Karol Wojtyla iniziò la sua missione sul soglio di Pietro il 22 ottobre 1978. Gli avevano dato il soprannome di “Sadok”, dato che in quegli anni erano molto popolari i libri di Wladyslaw Grabski intitolati “All’ombra della collegiata” e “Il confessionale“, il cui protagonista era un certo padre Sadok. Una delle pagine più tragiche del suo pontificato è stato il martirio di padre Jerzy Popieluszko. Un sacerdote polacco che “conosceva perfettamente l’odore delle sue pecore. La gente sentiva perfettamente che era reale. E questo è ciò che ha attratto la gente verso di lui”. Ewa Czaczkowska è docente dell’Università del Cardinale Stefan Wyszyński (Varsavia). La professoressa è stata tra i relatori al convegno che ha ricordato a Roma la figura del cappellano di Solidarnosc ucciso quaranta anni fa, il 19 ottobre del 1984, dal regime comunista che vigeva in quegli anni in Polonia. Per l’occasione è stata realizzata anche una pubblicazione, a cura del giornale cattolico “Gosc”, che è stato distribuita a tutti i membri del Sinodo, riuniti in questi giorni in Vaticano. Padre Jerzy Popieluszko è ancora attuale e popolare in Polonia e nel mondo. “Il suo messaggio – sottolinea a Vatican news la storica Czaczkowska – si riassume in due parole: verità e libertà. Vivere nella verità dà a una persona la libertà interiore. Questa libertà è essenziale per vivere una vita piena e dignitosa, in tutte le condizioni“.
Nel segno di Wojtyla
“Da questa morte nacque del bene“: è con questa frase di Karol Wojtyla che si è aperto il convegno di studi alla Pontificia Università Gregoriana. L’evento è stato organizzato dalla Fondazione Giovanni Paolo II, del Settimanale cattolico “Gosc Niedzielny” e dell’Istituto della Memoria Nazionale in Polonia. Ad aprire i lavori sono stati gli interventi di Adam Kwiatkowski, ambasciatore della Polonia presso la Santa Sede. E di Andrzej Sznajder, direttore del reparto dell’Istituto della Memoria Nazionale in Polonia a Katowice. Nel dossier dedicato al sacerdote beato c’è un capitolo dedicato alla coincidenza della data della morte di Popieluszko, 1984, con il titolo del profetico libro di George Orwell. “L’eroismo di padre Jerzy decise che gli eventi in Polonia si dovevano svolgere in modo diverso rispetto al romanzo di Orwell. Il Grande Fratello perse e il sistema totalitario iniziò a sgretolarsi“, sottolinea Andrzej Grajewski, relatore all’evento a Roma. “Nel mondo di oggi, così inquieto e imprevedibile, abbiamo particolarmente bisogno del suo esempio e della sua paternità“. Così papa Francesco parla di Karol Wojtyla nella prefazione al libro “La meta è la felicità”, a cura di Marina Olmo (per le edizioni Ares). Il volume propone testi inediti di Wojtyla, prima che divenisse Papa Giovanni Paolo II. Frasi tratte da omelie, incontri, opere teatrali, lezioni, dalle quali emerge già lo spessore del futuro Pontefice. Dalla castità ai sacramenti, dal sacerdozio al peccato, il giovane Wojtyla affronta molte questioni spirituali. Ma non solo.
No alla guerra
Tra le frasi ritorna anche il tema della guerra, così attuale: “La guerra è una cosa terribile. Non solo distrugge i padri, rende sole le madri e orfani i bambini, distrugge anche quel clima di paternità, senza il quale la vita umana diventa terribile”. I testi inediti (alcuni anche in Polonia) pubblicati nel libro, sono complessivamente 366, uno per ogni giorno dell’anno. Offrono “un assaggio delle doti umane, pastorali, teologiche e culturali di uno degli uomini che più hanno segnato il secolo scorso”, come sottolinea Jorge Mario Bergoglio. “Sono convinto che grazie a questo libro il nostro professore sarà più vicino ai lettori, così come lo era ai suoi studenti e colleghi della nostra università“, ha scritto nell’introduzione al libro monsignor Mirosław Kalinowski, rettore dell’Università Cattolica di Lublino (Kul). Dove Karol Wojtyła ha insegnato per molti anni e che ha patrocinato questa pubblicazione. Anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ricorda Giovanni Paolo II su X. “Non dimenticherò mai la sua forza, la sua umanità e la sua instancabile dedizione alla pace e alla libertà- afferma la premier-. Un grande uomo che ha saputo parlare al cuore di tutti, credenti e non, testimoniando valori universali. Il suo esempio e i suoi insegnamenti rimangono un faro che continua a illuminare il nostro cammino. Voglio ricordarlo con affetto e gratitudine, per tutto ciò che ha fatto per l’umanità e per il mondo intero. Il suo messaggio di speranza vive ancora oggi, e ci guida verso la costruzione di un futuro più giusto”. La data del 22 ottobre è stata scelta da papa Francesco come festa liturgica perché è il giorno in cui nel 1978 san Giovanni Paolo II celebrò la messa di inizio pontificato. Pronunciando la storica frase divenuta motto del suo pontificato durato 27 anni, dal 1978 al 2005: “Non abbiate paura!”. 22 ottobre, eredità e memoria di San Giovanni Paolo II, quindi. Vatican news ripercorre il pontificato di Karol Wojtyła riproponendo alcune parole scritte o pronunciate dal Pontefice polacco in questo giorno. A partire dal 1978, l’anno dell’elezione al soglio di Pietro.
