il rapporto con il cibo in qualcosa di patologico o il tempo dedicato in qualcosa di vuoto”.

Volete fare una vostra conclusione?

“Infine, ci proponiamo di divertire, di condividere, di prenderci cura di noi e dei nostri cari attorno alla tavola e a partire dalla tavola”.

Manuela Petrini: