Superare la “fragilità digitale” è una priorità per l’Italia. La ripresa post-Covid non può prescindere dal miglioramento della connessione a livello nazionale. Smart working, dad e call sono entrati nell’uso comune. E la guerra russo-ucraina impone un rafforzamento delle infrastrutture tecnologiche. Secondo l’indice annuale di qualità della vita digitale (Dql), nel 2022 l’Italia è a livello mondiale il 19° paese in cui si vive meglio. Il panorama globale è in rapida evoluzione relativamente al web. Nel complesso 7 dei 10 paesi con il miglior punteggio si trovano in Europa. E ciò continua a ripetersi da tre anni. Israele si colloca al primo posto nel DQL del 2022. Spingendo la Danimarca al secondo posto. Dopo essere stata la capolista per due anni. La Germania occupa il 3° posto. Mentre Francia e Svezia completano la top five dei 117 paesi valutati. La Repubblica Democratica del Congo, lo Yemen, l’Etiopia, il Mozambico e il Camerun occupano le ultime cinque posizioni.
Benessere digitale
Il nostro paese è migliorato di otto posizioni dall’edizione Dql precedente. Salendo dal 27° al 19° posto. Lo studio copre il 92% della popolazione mondiale. E indicizza 117 paesi. Esaminando cinque pilastri fondamentali della vita digitale. E cioè accessibilità e qualità di Internet. Infrastruttura digitale. Sicurezza. E amministrazione digitale. E’utile analizzare nel dettaglio i risultati chiave. Per l’accessibilità a Internet l’Italia si colloca al 12° posto nel mondo. Riguardo all’accessibilità a Internet per dispositivi mobili, gli italiani devono lavorare 4 volte di più (20 secondi al mese) rispetto ai cittadini israeliani. Per i quali il pacchetto più accessibile di 1 GB costa solamente 5 secondi di lavoro al mese. Al contempo, la banda larga fissa costa ai cittadini italiani circa 2 ore e 29 minuti del loro tempo di lavoro ogni mese. La qualità di internet in Italia, tenendo conto di velocità di internet, stabilità e crescita, si colloca al 42° posto nel mondo. Ed è migliore del 10% rispetto alla media globale. Dallo scorso anno, la velocità di internet per dispositivi mobili in Italia è migliorata del 18,4%. Mentre la velocità della banda larga fissa è cresciuta del 19,3%. Paragonata alla Spagna, la connessione internet dei dispositivi mobili in Italia è più lenta dell’8%. Quella a banda larga, invece, del 47%.
Punto debole
Tra tutti i pilastri dell’indice, il punto più debole dell’Italia è rappresentato dalla qualità di internet. Questo aspetto, infatti, deve migliorare del 50%. Per eguagliare il risultato del paese con il miglior punteggio (il Cile). “L’interazione tra uomo e macchina è divenuta strettissima nel periodo della pandemia”, sottolinea a Interris.it la professoressa Ida Angela Nicotra. Ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Catania. Prosegue l’ex componente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac): “L’uso massiccio del digitale ha consentito ai popoli di tutto il mondo di sperimentare una dimensione di nuova normalità. Una immedesimazione quasi assoluta con la tecnologia ha reso possibile l’esercizio dei diritti fondamentali. Ridotti ai minimi termini nella vita reale dal confinamento imposto dal Covid”. Prosegue l’esperta: “Il primo pilastro del Piano di Ripresa e Resilienza si fonda proprio sulla digitalizzazione. Con una quota di progetti dedicata del 27%. Ciò si inserisce nel quadro di una ampia politica di ammodernamento del Paese“.
Debolezza digitale
“Ancora oggi l’Italia arranca come livello di digitalizzazione- precisa la giurista-. Sia per la limitatezza di competenze digitale. Sia per la bassa adozione di tecnologie avanzate, come le tecnologie cloud. Il superamento della debolezza digitale costituisce una priorità per l’Italia”. Per colmare i ritardi il ministero per l’innovazione tecnologica e la trasformazione digitale punta sui comuni. “Il processo di digitalizzazione vede i comuni come principali protagonisti. Enti più vicini ai cittadini– evidenzia Vittorio Colao-. Alla piattaforma PaDigitale 2026 si sono subito registrati 1800 Comuni. Il 20% dei comuni si è attivato nel primo mese. Con un’ottima risposta da parte delle amministrazioni del Sud. Più del 50% delle richieste è arrivata proprio dai Comuni del Mezzogiorno”. Gli avvisi sulla piattaforma Padigitale 2026 mettono a disposizione quasi 1,4 miliardi di fondi in diversi ambiti. Dalla migrazione al cloud alle piattaforme abilitanti (identità digitale, pagoPA e app IO). Passando per siti internet e modelli di implementazione dei servizi pubblici digitali.
Tempi giusti
“Un messaggio che deve passare – aggiunge il ministro sottolineando la proficua collaborazione con l’Anci – è che tutta la pubblica amministrazione, da quella centrale a quella locale, è capace di portare avanti la digitalizzazione nei tempi giusti. Questo dà fiducia ai cittadini e agli stessi dipendenti della pubblica amministrazione. Affrettiamoci. Perché prima i comuni prenotano risorse e prima saranno aiutati nella pianificazione. Abbiamo iniziato un percorso virtuoso che va oltre la digitalizzazione del paese. Abbiamo inaugurato un modello positivo di collaborazione tra amministrazione centrale e locale. Ciò permetterà di procedere con la trasformazione digitale del paese e dei servizi per i cittadini”.