“Ringrazio le donne che hanno osato, per impeto, per ragione per amore, come Cristina [Trivulzio di Belgioioso], “elegante organizzatrice di salotti e barricate”, Rosalie dei Mille [Montmasson] , “testarda al punto da partire con i Mille che fecero l’Italia”, come Alfonsina [Strada] “pedalò forte contro il vento del pregiudizio”. E poi: Maria [Montessori], Grazia [Deledda], Tina [Anselmi], Nilde [Jotti], Rita [Levi Montalcini], Oriana [Fallaci], Ilaria [Alpi], Mariagrazia [Cutoli], Fiabiola [Giannotti], Marta [Cartabia], Elisabetta [Casellati], Samantha [Cristoforeti], Chiara [Corbella Petrillo]. Grazie per aver dimostrato il valore delle italiane, come spero di riuscire a fare anche io”.
Così la premier Giorgia Meloni nel suo discorso programmatico davanti ai deputati di Montecitorio per la fiducia della Camera al Governo.
Nei ringraziamenti, Meloni – “prima donna a capo del governo di questa nazione” e perciò di diritto nella lista delle Grandi d’Italia – ha parlato dell’importanza del suo nuovo ruolo e ha elencato i sedici nomi (senza i cognomi) di diverse donne che hanno combattuto per ottenere la parità di genere e da lei ritenute importanti per il suo percorso personale. Vediamole insieme una per una, nell’ordine da lei pronunciato.
Le 16 donne della Meloni
“Delle libertà politiche e civili – scriveva in un suo saggio del 1868 – gli italiani avevano sperimentato soltanto la speranza. Soltanto il diritto di parlarne era stato fin qui garantito, per cui quando i dominatori austriaci e borbonici proscrissero la parola magica e si rivelarono per quei tiranni incurabili che sono, furono e sempre saranno, gli italiani sentirono, forse per la prima volta, il peso intollerabile delle catene, le maledirono e si prepararono ai sacrifici più nobili pur di spezzarle”.
ROSALIE MONTMASSON – patriota
Rose Montmasson, detta Rosalie (Saint-Jorioz, 12 gennaio 1823 – Roma, 10 novembre 1904), è stata una patriota italiana. Nativa della Savoia, allora parte del Regno di Sardegna, fu moglie di Francesco Crispi ed è celebre quale unica partecipante femminile alla spedizione dei Mille.
Durante la spedizione dei Mille si occupò prevalentemente della cura dei feriti, già dalla battaglia di Calatafimi operò tra i combattenti per portare in salvo i colpiti e, nell’occasione, imbracciò il fucile. Prestò il suo servizio nelle ambulanze di Vita, Salemi e Alcamo, dove i siciliani la ribattezzarono Rosalia, nome che contrassegnò tutta la sua esistenza, tanto da essere trasposto come vero anche sulla sua lapide.
Dopo che dei giudici accertarono l’irregolarità formale del matrimonio con Crispi, rimase sola a Roma sopravvivendo con la pensione assegnata ai Mille. Morì in povertà, tanto che la sua salma venne tumulata in un semplice loculo, concesso gratuitamente dal comune nel cimitero del Verano, ove ancora riposa.
Il Comune di Marsala, città dello storico sbarco dei Mille dell’11 maggio 1860, il 10 maggio 2022 le ha intitolato una strada del centro storico.
ALFONSINA STRADA – sportiva
Alfonsa Rosa Maria Morini, nota con il nome da coniugata come Alfonsina Strada (Castelfranco Emilia, 16 marzo 1891 – Milano, 13 settembre 1959) è stata una ciclista su strada italiana, prima donna a competere in gare maschili come il Giro di Lombardia e il Giro d’Italia.
Alfonsa era la seconda dei dieci tra figlie e figli di Carlo Morini e di Virginia Marchesini, coppia di braccianti analfabeti che lavoravano nelle campagne emiliane. La prima bicicletta entrò in casa nel 1901 e fu subito amore. A 14 anni vinse le sue prime gare di nascosto dai genitori ai quali mentiva dicendo di recarsi a Messa.
Nel 1907, sedicenne, andò a gareggiare a Torino guadagnandosi il titolo di “miglior ciclista italiana”. E’ ritenuta tra le pioniere della parificazione tra sport maschile e femminile. Infatti, nel 1917, prese parte al Giro di Lombardia: era la prima volta che l’emiliana partecipava a una corsa su strada sfidando atleti di sesso maschile. Arrivò ultima, ma tra i pochi che tagliarono il traguardo completando il duro percorso.