Memoria liturgica
Francesco esorta a “tenere sempre nella memoria quanto San Giovanni Paolo II ci ha detto: siate vigilanti, affinché nulla vi separi dall’amore di Cristo. Nessun falso slogan, nessuna ideologia errata, nessun cedimento alla tentazione di scendere a compromessi con ciò che non è da Dio”. È quanto scrive in un tweet Francesco oggi, giorno di inizio del pontificato di papa Wojtyła scelto dalla Chiesa come sua memoria liturgica. Questa data, il 22 ottobre, può anche tessere un filo nella memoria che si intreccia con vari momenti del cammino e del magistero del Papa polacco, nato a Wadowice nel 1920, tra gli argini di due millenni. Tra i grandi mutamenti nella storia e negli equilibri del mondo, le parole e le riflessioni di Giovanni Paolo II sono e restano una bussola per orientare l’umanità. La sua eredità anche oggi si riflette nell’affidamento a Maria, nell’esortazione a spalancare le porte a Cristo, nella testimonianza data anche nella prova della malattia. Evidenzia Jorge Mario Bergoglio: “Sono sempre attuali le parole che pronuncia il giorno dell’inaugurazione del suo pontificato: ‘non abbiate paura. Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo'”. Il 22 ottobre del 1978 è il giorno della Messa di inaugurazione del Pontificato. Nell’omelia Karol Wojtyla pronuncia queste parole: “Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà! Aiutate il Papa e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l’uomo e l’umanità intera! Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”. Il 22 ottobre del 1980 è mercoledì, giorno dell’ udienza generale. Salutando gli ammalati Giovanni Paolo II sottolinea che “la comunanza dei sofferenti con Cristo ricorda a tutti che, proprio attraverso i suoi patimenti, egli ci ha riscattati dalla alienazione del peccato e ci ha ristabiliti in comunione con Dio”.
Le parole di Wojtyla
“A voi – afferma – va il mio augurio, oltre che l’assicurazione della mia preghiera. fffinché possiate sempre più penetrare il confortante mistero della redenzione, che non elude ma anzi include necessariamente in sé l’umana sofferenza. Il 22 ottobre del 1981, pochi mesi prima del drammatico attentato in Piazza San Pietro, Papa Wojtyła celebra la Messa per gli studenti del pontificio Seminario romano maggiore. “Siete la pupilla dei miei occhi e la speranza della Chiesa di Roma”. Il Seminario, aggiunge in quell’occasione, è un chiaro segno “che vi sono comunità cristiane in grado di far maturare nel proprio grembo coloro che un giorno, rivestiti del carattere sacerdotale, continueranno in mezzo a loro l’opera di Cristo”. “È un indice che le famiglie ricche di virtù e di spirito di sacrificio hanno meritato la grazia di donare i propri figli alla Chiesa; è una prova che il mondo moderno nonostante le ombre che talvolta l’offuscano, è ricco di speranze e di certezze. Perché può contare su giovani coraggiosi disposti a dare la propria vita per il suo riscatto”. Il 22 ottobre del 1985, Papa Wojtyła rivolge queste parole agli studenti del Pontificio seminario maggiore: “Sono lieto di iniziare questa giornata, tanto significativa per me, insieme con voi attorno all’altare del Signore, per offrire con voi e per voi il santo sacrificio della Messa”. “Dio – afferma Papa Giovanni Paolo II – ci ha creati per renderci partecipi della sua eterna e assoluta felicità. Noi non riusciamo a comprendere in che cosa consista questa gioia suprema e totale. Ma Gesù ce lo fa in certo modo intuire, dicendo che la situazione allora si capovolgerà, e Dio stesso si metterà a nostro servizio. ‘In verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli’. Il pensiero del Paradiso deve farci esultare di letizia e deve stimolare ciascuno all’impegno costante per la propria santificazione”.
