Afferma a Interris.it il vescovo e medico, monsignor Lorenzo Leuzzi: “Nel cambiamento d’epoca la distinzione tra curare e guarire non ha solo una motivazione etico-morale, ma è l’anima della società che l’assorbe e la strumentalizza. Purtroppo una società animata dal desiderio di guarire a tutti i costi è anti-realistica e non permette alla ricerca di essere capace di compiere passi in avanti nel prendersi cura di ogni persona“. Aggiunge il presule di Teramo-Atri, già ausiliare di Roma: “La scienza medica rischia di trasformarsi in scienza ideologica non più neutra. Perché mentre il curare garantisce la pari dignità della persona umana, il guarire, involontariamente, promuove una cultura del benessere che è determinata dal progetto sociale-culturale“.
La testimonianza del vescovo Leuzzi
Laureato in medicina e chirurgia con specializzazione in medicina legale, ha conseguito la licenza in diritto canonico alla Pontificia Università Lateranense e il dottorato in teologia morale alla Pontificia Università Gregoriana. È stato assistente ecclesiastico all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Incaricato della pastorale universitaria della diocesi di Roma. Direttore della Congregazione Mariana di Maria Immacolata e della scuola di religione San Filippo Neri all’Esquilino. Rettore della chiesa di San Filippo Neri all’Esquilino. Direttore dell’Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma. Rettore della chiesa di San Gregorio Nazianzeno a Montecitorio e cappellano della Camera dei deputati al Parlamento. Come vescovo ausiliare di Roma è stato delegato alla pastorale universitaria e alla cultura. E’ membro della commissione Cei per l’educazione e del Consiglio di soprintendenza della Libreria editrice vaticana. E autore di numerose pubblicazioni di carattere culturale e teologico-pastorale.Cosa intende il Pontefice per “cultura dello scarto”?
“Con il termine ‘cultura dello scarto’ il Papa ci conduce al cuore del cambiamento d’epoca. Non è un semplice richiamo etico-morale, ma l’invito al realismo storico che oggi è assente sul piano culturale, oltre che politico-sociale, con il fine di ritrovare i fondamenti necessari per costruire la civiltà dell’amore inaugurata dall’evento del Natale. Purtroppo quel Bambino che è nato a Betlemme è scartato anche oggi e ridotto a semplice ricordo storico legato ad un segno religioso tradizionale, quale potrebbe diventare il presepe. Lui, invece, è, come ricorda papa Francesco nella sua lettera ‘Admirabile signum‘ (AS n. 4), la vera novità nella e della storia”.Quale?
“È l’inizio di un mondo nuovo nel quale la dignità dell’uomo precede ogni forma di appartenenza socio-culturale ed è garantita dalla presenza di quel Bambino nella storia a cui tende l’esistenza umana di tutti gli uomini e di tutte le donne di ogni tempo. La garanzia della dignità dell’uomo è fondata in Lui prima ancora che in una garanzia giuridico-istituzionale. Ciò è ancora più vero nel cambiamento d’epoca che non nell’epoca del cambiamento, nella quale era sufficiente una garanzia religiosa esplicitata nelle norme etico-morali. Oggi tutto ciò è insufficiente. È necessario un fondamento teologico che solo l’evento dell’incarnazione può offrire”.Cosa emerge dalle encicliche sociali di Francesco?
“Nelle due encicliche ‘Laudato sì’ e ‘Fratelli tutti’ il Papa sollecita una nuova progettualità sociale. La società è da costruire e non solo da governare. Ma per costruire bisogna conoscere ed essere disponibili ad impegnarsi in essa e per essa. L’indifferenza è globalizzata perché la società è globalizzata. La tentazione dell’indifferenza sarà sempre presente nella storia. Ciò che deve preoccupare, ed è l’invito di papa Francesco, è il suo nascondimento nelle prassi storiche anti-realistiche che, pur partendo da esigenze legittime come ad esempio la giustizia sociale, non sono in grado di favorire la promozione e la partecipazione di tutti. Sono le grandi illusioni delle grandi narrazioni ideologiche del ‘900 che oggi rivelano le loro ambiguità. Nelle due encicliche, ‘Laudato sì’ e ‘Fratelli tutti’, il Papa ci ricorda che siamo di fronte non a una semplice preoccupazione etico-morale, ma ad una nuova richiesta storica: quale società costruire? Due le strade”.Cioè?
“La strada del realismo storico e quella dell’anti-realismo. Oggi sono in campo progetti animati dall’anti-realismo, mentre sono completamente assenti quelli animati dal realismo storico. Solo questi ultimi potranno evitare la globalizzazione dell’indifferenza. È difficile identificare in una classe chi sono gli ‘scartati’, men che meno utilizzare la loro classificazione per motivi etico-morali. Oggi non è più possibile. Non deve essere possibile. Per Papa Francesco gli scartati sono dovunque non si costruisce una comunità nella quale ogni uomo e ogni donna sono promossi per quello che sono e non per quello che fanno”. Può farci un esempio?
“A cominciare dalla famiglia, che dovrebbe essere la comunità della gratuità e dell’amore incondizionato. Purtroppo anche nella famiglia talvolta prevale la legge del ‘ti amo se tu mi ami’. Parte da questa esperienza il cammino dello scarto. Nell’enciclica ‘Fratelli tutti ‘papa Francesco ci aiuta a superare una visione etico-morale dello scarto per entrare decisamente nella cultura della costruzione attraverso l’allargamento degli orizzonti della carità, ben definiti a partire dalla parabola del buon samaritano. Nel cambiamento d’epoca bisogna costruire e per costruire è necessario che accanto alla carità samaritana si sviluppino la carità intellettuale e la carità politica (FT 186 e 204)”.A cosa si riferisce?
“Separare le tre forme, o addirittura contrapporle, significa promuovere la cultura dello scarto e la classificazione di coloro che sono in difficoltà. I battezzati devono essere esperti nel costruire; il loro primo dovere, infatti, è costruire la Chiesa e in questo impegno scopriranno la loro vocazione ad essere costruttori della società. È la vera svolta per il Cristianesimo! Il messaggio di papa Francesco per la LIV Giornata Mondiale per la Pace è davvero un dono profetico. Richiamando la cultura della cura, il Papa- in questo contesto storico della pandemia- si fa carico di orientare la cultura medica verso un orizzonte finora travolto dalle prassi anti-realistiche: curare sempre; guarire se è possibile. Il messaggio del Papa è davvero progettuale non solo per la deontologica professionale sanitaria ma, direi soprattutto, per la ricerca scientifica e organizzazione sanitaria”.Perché?
“La stessa preoccupazione è per l’organizzazione sanitaria: è differente se è animata dalla cultura della cura o della guarigione. La prima garantisce la pari dignità di ogni persona; la seconda classifica la dignità della vita, se è degna o no. Ma facendo così cresce la cultura dello scarto che papa Francesco ci invita a superare”.