Il Venerdì Santo è il giorno in cui si celebra la crocifissione e morte di Gesù. La Croce come ponte tra terra e cielo. Oggi è il secondo giorno del Triduo Pasquale. In questo giorno non si celebra l’Eucaristia. La Chiesa celebra solamente l’Azione liturgica della Passione del Signore, composta dalla Liturgia della Parola, dall’Adorazione della croce e dai Riti di Comunione. Nella tradizione ambrosiana, il Venerdì Santo, così come tutti i venerdì di Quaresima, è giorno aliturgico. Cioé non si celebra la Messa e non viene distribuita l’Eucaristia. Stasera in ogni Parrocchia si effettua la Via Crucis. Il Papa dal 1965 la effettua nella suggestiva cornice del Colosseo. “Il Venerdì Santo le campane non suonano“, evidenzia Famiglia Cristiana. Nel Rito Romano le campane suonano per l’ultima volta la sera del Giovedì Santo. E precisamente al canto del Gloria della Messa nella Cena del Signore. Per poi tornare a suonare durante la Veglia Pasquale, sempre al canto del Gloria, come segno dell’annuncio della Risurrezione del Signore. Nel rito ambrosiano, invece, le campane suonano sino all’annuncio della morte del Signore, cioè fino alle ore 15 del Venerdì Santo. Dopodiché tacciono fino alla Veglia Pasquale.
Senso autentico del Venerdì Santo
In un mondo che troppe volte è duro con il peccatore e molle con il peccato, il senso autentico del Venerdì Santo insegna a coltivare un forte senso della giustizia. Del ricercare e mettere in pratica la volontà di Dio. Secondo papa Francesco, dentro una cultura dell’indifferenza, che finisce non di rado per essere spietata, lo stile di vita deve essere colmo di pietà. Di empatia, di compassione, di misericordia. Attinte ogni giorno dal pozzo della preghiera. Una visione conciliare e profetica, fatta di misericordia e di tenerezza. Evocata da Francesco anche in un tweet sul suo account @Pontifex. Dio è innamorato degli esseri umani. Si fa piccolo per aiutarli a rispondere al suo amore. Il Pontefice entra costantemente nelle tante tragedie che oggi segnano il mondo. Nelle violenze terroristiche perpetrate in nome delle religioni. Nei conflitti della terza
guerra mondiale combattuta a pezzi. Con l’appello alla pace e alla riconciliazione. Il Venerdì Santo è il culmine della battaglia papale contro l’indifferenza. Un riconoscimento dell’intrinseco legame che accomuna tutti i popoli della terra. Rendendo, come indicato nell’enciclica Laudato si’, l’unità superiore al conflitto. Così come l’indifferenza verso il prossimo e verso il Creato rappresentano due aspetti della medesima realtà. Così l’ autentica attenzione alla famiglia umana non può scindersi dalla sollecitudine verso la casa comune e il suo stato di salute.
Il prezzo per i più deboli
I più deboli pagano la cultura del consumismo edonistico. Il professor Riccardo Burigana, docente di storia dell’ecumenismo, dirige il Centro Studi Italiano per l’Ecumenismo
San Bernardino di Venezia. E collega al Concilio l’attuale stagione ecclesiale. La Chiesa è chiamata a uscire “verso le periferie”, non solo quelle geografiche. Ma anche quelle esistenziali che acquistano molteplici volti. Economici, culturali, razziali, religiosi. Perché sono esse le più bisognose di cura e attenzione. Una chiamata, quindi, all’insegna della parabola degli invitati a lavorare nella vigna: “Incominciando dagli ultimi” (Mt 20,8). E’ l’opzione per i poveri e le vittime della cultura dello scarto. I “crocifissi” di ogni epoca. Effigiati nella “via crucis” universale. Come nel famoso Patto delle catacombe firmato da una quarantina di vescovi il 16 novembre 1965. Pochi giorni prima della chiusura del Vaticano II, i presuli si impegnavano, nell’ambito di una opzione per una Chiesa povera. Con l’obiettivo di mettere i poveri al centro del loro ministero pastorale. La costituzione pastorale “Gaudium et Spes”, in apertura del documento, dichiarava: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto. E di tutti coloro che soffrono. Sono queste le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo“.
Opzione per i poveri
La celebrazione del Venerdì Santo secondo Francesco è chiaramente ispirato a un modello di Chiesa povera. Come il suo mettersi dalla parte dei poveri, degli esclusi e degli ultimi nella sua azione pastorale da arcivescovo di Buenos Aires. Divenuto papa, come emerge dalle meditazioni della Via Crucis al Colosseo, non solo ha mantenuto tale opzione, ma l’ha rilanciata con insistenza a tutta la Chiesa. Nella prima udienza dopo la sua elezione, nell’incontro con oltre 5000 operatori dell’informazione, lasciò sfuggire quasi come un sospiro queste parole: “Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!”. E all’attuazione di questo anelito ha dedicato e continua a dedicare i suoi instancabili sforzi, malgrado le opposizioni incontrate in certi ambiti. A cominciare dalle sue decisioni riguardanti lo stile di vita, concretizzate nel modo di presentarsi sul balcone di San Pietro il giorno della sua elezione, nell’opzione di continuare ad alloggiare nella Casa Santa Marta e non nel palazzo papale. Nell’uso della modesta utilitaria per i suoi spostamenti nella sua diocesi, nella rinuncia ad andare a riposare durante i mesi estivi nel Palazzo papale di Castel Gandolfo. E in tante altre opzioni che suscitano grande entusiasmo nella gente semplice.
Significato reale
I testi della Via Crucis che oggi sarà guidata da Papa Francesco al Colosseo saranno pronti e disponibili soltanto nella giornata odierna, e non prima. È la prima volta che accade. Neanche nelle librerie, a cominciare da quelle intorno a San Pietro, si trovano in vendita i libretti appositi, gli stessi che poi vengono distribuiti ai partecipanti al rito più della Settimana Santa più sentito dai fedeli. Di solito, ricorda il Sir, vengono comunicati ai giornalisti con largo anticipo i nomi di chi è incaricato dal Papa di scrivere i testi delle meditazioni. E con un congruo anticipo anche quelli dei gruppi o categorie di persone incaricate di portare la Croce durante il percorso.
Novità
L’unica cosa certa, finora, è che Papa Francesco – come avviene abitualmente, ed è avvenuto anche l’anno scorso – seguirà la Via Crucis, oggi alle 21.15, dall’apposita terrazza sul Palatino. E che il tragitto si snoderà intorno al Colosseo con le soste di preghiera, lettura dei testi e meditazioni lungo le 14 stazioni. Un anno fa, erano state Irina, infermiera ucraina, e Albina, specializzanda russa, a portare insieme la croce nella XIII stazione della Via Crucis al Colosseo. Quella che ricorda la morte di Gesù sulla croce. Un gesto simbolico voluto dal Pontefice a favore della pace, che però aveva scatenato polemiche. Tanto che alcuni media cattolici ucraini avevano deciso di non trasmettere la via Crucis in segno di protesta contro tale decisione. Ad oltre un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, il tema della pace resta purtroppo ancora un tema di attualità. Visto che nonostante i ripetuti e instancabili appelli di Jorge Mario Bergoglio per la fine delle ostilità non si spegne ancora il fragore delle armi.