Sette anni e mezzo di combattimenti in Yemen senza luce in fondo al tunnel. Una guerra “silenziata come un telefonino”, secondo la definizione dell’amministratore apostolico dell’Arabia. Monsignor Paul Hinder descrive lo strazio dei bambini in un contesto di conflitto feroce e di malattie. La Santa Sede, quindi, esorta a non voltarsi dall’altra parte di fronte alla tragedia infinita della guerra in Yemen. E papa Francesco richiama uno sfasamento delle priorità. Quello tra la vita della gente e i profitti delle armi.
Yemen nell’abisso
In queste ore è in discussione l’estensione della tregua in Yemen. Ma “la guerra incombe“, riferisce alla Reuters un funzionario statale. Le Nazioni Unite spingono per un’estensione di sei mesi della tregua. Entrambe le parti in conflitto hanno segnalato violazioni alla tregua. Nonostante il calo generalizzato della violenza. “Ingenuo non prepararsi alla guerra con gli Houthi”, aggiunge il funzionario. Dunque, le parti in guerra nello Yemen potrebbero prorogare della tregua che scade domani. Ma entrambe “si stanno preparando con cautela a nuove ostilità“, sottolinea il funzionario della leadership politica dello Yemen meridionale. La tregua è formalmente in vigore da aprile. Mentre alcune potenze regionali cercano di uscire dal conflitto. Che dura da sette anni. E ha contrapposto una coalizione guidata dall’Arabia Saudita agli Houthi, allineati con l’Iran. Provocando la morte di decine di migliaia di persone. E lasciando milioni di persone nell’inferno della carestia.
Cessate il fuoco
Le Nazioni Unite stanno spingendo per un’estensione della tregua di sei mesi. Lo hanno dichiarato due fonti all’agenzia Reuters la scorsa settimana. Dopo che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha visitato l’Arabia Saudita. E ha annunciato un accordo con la leadership saudita. Per “approfondire ed estendere” il cessate il fuoco in Yemen. Amr al-Bidh è un membro di spicco del Consiglio di transizione meridionale (CTS). E fa parte dell’alleanza anti-Houthi sostenuta dai sauditi. Amr al-Bidhha detto che gli attacchi degli Houthi sono continuati nonostante la tregua. Suggerendo che stessero cercando di rafforzare le posizioni in prima linea. “Pensiamo che gli Houthi siano soddisfatti della tregua. E che forse la prolungheranno. Ma allo stesso tempo, la guerra sta arrivando. I preparativi per la guerra sono in corso“, ha detto Bidh ai giornalisti durante la sua visita a Londra. “Pensiamo che sarebbe ingenuo non prepararsi alla guerra con gli Houthi”, chiarisce.
Violazioni
A inizio luglio l’inviato speciale delle Nazioni Unite in Yemen ha confermato che, sebbene ci sia stato un netto calo delle ostilità, entrambe le parti hanno riportato presunte violazioni. L’Onu rileva nuove fortificazioni. E rinforzi di truppe alle principali linee del fronte. Entrambe le parti hanno deplorato la mancata attuazione di tutti i termini dell’accordo. Per esempio era prevista nella tregue la possibilità di far attraccare navi di carburante nel porto di Hodeidah. Controllato dagli Houthi. Oltre ad alcuni voli commerciali dalla capitale Sana’a, anch’essa sotto il controllo del gruppo ribelle. Era inclusa nell’intesa, inoltre, la riapertura delle strade nella regione contesa di Taiz. La scorsa settimana il principale negoziatore degli Houthi ha accusato la coalizione a guida saudita di essere “irresponsabile e arrogante”. Per non aver rispettato il numero stabilito di spedizioni di carburante e di voli. Il governo ha criticato il rifiuto degli Houthi di riaprire le strade principali di Taiz. Amr al-Bidh rosserva che diverse fazioni anti-Houthi volevano che la questione di Taiz fosse risolta prima di concordare una proroga della tregua. Evidenziando quella che, a suo dire, era la sfida posta dalle diverse priorità della loro complicata alleanza. In un nuovo consiglio presidenziale formato ad aprile sotto gli auspici sauditi.
Nessuna strategia unificante
Il Consiglio della leadership politica (PLC) ha assunto i poteri del presidente in esilio ed è riconosciuto a livello internazionale. E’ composto da otto membri che condividono l’ostilità verso gli Houthi. Ma mancano di una strategia unificante. “Il problema del PLC è che si tratta di otto persone con un’agenda diversa. Ed è tutto molto complicato“, puntualizza Amr al-Bidh. E aggiunge “Non abbiamo una buona storia nella gestione delle crisi in Yemen, soprattutto nel sud“. Il il Consiglio degli Stati (CST) di Amr al-Bidh è stato coinvolto in una lotta per il potere nel sud. Dove ha sede l’autorità sostenuta dai sauditi. E alla fine vuole uno Yemen del Sud separato. Ma il suo obiettivo secessionista è osteggiato da altri membri del PLC. Gli Houthi controllano in gran parte il nord. E la maggior parte dei grandi centri abitati. Amr al-Bidh avverte che la durata di un’eventuale estensione della tregua non è ancora chiara. Anche se dovrebbe essere più lunga del periodo di due mesi che è già stato prorogato una volta. “Volevano più di due mesi, questo è certo. Quattro mesi? Sei mesi? Dipende dall’accordo”, conclude Amr al-Bidh.