La tragedia dello Yemen è sintetizzata in una nota del portavoce del dipartimento di Stato americano. Ned Price avverte: “Siamo profondamente preoccupati per il fatto che la tregua mediata dall’Onu in Yemen sia scaduta senza un accordo su una proroga. Esortiamo le parti a esercitare moderazione e continuare i negoziati. L’unico modo per alleviare veramente le sofferenze degli yemeniti è attraverso i negoziati. Non la guerra”. E aggiunge: “La tregua rappresenta la migliore opportunità che gli yemeniti hanno per la pace. La scelta è semplice. Pace e un futuro più luminoso per lo Yemen da una parte. O un ritorno alla distruzione e alla sofferenza inutili che spezzeranno ulteriormente un Paese già sull’orlo del baratro”. Il dipartimento di Stato americano richiama l’attenzione su una tragedia dimenticata. L’Onu è al lavoro per negoziare una nuova tregua nel Paese, devastato da sette anni di guerra.
Fallimento degli sforzi
In Afghanistan, Somalia, Sudan, Yemen e Repubblica Centrafricana più del 20% della popolazione sta affrontando la fame (rapporto Save The Children). L’inviato dell’Onu in Yemen spinge per un accordo di pace dopo la fine della tregua. E chiede la massima moderazione alle fazioni contrapposte. Lo Yemen non può permettersi un conflitto continuo. Le parti in guerra nello Yemen dovrebbero “riprendere gli sforzi per un accordo più ampio”. Ponendo così fine alla scenario bellico che si allarga da sette anni. L’inviato delle Nazioni Unite lancia, quindi, l’allarme dopo il fallimento degli sforzi per rinnovare un accordo di tregua.
Yemen senza pace
L’inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen, Hans Grundberg ha dichiarato ad Amman che questo è un “periodo particolarmente delicato” per lo Yemen. “Ogni piccolo incidente potrebbe innescare qualcosa che potrebbe avere conseguenze devastanti”, evidenzia. “Per fortuna non abbiamo assistito a una escalation militare e finora è andata bene”, aggiunge. Grundberg ha aggiunto che domenica avrebbe continuato a spingere per un accordo esteso. Cioè un’intesa ampliata tra la coalizione a guida saudita e il gruppo Houthi. Entrambi sotto forte pressione internazionale per giungere a una mediazione. La tregua iniziale di due mesi è stata concordata ad aprile. E rinnovata due volte. Nonostante le rimostranze di entrambe le parti sulla sua attuazione. Il conflitto è universalmente considerato una guerra per procura tra l’Arabia Saudita e l’Iran.
Sos violenza
“Esorto tutte le parti a dar prova di moderazione. E a permettere che le discussioni in corso diano frutti. Facendo uscire lo Yemen dalla violenza a cui abbiamo assistito negli ultimi sette anni“, osserva Grundberg. Le due parti, prosegue l’inviato delle Nazioni Unite, non sono riuscite a rinnovare la tregua per una serie di motivi. Erano ancora lontane, infatti, dalle ultime proposte dell’Onu per il pagamento dei salari del servizio civile. L’aumento delle spedizioni di carburante. L’aggiunta di voli aerei. L’apertura di strade. L’espansione della de-escalation militare. Un particolare punto di stallo è rappresentato da un meccanismo per il pagamento dei dipendenti pubblici. Un sistema di cui avrebbe beneficiato tutti gli yemeniti. E che avrebbe alleggerito la loro situazione economica in peggioramento.
Progressi compiuti
“È complicato. È una questione che è stata sul tavolo. Le parti hanno voluto una risoluzione per un lungo periodo di tempo”, puntualizza Grundberg. Un accordo allargato è fondamentale per costruire i progressi compiuti. Passi avanti che hanno permesso di aumentare le spedizioni di carburante, per la prima volta dopo anni. Dal principale porto di Hodeidah sul Mar Rosso, controllato dagli Houthi. E di far ripartire i voli aerei commerciali per oltre 26 mila passeggeri da e per l’aeroporto di Sanaa. Sostiene Grundberg: “Ci sono stati dei progressi. E abbiamo la possibilità di capitalizzare su questi progressi”.
Vittime civili
La tregua ha portato a una significativa riduzione della violenza. In un conflitto che, secondo gli operatori umanitari e i funzionari civili, ha ucciso decine di migliaia di persone. Ha devastato l’economia. E ha lasciato milioni di persone alla fame. Grundberg ha affermato che le vittime civili e militari sono diminuite. Ciò rappresenta un primo passo importante. “Non è un risultato da poco”, evidenzia. L’inviato speciale dell’Onu precisa che il Paese devastato dalla guerra non può permettersi di continuare un conflitto così distruttivo. “Dopo sette anni di guerra totale, da sei mesi si è iniziato a costruire una strada per un futuro pacifico“, avverte l’inviato speciale dell’Onu.