Nel 1924 partecipò, non senza critiche da più parti e sollevando indignazione in molto, al Giro d’Italia.
“Vi farò vedere io se le donne non sanno stare in bicicletta come gli uomini”, disse. E così fu. Dei novanta ciclisti partiti da Milano all’inizio del Giro, solo in trenta completarono la corsa. Fra essi, anche Alfonsina Morini Strada.
MARIA MONTESSORI – pedagogista
Maria Tecla Artemisia Montessori, nota come Maria Montessori (Chiaravalle, 31 agosto 1870 – Noordwijk, 6 maggio 1952) è stata un’educatrice, pedagogista, filosofa, medico, neuropsichiatra infantile e scienziata italiana, internazionalmente nota per il metodo educativo che prende il suo nome, adottato in migliaia di scuole dell’infanzia, elementari, medie e superiori in tutto il mondo. Fu inoltre tra le prime donne a laurearsi in medicina in Italia.
Entrata nella Facoltà di medicina sostenuta da Papa Leone XIII, Maria dovette seguire norme rigide per riuscire a far parte di una comunità scientifica composta prevalentemente da uomini dato che, nel campo della medicina, erano ancora molti i pregiudizi nei confronti del genere femminile. Nel 1896 divenne la terza donna italiana a laurearsi in medicina, con la specializzazione in neuropsichiatria.
A lei si deve il famoso metodo Montessori, un sistema educativo da lei sviluppato oggi praticato in circa 60.000 scuole in tutto il mondo (con maggiore concentrazione negli Stati Uniti, in Germania, nei Paesi Bassi e nel Regno Unito), al servizio dei bambini e ragazzi compresi nella fascia di età dalla nascita fino a diciotto anni.
La pedagogia montessoriana si basa sull’indipendenza, sulla libertà di scelta del proprio percorso educativo (entro limiti codificati) e sul rispetto per il naturale sviluppo fisico, psicologico e sociale del bambino. L’educazione per Montessori deve partire da visioni d’insieme quanto più globali o “cosmiche”, per arrivare gradatamente allo studio dei particolari.
“È necessario che l’insegnante guidi il bambino, senza lasciargli sentire troppo la sua presenza, così che possa sempre essere pronto a fornire l’aiuto desiderato, ma senza mai essere l’ostacolo tra il bambino e la sua esperienza”.
Maria Montessori morì il 6 maggio 1952 a Noordwijk, nei PAesi Bassi dove aveva aperto una scuola. Sulla sua tomba si legge, in lingua italiana: “Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo”.
GRAZIA DELEDDA – scrittrice e Premio Nobel
Grazia Maria Cosima Damiana Deledda, nota semplicemente come Grazia Deledda (Nuoro, 28 settembre 1871 – Roma, 15 agosto 1936), è stata una scrittrice italiana vincitrice del Premio Nobel per la letteratura 1926 “per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano”.
È ricordata come la seconda donna, dopo la svedese Selma Lagerlöf, a ricevere questo riconoscimento, e la prima italiana. Un tumore al seno di cui soffriva da tempo la portò alla morte nel 1936, quasi dieci anni dopo la vittoria del premio. I suoi temi principali furono l’etica patriarcale del mondo sardo e le sue atmosfere fatte di affetti intensi e selvaggi.
“Siamo proprio come le canne al vento, donna Ester mia. Ecco perché! Siamo canne, e la sorte è il vento”.
Dopo un rastrellamento dei tedeschi durante la seconda guerra mondiale, Tina decise di prendere parte attivamente alla Resistenza. Con il nome di battaglia di “Gabriella” (ispirato all’arcangelo Gabriele) divenne una staffetta partigiana.
Nel secondo dopo guerra, entrò in politica dopo anni nei sindacati. Dal 1958 al 1964 fu incaricata nazionale dei giovani nella Democrazia Cristiana. Profondamente credente, Tina Anselmi improntò tuttavia la sua attività politica sul principio della laicità.
Per tre volte sottosegretaria al ministero del lavoro e della previdenza sociale, dal 29 luglio 1976 fu ministro del lavoro e della previdenza sociale nel governo Andreotti III: un fatto storico, perché l’Anselmi divenne la prima donna ministro in Italia.
