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domenica 2 Marzo 2025

Un anno di Von der Leyen: il crack del virus sul deal europeo

Dodici mesi fa l'inizio del dopo-Juncker. Un'Europa pensata su una strategia a medio-lungo termine inevitabilmente condizionata da una variabile di nome Covid

Dopo dodici mesi di attivitร  concreta forse sarebbe stato giusto fare un primo sunto sullโ€™Europa targata Von der Leyen. Inutile dire che lโ€™irruzione del coronavirus abbia sparigliato le carte sul tavolo di Bruxelles, costringendo la Commissione europea a rivedere in buona parte obiettivi e strategie. Senza forse stravolgere troppo unโ€™agenda estremamente densa di progetti e programmi a lungo termine, improntati sulle colonne della sostenibilitร  e della futuribilitร . Un โ€œdealโ€ rigorosamente green e lโ€™allargamento della visione europea alle nuove generazioni. Due aspetti sostanziali che, forse, la crisi economica portata dal coronavirus puรฒ aver costretto a rivedere nella sostanza ma non nella forma. Con la consapevolezza che sugli strumenti di assistenza ai Paesi membri si gioca forse la partita piรน importante dei prossimi mesi. Interris.it ne ha parlato con Nicoletta Pirozzi, responsabile delle relazioni istituzionali; Responsabile del programma โ€œUe, politica e istituzioniโ€ dellโ€™Istituto Affari internazionali.

 

Dottoressa Pirozzi, a un anno dallโ€™insediamento della Commissione a guida Von der Leyen sarebbe ingeneroso tirare le prime somme senza considerare lโ€™impatto del virus. Una variabile che ha rimescolato le carte al punto da costringere la presidente a riscrivere la sua agenda?
โ€œOvviamente la Commissione Von der Leyen si รจ trovata a gestire una crisi senza precedenti, prima di tipo sanitario e poi socio-economico. E che, di fatto, ha portato alla luce tutta una serie di problemi strutturali dellโ€™Unione europea. Questo ha rimescolato le carte e costretto la Commissione a fare degli aggiustamenti a un programma molto ambizioso presentato a livello strategico. Problemi legati soprattutto alle profonde divisioni che lโ€™Ue deve ancora fronteggiare negli interessi divergenti fra gli Stati membri. E queste sono venute alla luce sia nella prima fase della pandemia, quando molti Paesi hanno adottato misure unilaterali, come la chiusura dei confini o il blocco delle forniture sanitarie, sia nelle discussioni per il pacchetto del Recovery, con il veto di Ungheria e Poloniaโ€.

Uno di quegli aspetti che evidenziano qualche frattura interna? Oppure ininfluente ai fini degli obiettivi originari dellโ€™amministrazione Von der Leyen?
โ€œInsieme a questo, la Von der Leyen si รจ trovata a fronteggiare la questione strutturale delle competenze. Un margine di manovra limitato quando parliamo di competenze sanitarie ma anche nella gestione dei confini dellโ€™Ue. E, piรน in generale, la risposta alle crisi. Alcuni degli obiettivi piรน importanti che la Commissione si era posta sono rimasti in agenda. E potranno essere raggiunti in quello che resta della legislazione europea. In particolare tutto il pacchetto del Green Deal, in cui la presidente ha convogliato larga parte del piano strategico iniziale. Ed entrato in modo significativo nel pacchetto Next Generation EU. Il 37% delle risorse andranno allโ€™attuazione del Green Deal. Gli obiettivi di Zero Emission entro il 2050 sono stati ribaditi e resi piรน ambiziosiโ€.

Rispetto alla Commissione Juncker, la caratura internazionale dellโ€™Europa รจ cambiata?
โ€œCโ€™รจ tutta la discussione sullโ€™Europa geopolitica, una delle cifre distintive della Commissione Von der Leyen. Sebbene la pandemia abbia colpito duramente lโ€™Unione europea e, di conseguenza, reso anche piรน complicata la sua dimensione internazionale, da una parte vediamo che la posizione interna sulle questioni di autonomia strategica รจ ancora presente. Poi รจ intervenuto il cambio di presidenza negli Stati Uniti, che spinge a riconsiderare lโ€™approccio dellโ€™Unione ma dร  delle prospettive incoraggianti su quello che la relazione transatlantica potrร  fare a livello internazionaleโ€.

