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“Visitatrici per la Maternità”: dal 1924 al fianco delle mamme e dei bambini

L'intervista di Interris.it al dott. Francesco Poschi Meuron, Presidente della Fondazione Visitatrici per la Maternità Ada Bolchini Dell'Acqua ETS che, da un secolo, aiuta le madri di Milano

Diventare madre rappresenta un’unione virtuosa di molti sentimenti: affetto, amore, dedizione, protezione, sostegno e impegno. Inoltre, significa anche dare alla luce nuove prospettive e scoprire di avere una forza e una determinazione che prima non si conoscevano. Essere mamma è insieme un dono e una grande sfida per migliorare il futuro dell’umanità intera.

L’esperienza di Milano

L’aiuto alle madri in difficoltà e molto importante ed è sinonimo di grande attenzione sociale nei confronti delle nuove vite che nascono. A Milano, 100 anni fa, precisamente nel 1924, presso gli Istituti Clinici di Perfezionamento, è nata la Commissione Visitatrici per la Maternità. Quest’ultima è diventata Fondazione nel 2009, con lo scopo di aiutare le puerpere, i loro bambini e le degenti presso l’Istituto Ostetrico-Ginecologico di Milano, oggi conosciuto con il nome di Clinica Mangiagalli del Policlinico di Milano, offrendo aiuto e ascolto, senza distinzioni religiose o etniche. Interris.it, in merito a questa esperienza di solidarietà e altruismo, ha intervistato il dott. Francesco Poschi Meuron, Presidente della Fondazione Visitatrici per la Maternità Ada Bolchini Dell’Acqua ETS.

A sinistra il dott. Francesco Poschi Meuron, presidente della Fondazione Visitatrici per la Maternità, a destra: una veduta dell’archivio storico (© Fondazione Visitatrici per la Maternità Ada Bolchini Dell’Acqua ETS)

L’intervista

Presidente, come nasce e che obiettivi ha la fondazione “Visitatrici per la maternità”?

“La ‘Commissione Visitatrici per la Maternità’ nasce il 17 gennaio 1924 presso gli Istituti Clinici di Perfezionamento, grazie alla provvida mano di diciotto indomite signore milanesi. Quest’ultime, si erano rese conto che, le ragazze madri, in una Milano in cui la povertà si toccava con mano, vivevano una grave situazione sociale. Pertanto, le fondatrici, che erano donne fortunate e agiate, si sono messe insieme per aiutare le ragazze madri e, per farlo al meglio, si sono rivolte all’esimio professor Luigi Mangiagalli, a cui la clinica ‘Mangiagalli’ deve il nome, il quale non se l’è fatto dire due volte ed è così cominciata questa avventura. Da lì, quello sparuto gruppo di donne coraggiose, ha scritto lo statuto che, peraltro, prevedeva di non avere condizionamenti politici o religiosi, aprendosi alla maternità e facendo sì che le donne, in caso avessero avuto necessità di quel genere, si potevano rivolgere alla ‘Commissione Visitatrici’. Inizialmente una vera e propria sede non c’era ma, successivamente, con il supporto di Mangiagalli, è stato trovato un rifugio in corso XXII Marzo, presso la ‘Senavra’, un sanatorio che, tutt’oggi esiste ed è una chiesa. Quell’edificio ha rappresentato il primo luogo di accoglienza per le ragazze madri, che non avevano famiglia o un marito su cui contare. Questo è stato un primo tassello fondamentale, un’istituzione che, a quel tempo, non esisteva. Le donne che si avvicinavano a questa attività di volontariato, all’epoca assolutamente sconosciuta, si definivano ‘cuoricini d’oro’. Mangiagalli, purtroppo, muore nel 1928 e, inizialmente, le Visitatrici, si sono trovate un po’ spiazzate. Non si sono però perse d’animo e, rimboccandosi le maniche, sono andate avanti, convinte del fatto che, il loro operato, era utile e importante. Quindi, dagli anni ’30, questa missione di aiuto alla maternità bisognosa continua e, le fondatrici, si tassavano per tutelare quel bene inestimabile. Questa è stata la storia della nostra partenza”.

Nel corso di questi cento anni la vostra azione è sempre stata connotata da una profonda solidarietà nei confronti delle madri. Qual è stato il tratto distintivo della vostra opera di sostegno? Come si è evoluta per giungere fino ad oggi?