Firmataria della legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, fu considerata come una “madre della Repubblica” e la sua candidatura fu proposta più volte durante le elezioni per il Capo dello Stato, prima nel ’92 e poi nel 2006.
Nel 2009 ricevette il “Premio Articolo 3” per il 2008 come “riconoscimento all’attività svolta durante tutta una vita spesa – anche a rischio della medesima – al servizio della libertà e dei valori di uguaglianza sanciti proprio dall’articolo 3 della nostra Carta Costituzionale. Questo ricordando in particolare l’attività dell’onorevole Anselmi come giovanissima staffetta partigiana, di sindacalista, di madre della legge sulle pari opportunità, di ministro, di principale autrice della riforma che introdusse il Servizio sanitario nazionale e di guida esemplare della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia P2”.
LEONILDE (detta NILDE) IOTTI – politica
Nilde Iotti, all’anagrafe Leonilde Iotti (Reggio Emilia, 10 aprile 1920 – Poli, 4 dicembre 1999), è stata una politica italiana. Fu la prima donna nella storia dell’Italia repubblicana a ricoprire la terza carica dello Stato, la presidenza della Camera dei deputati, incarico che detenne dal 20 giugno 1979 al 22 aprile 1992, diventando la presidente della Camera rimasta in carica più a lungo in assoluto nella storia della Repubblica Italiana, per ben 12 anni e 307 giorni.
Figlia di un ferroviere e sindacalista socialista, Egidio, licenziato a causa del suo impegno politico, visse gli anni dell’adolescenza in un contesto di forti difficoltà economiche. A seguito della situazione in cui era precipitata l’Italia dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 prese forma il suo interesse verso la politica, iscrivendosi al PCI e partecipando alla Resistenza.
Nel giugno del 1946 venne candidata ed eletta membro dell’Assemblea Costituente, nella quale fece parte della Commissione dei 75, incaricata della stesura della Costituzione. Negli anni successivi il suo impegno principale risultò essere la riforma delle norme civili, quali l’introduzione del divorzio nell’ordinamento giuridico.
Il 20 giugno 1979 Nilde Iotti venne eletta al primo scrutinio con 433 voti favorevoli su 615 votanti. Presidente della Camera dei Deputati, prima donna a ricoprire tale ruolo. Il suo discorso di insediamento pose al centro la figura della donna nella società, l’imparzialità politica e le misure necessarie per combattere il terrorismo.
“Io stessa – non ve lo nascondo – vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione“.
RITA LEVI MONTALCINI – medico e Premio Nobel
Rita Levi-Montalcini (Torino, 22 aprile 1909 – Roma, 30 dicembre 2012) è stata una neurologa e accademica italiana.
Negli anni cinquanta, con le sue ricerche, scoprì e illustrò il fattore di accrescimento della fibra nervosa (nella fattispecie della struttura assonale), noto come NGF, e per tale scoperta è stata insignita nel 1986 del Premio Nobel per la medicina. “La scoperta del NGF all’inizio degli anni ’50 è un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos. In precedenza i neurobiologi non avevano idea di quali processi intervenissero nella corretta innervazione degli organi e tessuti dell’organismo”, si legge nella motivazione.
Insignita anche di altri premi, è stata la prima donna ad essere ammessa alla Pontificia accademia delle scienze. Il 1º agosto 2001 è stata nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi “per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale”. È stata socia nazionale dell’Accademia dei Lincei per la classe delle scienze fisiche e socia-fondatrice della Fondazione Idis-Città della Scienza. Fu esempio per tanti giovani che lei amava e seguiva.
“La differenza tra uomo e donna è epigenetica, ambientale. Il capitale cerebrale è lo stesso: in un caso è stato storicamente represso, nell’altro incoraggiato. Così pure tra popoli. È sempre un dato culturale”.
ORIANA FALLACI – giornalista e scrittrice
Oriana Fallaci (Firenze, 29 giugno 1929 – Firenze, 15 settembre 2006) è stata una giornalista, scrittrice e attivista italiana.
Partecipò giovanissima alla Resistenza italiana e fu la prima donna italiana ad andare al fronte in qualità di inviata speciale. Fu una grande sostenitrice della rinascita culturale ellenica. Durante gli ultimi anni di vita fecero discutere le sue dure prese di posizione contro l’Islam, in seguito agli attentati dell’11 settembre 2001 a New York, città dove viveva. Come scrittrice, con i suoi dodici libri ha venduto circa venti milioni di copie in tutto il mondo.