Lo spirito di Assisi
Il 22 ottobre del 1986, all’udienza generale, Papa Wojtyła ricorda l’imminente incontro, che si terrà poi il 27 ottobre ad Assisi, con rappresentanti di altre Chiese e comunità cristiane e delle altre religioni del mondo allo scopo di pregare per la pace. “Le religioni del mondo, nonostante le divergenze fondamentali che le separano – afferma – sono tutte chiamate a dare il loro contributo alla nascita di un mondo più umano, più giusto, più fraterno”. Il 22 ottobre del 1989 è domenica e si celebra la Giornata missionaria mondiale. All’Angelus, Giovanni Paolo II – che sul suo stemma ha voluto come motto le parole: “Totus Tuus Maria” – chiede di rivolgere una preghiera al Signore “per le vocazioni missionarie”. “E questa supplica fiduciosa – aggiunge – affidiamo ora a Maria, che è stata la prima missionaria, avendo donato al mondo Gesù, nostro Salvatore. A lei raccomandiamo tutti i missionari e le missionarie, che in questa domenica sentiamo a noi vicini con particolare amore e riconoscenza”. Il 22 ottobre del 1990 il Pontefice riceve in udienza alcun pellegrini polacchi nel XII anniversario dell’inizio di Pontificato. A loro rinnova l’esortazione: “Non abbiate paura!”. “Oggi così spesso – aggiunge – l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo Lui ha parole di vita, sì! Di vita eterna”.
Magistero di Wojtyla
È la questione ecologica il tema centrale del discorso rivolto da Papa Giovanni Paolo II, il 22 ottobre del 1992, ai membri del Comitato organizzatore del Premio internazionale per l’ambiente “San Francesco”. “L’uomo – afferma – si riconosce collaboratore di Dio stesso nell’opera della creazione quando, abbracciando la fede, si apre con umile riconoscenza alla Fonte della vita e assume un atteggiamento di responsabile fraternità verso le creature. La peculiare posizione dell’uomo nel cosmo non deve, dunque, condurlo né a scelte di dispotico dominio, né a forme di passiva abdicazione al proprio ruolo. la sua autentica centralità consiste piuttosto in un autorevole servizio al disegno di Dio sul mondo, disegno che culmina nel riscatto dal peccato e dalla morte seconda”. Incontrando il 22 ottobre del 1995 alcuni presuli del Brasile, Giovanni Paolo II sottolinea che i giovani saranno “gli artefici del futuro”. “I giovani non sono solo evangelizzati, ma sono anche evangelizzatori che fanno conoscere il Vangelo ai loro coetanei, compresi coloro che si sono allontanati dalla Chiesa e quelli che ancora non hanno ascoltato la Buona Novella”. “Molti giovani – aggiunge – hanno un enorme potenziale di generosità, di dedizione e di impegno e si sentono attratti da forme di lavoro volontario, specialmente quando si tratta di servire i bisognosi”.
Wojyla-boys
Il 22 ottobre del 2000, l’anno del Grande Giubileo, si celebra la Giornata missionaria mondiale. Durante la Messa, Papa Wojtyła sottolinea che “la Chiesa vuole annunciare Gesù, il Cristo, figlio di Maria, seguendo la via che Cristo stesso ha preso: il servizio, la povertà, l’umiltà, la croce”. “Gesù definisce se stesso come colui che è venuto per servire e che proprio nel servizio e nel dono totale di sé fino alla croce rivela l’amore del Padre. Il suo volto di ‘servo’ non diminuisce la sua grandezza divina, ma la illumina di una luce nuova”. “La parola di Cristo traccia una linea netta di divisione tra lo spirito del dominio e quello del servizio. Per un discepolo di Cristo essere il primo significa essere servo di tutti”. Il 22 ottobre del 2003 è il giorno di un concistoro ordinario pubblico per la creazione di nuovi cardinali. Le prime parole dell’omelia sono: “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente”. “In questi anni di pontificato – afferma Giovanni Paolo II – quante volte ho ripetuto queste parole! Le ho pronunciate nelle principali lingue del mondo e in tante parti della Terra”. “Il Libro degli Atti sottolinea che, mentre Pietro era in prigione, una preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui (At 12,5). Che grande coraggio infonde il sostegno della preghiera unanime del popolo cristiano! Ne ho potuto io stesso – ricorda il Pontefice polacco – sperimentare il conforto”. “E’ questa – aggiunge – la nostra forza”. Il 22 ottobre del 2004 Giovanni Paolo II riceve i vescovi della Conferenza episcopale di Angola e di São Tomé e Principe. “All’inizio di un nuovo millennio – sottolinea – il nostro impegno episcopale, cari Fratelli, appare caratterizzato da urgenze nuove, che esigono la concorde dedizione di tutte le componenti del Popolo di Dio. Ora, sulla terra, non esiste nulla di più efficace dell’Eucaristia per indurre i cristiani a essere e a sentirsi un’unica cosa; non vi è altro momento in cui si incontrano e si fondono gli uni con gli altri così intimamente come quando si comunicano a Gesù Eucaristia, che abbraccia e unisce tutti a Sé. Così si realizza sulla terra quello che già accade in Cielo. Cristo unisce, a Sé e gli uni agli altri, tutti coloro che vivono in Lui”.