“Il modo in cui è stata portata avanti quest’opera è dovuto alla generosità delle benefattrici e dei benefattori. Le Visitatrici si chiamavano così perché, oltre ad essere delle volontarie, si recavano presso i reparti dell’ospedale a offrire la loro assistenza alle madri. Esse si sono sostenute attraverso una rete di solidarietà impressionante, un esercito del bene che si attivava costantemente per trovare i fondi necessari. In particolare, nel 1946, dopo la Seconda guerra mondiale, grazie all’intuizione di una volontaria, hanno creato un’agenda, chiamata ‘Libretto verde’ che, ancora oggi, esiste e siamo alla settantottesima edizione. Una sorta di crowdfunding vintage che, ai giorni nostri, è un’agenda di servizi che, ancora oggi, viene utilizzata. Contiene informazioni importanti e utili sulla città di Milano, viene aggiornata di volta in volta, portando benefici enormi. Nel corso degli anni siamo passati a delle manifestazioni che si chiamavano ‘Il corredino’, delle mostre realizzate dalle visitatrici, ove ciascuna metteva oggetti di ogni genere che, in occasione del Natale, venivano cedute per raccogliere delle offerte destinate al sostegno delle madri. Negli anni ’50 del ‘900, l’evoluzione stravolge la visione delle Visitatrici e, alcune di loro, si sono impegnate a costruire in zona Lorenteggio, partendo dal nulla, un edificio realizzato dal famoso architetto Marco Zanuso senior e abbellito da Lucio Fontana, di 4 mila metri quadrati, tutt’ora esistente ma non più nostro, dove è stata creata la prima comunità protetta mamma – bambino e successivamente, anche delle scuole per formare i bambini e le madri ospitate che, dal 1957 al 2010, sono state più di 1400 insieme a 1800 bambini nell’educazione e nella formazione. Era dunque una comunità molto attiva, sostenuta dalle suore e con la scuola delle puericultrici di Trento, riconosciuta a quel tempo dal ministero come un diploma ufficiale a tutti gli effetti, ed hanno proseguito l’attività fino al 2004. Nel 1956 – 57, grazie a un progetto dell’allora cardinale Montini, oggi San Paolo VI che, come si direbbe oggi, ha creato un link tra la periferia e il centro città, impegnandosi nel far si che l’arcidiocesi di Milano riunisse quante più aree periferiche possibili. Seguendo questo insegnamento, le Visitatrici, hanno costruito diverse strutture all’interno delle parrocchie, finalizzate ad accogliere le persone. In quegli anni, le grandi famiglie imprenditoriali milanesi erano riunite nel comitato delle Visitatrici ed erano in grado di sussistere, assistere e sostenere l’opera. Nel 2010 poi, a causa dei costi molto elevati, arriviamo alla chiusura della Casa Materna e l’abbiamo ceduta al Pio istituto dei Figli della Provvidenza, una realtà favolosa nata sul finire del ‘800 che si sono fatti carico di rilevare l’intero edificio e focalizzandosi nell’ambito scolastico. Ho ceduto quella struttura per non rovinare un’epoca gloriosa ed ho chiesto in forma scritta che venisse conservato il nome della fondatrice, nonché mia bisnonna Ada Bolchini Dell’Acqua, a cui si deve la titolazione della commissione, della fondazione e, dal 2022, dell’Ets.

Casa Materna 1950 (© Fondazione Visitatrici per la Maternità Ada Bolchini Dell’Acqua ETS)

Il 2013 ha segnato una tappa importante per la vostra storia con l’apertura di “Casa Costanza”. Di cosa si tratta?