“Quando in nome della pace si cede alla prepotenza, alla violenza, alla tirannia, quando in nome della pace ci si rassegna alla paura, si rinuncia alla dignità e alla libertà, la pace non è più pace. È suicidio”.
Oriana Fallaci si dichiarò sempre atea e ammiratrice dell’illuminismo, ma negli ultimi anni della sua vita si avvicinò alla Chiesa cattolica, tramite l’amicizia personale con Rino Fisichella e il cardinale Joseph Ratzinger, il futuro papa Benedetto XVI. Dichiarandosi poi “atea-cristiana”.
Oriana Fallaci morì a Firenze il 15 settembre 2006 a 77 anni, dopo un peggioramento delle sue condizioni di salute, dovuto al cancro ai polmoni che da anni l’aveva colpita. Poche settimane prima aveva lasciato la dimora di Manhattan, essendo suo preciso desiderio trascorrere l’ultimo scorcio di vita nella città in cui era nata: “Voglio morire nella torre dei Mannelli guardando l’Arno dal Ponte Vecchio. Era il quartier generale dei partigiani che comandava mio padre, il gruppo di Giustizia e Libertà. Azionisti, liberali e socialisti. Ci andavo da bambina, con il nome di battaglia di Emilia. Portavo le bombe a mano ai grandi. Le nascondevo nei cesti di insalata”.
ILARIA ALPI – giornalista
Ilaria Alpi (Roma, 24 maggio 1961 – Mogadiscio, 20 marzo 1994) è stata una giornalista e fotoreporter italiana, assassinata a Mogadiscio, dove lavorava come inviata per il TG3, insieme al suo cineoperatore Miran Hrovatin.
Ilaria Alpi giunse per la prima volta in Somalia nel dicembre 1992 per seguire, come inviata del TG3, la missione di pace Restore Hope, coordinata e promossa dalle Nazioni Unite per porre fine alla guerra civile s. Alpi e Hrovatin furono uccisi in prossimità dell’ambasciata italiana a Mogadiscio, a pochi metri dall’hotel Hamana, nel quartiere Shibis; coppiata nel 1991, dopo la caduta di Siad Barre.
Le inchieste della giornalista si soffermarono su un possibile traffico di armi e di rifiuti tossici che avrebbero visto, tra l’altro, la complicità dei servizi segreti italiani e di alte istituzioni italiane. Alpi avrebbe infatti scoperto un traffico internazionale di rifiuti tossici prodotti nei paesi industrializzati e dislocati in alcuni Paesi africani in cambio di tangenti e di armi scambiate con i gruppi politici locali. Alpi e Hrovatin furono uccisi in prossimità dell’ambasciata italiana a Mogadiscio, a pochi metri dall’hotel Hamana: un commando armato sparò mentre erano in auto.
“Sono scesi dalla Land Rover blu, hanno aperto lo sportello del ‘ pick-up’ e senza dire una parola hanno sparato con i Kalashnikov su Ilaria Alpi e sul suo operatore Miran Hrovatin del Tg3. Entrambi si trovavano da circa dieci giorni a Mogadiscio per seguire le ultime fasi del ritiro del contingente italiano dalla Somalia. Un assassinio a sangue freddo. Premeditato e senza motivo. Non hanno toccato nulla, non hanno rubato nulla. Sono risaliti in fretta sulla loro Rover dileguandosi prima che qualcuno potesse o volesse reagire”, scriveva Repubblica.
La madre Luciana Riccardi Alpi (1933 – 2018) intraprese, fin dal primo processo, una battaglia per cercare la verità e far cadere ogni sorta di depistaggio sull’omicidio della figlia e del cameramen. Ma i motivi del duplice omicidio non sono mai stati chiariti.
MARIA GRAZIA CUTULI – giornalista
Maria Grazia Cutuli (Catania, 26 ottobre 1962 – Sarobi, 19 novembre 2001) è stata una giornalista italiana, assassinata in Afghanistan.
