La scure del caro tariffe incombe sulle vacanze degli italiani. Federico Cavallo è il responsabile delle relazioni esterne di Altroconsumo. Associazione per la tutela e difesa dei consumatori. “Nel suo insieme il ddl concorrenza è una misura fondamentale per il rilancio e l’innovazione– sottolinea Federico Cavallo-. Ma, riguardo alle concessioni balneari, le misure per i consumatori rischiano di rimanere sul bagnasciuga“. E aggiunge: “l’articolo 2 del provvedimento mette al centro la varietà e qualità dei servizi ai consumatori. Premiando l’attenzione all’ambiente. Alla disabilità. All’inclusione. però ci sono forti rischi nella formula uscita dall’accordo tra le forze politiche sui contenziosi. Con un testo vago che offre, di fatto, una scappatoia. In grado di sospendere la liberalizzazione almeno per un altro anno”.
Aspettative negative
Le aspettative degli italiani riguardo i risultati della riforma sono piuttosto negative. Più della metà (il 52%) pensa che le tariffe degli stabilimenti aumenteranno. Solo il 4% che diminuiranno. Allo stesso tempo i cittadini non prevedono un miglioramento della qualità dei servizi offerti. Secondo la maggioranza (65%), questi rimarranno sugli standard attuali. Per quanto riguarda il ricambio dei gestori, il 43% degli italiani ritiene che verrà stimolato un maggiore rinnovamento. Ma una quota simile (il 36%) non prevede particolari cambiamenti.
Riforma mancata
Prosegue Cavallo: “La concorrenza è fondamentale in questo settore. Sia per portare il miglioramento dei servizi. Sia per affrontare il tema dei prezzi. Ma ora serve una riforma vera per favorire, finalmente, un’offerta di servizi maggiormente variegata. E per dare alle persone più possibilità di scelta“. Un quadro diverso, secondo Cavallo, da quello attuale”. Dove, “a fronte di scarso o nessun miglioramento del servizio, i prezzi sono comunque in aumento”. A scapito dei diritti degli utenti dei servizi balneari.” Insomma vacanze 2022 tra inflazione e tariffe rialzate. La stagione estiva è alle porte. In piena crisi (effetto Covid e guerra in Ucraina) quest’anno più che mai gli italiani ponderano le loro scelte. Programmando con oculatezza le vacanze, che in molti passeranno sulle spiagge della penisola. Nel frattempo il Parlamento si occupa del ddl delega sulla concorrenza. Che ha nelle concessioni balneari uno dei punti cardine.
Il nodo delle concessioni
Altroconsumo ha indagato sui lidi balneari. Per guidare gli italiani nella scelta delle proprie mete estive. Analizzando al contempo la loro opinione intorno al tema delle concessioni. Che dovranno essere soggette a revisione entro la fine del 2023. A suscitare preoccupazione sono le tariffe applicate dai gestori degli stabilimenti. Con un marcato aumento dei prezzi rispetto all’anno scorso. L’obiettivo è capire che estate sarà dal punto di vista di un comparto chiave per l’Italia. Occorre, quindi, partire dalle abitudini di scelta. Individuando le preferenze di coloro che trascorrono le vacanze in località balneari italiane. E la propensione alla spesa. La riforma delle concessioni balneari non suscita particolari speranze. E ciò influenza le aspettative degli italiani su prezzi e qualità dei servizi. La maggioranza dei vacanzieri, comunque, preferisce spiagge a pagamento come meta per le proprie ferie estive.
La scelta per le vacanze
Il 28% di coloro che trascorrono le vacanze in località balneari della Penisola preferisce lo stabilimento balneare. L’11% predilige invece la spiaggia libera attrezzata a pagamento. Il 16% la spiaggia libera e gratuita con servizi (come bar, docce e wc). E il 19% la spiaggia libera e gratuita senza servizi. In totale, dunque, il 39% opta per spiagge a pagamento. Mentre il 35% preferisce frequentare spiagge gratuite. Il restante 26% decide di volta in volta dove andare. A seconda delle circostanze. Ossia località, periodo, lunghezza della vacanza. Chi sceglie lo stabilimento balneare o spiagge libere attrezzate a pagamento lo fa per l’equipaggiamento offerto (74%). Tra le principali motivazioni di scelta anche la sicurezza di avere il proprio posto (44%). I servizi di ristorazione della struttura (44%). E la possibilità di usare la doccia (43%). Chi frequenta spiagge gratuite, con o senza servizi, lo fa innanzitutto per risparmiare (68%). E per la libertà di scegliere dove andare di giorno in giorno (60%).
Aumenti fino al 18%
Ogni anno Altroconsumo verifica le tariffe praticate dagli stabilimenti balneari in alcune mete turistiche. Le località sono Lignano, Rimini, Senigallia, Viareggio, Palinuro. Alassio, Gallipoli, Alghero. Taormina e Giardini Naxos e Anzio. La località più cara è Alassio. Facendo una media delle prime quattro file di lettini, si spendono 323 euro. Contro i 129 di Senigallia, località meno cara. Seguono Gallipoli (282), Alghero (194) e Viareggio (184). Le località meno care sono, dopo Senigallia, Rimini (131), Lignano (142) e Anzio (159). Sono state inoltre messe a confronto le tariffe di quest’anno con quelle dello scorso anno. Prendendo a riferimento il costo medio, in spiaggia, delle prime quattro file. In tutte le località sono stati riscontrati aumenti. Complessivamente pari al 10%. Ma molto differenziati in relazione alla località. A Palinuro l’aumento è stato del 18%. L’anno scorso la spesa media era di 143 euro. Contro i 169 di quest’anno. Seguono Rimini, Alassio e Alghero. Rispettivamente con il 14%, 13% e 12%. Nelle altre località l’aumento si attesta tra il 5% di Lignano e il 7% di Taormina e Giardini Naxos.