Quanto incide, concretamente, lโ€™impatto del virus?
โ€œQuello che mi preoccupa di piรน รจ la parte relativa alle risorse, perchรฉ questa agenda che aveva grandi ambizioni anche dal punto di vista sociale, di integrazione a livello culturale, richiede un sostegno molto importante dal punto di vista finanziario. In questo momento abbiamo dei bilanci nazionali in gran parte impegnati per rispondere allโ€™emergenza. Un pacchetto di ripresa ancora bloccato per i veti e con esso anche il bilancio 2021-2027 dellโ€™Unione, sono state ridotte una serie di risorse โ€“ ad esempio nella difesa โ€“ fondamentali per il rilancio dellโ€™Ue a livello internazionale. Sicuramente una serie di sfide molto superiori a quelle che si erano prospettate allโ€™inizio ma unโ€™agenda che resta ancora molto ambiziosaโ€.

Fra le bandiere della Commissione, un ambizioso programma sulla sostenibilitร . Ritiene che la frenata economica dovuta alla pandemia possa costringere almeno in parte gli Stati membri a rallentare sul Green New Deal?
โ€œIo credo che la questione della sostenibilitร  e della lotta al cambiamento climatico sia stato approcciato in maniera intelligente allโ€™interno del pacchetto Next Generation EU. E ormai lโ€™Unione ne ha fatto un poโ€™ una bandiera quindi, da parte delle istituzioni, non credo ci sarร  la volontร  di rivedere al ribasso gli impegni presi. Eโ€™ vero perรฒ che molto dipenderร  dagli Stati membri, che dovranno attuare le proposte di riforma. Alcuni sono stati piรน colpiti di altri dalla pandemia, altri avevano carenze strutturali pregresse, e faranno piรน fatica a dare attuazione. Credo ci sarร  una differenziazione allโ€™interno dellโ€™Unione europea e credo ci sarร  una certa flessibilitร  istituzionale sul come e quando questi obiettivi vengono raggiuntiโ€.

La Commissione si รจ ritrovata a gestire, rispettivamente, la fase conclusiva e quella di definizione di due differenti processi. Da un lato lโ€™uscita del Regno Unito, dallโ€™altra lโ€™allargamento ai Balcani. Ritiene che, alla lunga, estendere lo spettro europeo ai Paesi dellโ€™Est, possa essere una strategia in grado di tamponare il distacco di Londra?
โ€œLโ€™obiettivo dellโ€™allargamento ai Balcani non รจ mai stato una strategia di rimpiazzo alla Gran Bretagna, attore del tutto diverso che ha rappresentato un membro difficile ma importante. La questione sarร  capire come saranno regolate le future relazioni che, a quattro anni dal referendum, non sono ancora state definite. Ovviamente questo รจ uno dei capitoli piรน spinosi per la Commissione e continuerร  a esserlo: con il deal o il no deal, ci saranno da concludere una serie di accordi settoriali che terranno impegnate le istituzioni. Sul fronte dellโ€™allargamento, si continuerร  a cercare un compromesso che รจ ancora complicato per dare il via libera allโ€™annessione dei nuovi Paesi membri. In particolare, ora, Albania e Macedonia del Nord. Questa รจ una strategia che non credo sarร  impattata dalla Brexit nei suoi obiettivi generali. Quello che รจ derivato dalla trattativa รจ stata una nuova coesione fra gli Stati Ue e un irrigidimento sulle linee rosse sulla membership. Quello che si รจ imparato รจ che garantire delle eccezioni non รจ stata la strada piรน giusta. E credo che questo regolerร  anche le relazioni con i futuri Paesi membriโ€.

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