Si laureò con lode in filosofia all’Università degli Studi di Catania. Dopo un esordio come collaboratrice del quotidiano La Sicilia si trasferì a Milano, dove lavorò per Epoca: diventò così una giornalista professionista, prima di iniziare una collaborazione con l’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati. Qui maturò un’esperienza nel campo della politica estera, la vera passione della giornalista catanese, che a metà degli anni novanta passò al Corriere della Sera. La svolta per la sua carriera arrivò il 13 settembre 2001, quando – dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 di New York – venne inviata in Afghanistan.
Il 19 novembre 2001, mentre si trovava nei pressi di Sarobi, sulla strada che da Jalalabad porta a Kabul, a circa 40 chilometri dalla capitale afghana, fu assassinata insieme a tre colleghi della stampa estera. Lo stesso giorno, il Corriere della Sera pubblicò il suo ultimo articolo: il pezzo riguardava la scoperta di un deposito di gas nervino nella base di Osama bin Laden.
“Un gas nervino, un’arma chimica capace di uccidere al solo contatto con la pelle. È stata trovata dal Corriere della Sera e dal Mundo dentro uno dei più grandi campi di Osama Bin Laden in Afghanistan, una base abbandonata dopo la frettolosa ritirata dei talebani da Jalalabad. Una scatola intera, forse dimenticata durante la fuga. Oppure lasciata apposta, come segno di avvertimento ai futuri profanatori”. Fu il suo ultimo pezzo.
Le indagini svolte a seguito della morte della giornalista portarono l’Afghanistan, nell’autunno 2004, a condannare il ventinovenne Reza Khan alla pena capitale per l’omicidio della Cutoli.
“Il bosone di Higgs è una particella molto speciale che non appartiene alle due classi in cui si suddividono le altre particelle: quelle di materia, […] che sono i costituenti fondamentali dell’atomo, e quelle di interazione, che trasmettono l’Interazione elettromagnetica, quella debole e quella forte. Il bosone di Higgs è diverso perché ha il compito di dare massa a tutte le altre particelle e, se così non fosse, il nostro universo non esisterebbe e ovviamente non esisteremmo neppure noi”.
MARTA CARTABIA – giurista
Marta Maria Carla Cartabia (San Giorgio su Legnano, 14 maggio 1963) è una giurista italiana. Dal 13 settembre 2011 al 13 settembre 2020 è stata giudice della Corte costituzionale, della quale dall’11 dicembre 2019 è stata anche Presidente, diventando la prima donna a ricoprire la carica. È stata ministro della giustizia nel governo Draghi (2021-2022).
È cattolica e considerata vicina al movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione (CL) sin dall’epoca degli studi universitari. Il suo contributo nell’ambito della libertà religiosa, che emerge anche dalle sue pubblicazioni accademiche, si caratterizza per la difesa della laicità positiva dello Stato, ossia il diritto alla esposizione di simboli religiosi in spazi pubblici.
In una intervista con Giovanni Bianconi, pubblicata sul Corriere della Sera il 16 ottobre 2020, ha dichiarato il proprio favore all’introduzione dell'”opinione dissenziente” – che nel linguaggio giuridico, dissenso espresso da uno o più giudici della Corte Costituzionale nei confronti della deliberazione formulata dalla maggioranza dei suoi membri – “purché usata con responsabilità e cautela, solo in casi estremi”.
MARIA ELISABETTA CASELLATI – politica
Maria Elisabetta Alberti, coniugata Casellati (Rovigo, 12 agosto 1946), è una politica italiana, dal 24 marzo 2018 al 12 ottobre 2022 presidente del Senato della Repubblica nella XVIII legislatura. E’ stata la prima donna Presidente del Senato.
Ha aderito a Forza Italia sin dalla fondazione ed è stata eletta al Senato della Repubblica nella XII legislatura e nuovamente dalla XIV legislatura alla XVIII. Ha inoltre ricoperto per due volte la carica di sottosegretaria di Stato, ed è stata membro del Consiglio Superiore della Magistratura. Dal 22 ottobre 2022 è ministro per le riforme istituzionali nel Governo Meloni.
La Casellati si è definita una cattolica e conservatrice, si è espressa contraria alla fecondazione eterologa, ha firmato una proposta di legge per abolire la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza e ha affermato che il via libera alla pillola abortiva Ru486 “è un gravissimo errore, che strizza l’occhio alla cultura della morte”.
SAMANTHA CRISTOFORETTI – astronauta
Samantha Cristoforetti (Milano, 26 aprile 1977) è un’astronauta e aviatrice italiana, prima donna italiana negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea e prima donna europea comandante della Stazione spaziale internazionale (ISS).