Si, nel 2013 abbiamo poi deciso di riaprire una struttura molto più contenuta, in un centro parrocchiale che si trova proprio in Corso XXII Marzo da dove siamo partiti all’inizio della nostra storia. Abbiamo aperto ‘Casa Costanza’ che non è solamente un nome di famiglia, ma è anche intesa come perseveranza e impegno per credere nella missione che ci eravamo prefissati nel 1924, con gli stessi principi fondanti e i medesimi valori. L’elemento più bello è costituito dal fatto che, aprendo ‘Casa Costanza’ in un centro parrocchiale non distante dal Policlinico Mangiagalli, grazie a una casa con dieci posti letto e un’accoglienza sine die completamente gratuita, viene offerto un rifugio a tutte le mamme quando i loro bambini sono ricoverati in terapia intensiva o nei vari reparti di cura. Le mamme possono rimanere a ‘Casa Costanza’ per tutto il tempo necessario, soprattutto quando si parla di parti premature in cui, i piccoli, devono stare in incubatrice per mesi e mesi. Le madri, quindi, possono avere una base logistica vicina ai loro bambini, in cui possono rifugiarsi, rifocillarsi e condividere problemi e gioie. Quest’opera, dal 2013 ad oggi, ha visto assistere e accogliere in casa 140 mamme. Inizialmente, ‘Casa Costanza’ era dedicata solo alle mamme ma, dallo scorso anno, si è deciso di farla diventare una casa – famiglia, accogliendo anche i papà che possono quindi stare vicino alle proprie mogli e fidanzate per assisterle. Ciò ha aperto una frontiera nuova, che ci ha consentito di ospitare anche le famiglie e non solamente le mamme. Ad oggi quindi, continuiamo la ricerca di fondi e il sostegno dei privati. Non siamo finanziati da enti o istituzioni per sentirci indipendenti e, con i nostri finanziamenti, andiamo avanti finché c’è disponibilità. Le opere che portiamo avanti sono molte. Abbiamo, da sempre, un ufficio operativo presso la clinica ‘Mangiagalli’ in cui, oltre ad avere le Visitatrici dei vari reparti, abbiamo delle persone di fiducia che, ogni giorno, distribuiscono pannolini, corredi e latte in polvere alle madri in difficoltà. Si pensi che, dal 2009 ad oggi, abbiamo una stima di 14 mila pannolini e 13 mila barattoli di latte donati. Questi costi sono supportati dalla nostra fondazione e dai partner che siedono in consiglio con noi, tra cui la Fondazione ‘Delle Piane’, che finanzia totalmente il progetto ‘Casa Costanza’ in riguardo ai costi di locazione. Questo supporto è fondamentale. Ci sono poi altre fondazioni che ci finanziano nell’acquisto degli altri generi necessari. A tutto ciò si aggiunge un’attività che dona all’ospedale opere di umanizzazione pittorica, tecnologica e apparecchiature medicali. In maniera variegata abbiamo aperto i nostri aiuti, che non sono diretti solamente all’assistenza nonché all’accoglienza fisica e morale delle mamme e dei loro bambini, ma anche alla loro salvezza perché, con gli apparecchi medicali donati, si opera e si aiuta a intercettare le migliori terapie. Crediamo molto, io in particolare, nell’importanza del fare rete tra le associazioni e, così facendo, all’interno del Policlinico, nascono molti progetti tra le diverse associazioni. Proprio pochi giorni fa, il 17 gennaio, giorno in cui abbiamo festeggiato i nostri cento anni di attività, con una celebrazione trionfale, attraverso la consegna di una medaglia del Presidente della Repubblica e la fanfara dei Carabinieri presso l’archivio storico e la parte museale de la ‘Ca’ Granda’, ci occuperemo di un progetto molto importante che, per la prima volta nella nostra storia, avrà al suo centro la ricerca”.

Sono trascorsi cento anni dalla vostra fondazione. Guardando al futuro, quali sono i vostri auspici? In che modo, chi lo desidera, può aiutare la vostra azione di supporto e prossimità alle madri in difficoltà?

Alcuni momenti in occasione dei cento anni di attività delle “Visitatrici per la Maternità” (© Fondazione Visitatrici per la Maternità Ada Bolchini Dell’Acqua ETS)

“L’auspicio più grande che serbiamo è di poter continuare con la stessa determinazione, passione e umanità che ci ha contraddistinto in questi primi cento anni. Vogliamo cercare di arrivare a nuovi traguardi e, ogni giorno, teniamo ferma la bussola dei nostri valori, da dove siamo partiti fino a dove arriveremo. L’obiettivo sarebbe quello di aprire una o anche due ‘Casa Costanza’ e, per questo, stiamo lavorando con altre grandi associazioni milanesi e d’Italia. Chi desidera sostenerci può visitare il nostro sito e, nella sezione sostienici, può trovare tutte le possibili modalità per sopportarci. Le offerte e i vari lasciti, nel corso dei secoli, hanno permesso molte opere eccezionali, tra cui il nuovo policlinico che sorgerà in via Della Commenda. Sarebbe bellissimo poter avere dei contributi spontanei e, dopo questi cento anni, abbiamo dimostrato di avere ancora molta voglia di continuare nella nostra opera di aiuto. Io per primo sono molto onorato di poter portare avanti questa storia ricca di solidarietà, ma soprattutto di tanta umanità di cui, ad oggi, il mondo avrebbe molto bisogno”.

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