Nata a Milano nel 1977, è originaria di Malé (Trento), la città in cui cresce. Consegue la laurea magistrale in ingegneria meccanica all’Università tecnica di Monaco di Baviera, in Germania nel 2001.
Nel 2001 inizia la sua carriera di pilota militare venendo ammessa all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli.
Nell’ottobre 2004 consegue la laurea triennale in Scienze Aeronautiche presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Federico II di Napoli con 110/110 e lode.
Nel maggio 2009 è stata selezionata dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e, dopo 5 anni, è diventata la prima astronauta di nazionalità italiana a effettuare un volo spaziale. L’11 giugno 2015 dopo 199 giorni e qualche ora sulla Stazione Spaziale Internazionale è avvenuto il rientro sulla Terra, in Kazakistan, alle 15:44 ora italiana.
Nel settembre 2015 è stata nominata ambasciatrice UNICEF durante un evento organizzato dall’Aeronautica Militare. Il 14 settembre 2022, l’ESA ha comunicato che avrebbe presto ricoperto il ruolo di comandante della Stazione Spaziale Internazionale. Il passaggio di consegne da Oleg Artem’ev è avvenuto il 28 settembre seguente.
“La Stazione spaziale è un esempio davvero luminoso di come le differenze internazionali passino assolutamente in secondo piano quando si ha un obiettivo grande, una passione comune”.
CHIARA CORBELLA PETRILLO – Serva di Dio
Chiara Corbella coniugata Petrillo (Roma, 9 gennaio 1984 – Pian della Carlotta, 13 giugno 2012) è stata una laica e madre di famiglia italiana, proclamata serva di Dio dalla chiesa cattolica nel 2018.
Chiara Corbella riceve in famiglia un’educazione cattolica e con la madre inizia a frequentare una comunità del Rinnovamento nello Spirito.
Il 21 settembre 2008 si sposa ad Assisi con Enrico Petrillo. Al ritorno dal viaggio di nozze Chiara scopre di essere incinta, ma l’ecografia della bambina rivela un’anencefalia. I coniugi decidono che la gravidanza debba proseguire: il 10 giugno 2009 nasce Maria Grazia Letizia, che sopravvive al parto solo mezz’ora.
Dopo pochi mesi Chiara ha una nuova gravidanza ma il bambino, cui viene dato il nome di Davide Giovanni, presenta gravi malformazioni ed è privo degli arti inferiori. La gravidanza viene comunque portata a termine; il piccolo muore il 24 giugno 2010, poco dopo la nascita.
Dopo essersi sottoposta insieme al marito a esami genetici, che escludono un collegamento fra le patologie di Maria Grazia Letizia e Davide Giovanni, Chiara ha una nuova gravidanza, ma al quinto mese le viene diagnosticato un carcinoma alla lingua, e viene sottoposta a un primo intervento il 16 marzo 2011. Per la seconda parte dell’intervento è necessario attendere la nascita del bambino, ma nel frattempo Chiara non si sottopone ad alcuna terapia per non danneggiare il feto.
Il 30 maggio 2011 nasce Francesco, completamente sano, e il 3 giugno successivo la madre affronta la seconda parte dell’intervento e inizia chemioterapia e radioterapia, ma ormai il tumore si è diffuso nell’organismo: Chiara muore il 13 giugno 2012.
La giovane lascia una preziosa testimonianza di fede, come il cardinale Agostino Vallini sottolinea al funerale, celebrato a Roma il 16 giugno 2012 nella parrocchia di Santa Francesca Romana. Chiara è sepolta nel cimitero del Verano a Roma, nella stessa tomba dove riposano i suoi altri due bambini. Il 2 luglio 2018 la Diocesi di Roma ha pubblicato l’Editto in cui si annuncia l’apertura della causa di beatificazione e canonizzazione di Chiara Corbella, che pertanto è diventata Serva di Dio. Il 21 settembre 2018 si è aperta ufficialmente la causa di beatificazione.
“L’amore per Chiara mi faceva vedere il suo cuore particolare, unico, e avevo l’intuizione, soprattutto nei suoi ultimi mesi di vita, che fosse santa. Però un’intuizione è un’intuizione; un’altra cosa poi è quando vedi l’editto scritto: “Chiara, Serva di Dio'”, raccontò di lei il marito in un’intervista a Vatican News.