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Gli Usa del 2021: scenari e risvolti dopo l’insediamento di Joe Biden

Intervista a Gianni Riotta, editorialista de La Stampa, giornalista dell’Huffington Post e direttore del Luiss Data Lab

Tutto il mondo è in trepidante attesa per l’insediamento del neopresidente eletto, Joe Biden. Molti sono gli interrogativi su come cambieranno gli scenari economico-politici. Ritornerà l’interesse degli Stati Uniti verso l’ambiente e l’ecosostenibilità? Per avere una visione chiara, In Terris ha intervistato Gianni Riotta, editorialista de La Stampa, giornalista dell’Huffington Post e direttore del Luiss Data Lab.

Trump non riesce ad arrendersi alla sconfitta. Si vocifera che, con il sostegno di alcuni deputati e senatori lealisti, sarebbe determinato a creare il caos in Congresso il 6 gennaio, giorno in cui verranno contati i voti dei grandi elettori. Cosa ne pensa?
“Fa parte di una campagna propagandistica dell’ex Presidente. Essendo la camera totalmente controllata dai democratici, la sua istanza non potrà mai passare. Si tratta di una manovra di retroguardia che il Presidente fa per mettere le mani sul futuro del partito repubblicano. Molta parte della base del partito repubblicano è con lui e quindi, spera di portarla dalla sua parte e di controllare, così, il partito repubblicano. Non tanti se ne accorgono in Italia, questa è una manovra di cortissimo respiro perché il partito repubblicano non ha scelto nella sua struttura Trump, lo ha subito nelle elezioni primarie del 2016. Poi, lo ha temuto perché gran parte della base è con lui, circa 1/3 della base dei repubblicani. Cosa hanno temuto? Hanno temuto che poi Trump potesse mettere un candidato contro alle primarie e rendere queste difficili ai deputati e ai senatori repubblicani. Se Trump avesse vinto avrebbe consolidato la sua presa sul partito repubblicano per molti anni a venire, ma purtroppo la politica come insegna il Machiavelli è spietata, quindi, ha perso e allora adesso i primi a fargliela pagare saranno i repubblicani. Mitch McConnell, leader della maggioranza al Senato, sa, come gli altri repubblicani, che questa è un’opportunità per liberarsi per sempre di Trump e non se la faranno sfuggire”.

La squadra rosa di Biden, da Kamala Harris allo staff della comunicazione, fa ben sperare in un futuro dove le donne riusciranno sempre più a ricoprire posti di potere, come ha detto la stessa Harris. Queste scelte di Biden sono state apprezzate dagli statunitensi?
“Gli statunitensi non esistono più. Esistono i repubblicani e i democratici: due tribù opposte e rivali. In molti tra i democratici hanno apprezzato le scelte di Biden, ma questo non significa che non le abbiano apprezzate i repubblicani. L’eccezionalità del fatto che Trump è il primo Presidente ad avere negato la vittoria dell’avversario, ci hanno fatto dimenticare tante cose. Una delle cose che ci ha fatto dimenticare è che è stata eletta per la prima volta una donna di colore Vicepresidente. Dalla fondazione del Paese – con l’indipendenza nel 1776 – al 2004, anno della rielezione di George Bush figlio, per oltre due secoli gli Stati Uniti hanno eletto solo maschi bianchi protestanti con l’eccezione di John Kennedy, e tanto era un’eccezione complessa che lo hanno ucciso. Dopo è stato eletto Obama, primo Presidente nero. 8 anni di strappo clamoroso: 2008-2016. Adesso c’è Kamala Harris, prima donna Vicepresidente di colore. Allora vedremo che maschi bianchi protestanti ce ne saranno sempre meno in prospettiva futura. Presto anche i repubblicani candideranno una donna, magari come Vicepresidente. I democratici avranno sempre più donne e rappresentanti di minoranze. L’America è cambiata. Quanti Primi Ministri di origine giamaicana ha avuto l’Inghilterra? Zero. Quanti Presidenti di origine algerina ha avuto la Francia? Zero. Quanti Cancellieri di origine turca ha avuto la Germania? Zero. Quanti Presidenti della Repubblica e Presidenti del Consiglio dei ministri di origine albanese ha avuto l’Italia? Zero. Quanti Presidenti della Repubblica donna e Presidenti del Consiglio dei ministri donna ha avuto l’Italia? Zero. Gli Europei parlano, ma di strada ancora ne devono fare”.

Biden si è vaccinato al Covid-19 in diretta Tv e ha chiesto agli americani di continuare a mantenere il distanziamento sociale e di indossare la mascherina. Come stanno vivendo questa situazione pandemica i repubblicani e i democratici? È cambiato il loro atteggiamento?
“I democratici sono molto preoccupati dalla pandemia, prendono precauzioni, “social distancing”, indossano la mascherina. La maggior parte dei repubblicani, soprattutto negli Stati repubblicani, continua a non usare il “social distancing” e la mascherina. Infatti, continuano ad essere sempre forti i tassi di contagio. Il Dott. Fauci, che è a capo dell’anti-Covid americano, grazie alla vittoria del Presidente eletto Joe Biden, ha detto che il peggio della pandemia deve ancora venire. Gli americani hanno vaccinato un milione di persone, ovvero una su trecento. Hanno molte più dosi del vaccino prenotate rispetto agli europei, perché le hanno prenotate in estate, mentre invece gli europei le hanno prenotate in tardo autunno. La popolazione americana sarà vaccinata molto prima di quella europea. La pandemia ha già fatto più di 300mila morti. Un paragone: i morti americani in combattimento durante la Seconda guerra mondiale sono stati 300mila, quelli non per cause di combattimento sono stati 400mila. Il Covid, quindi, è costato di più della Seconda guerra mondiale”.

I repubblicani e i democratici cosa si aspettano dal nuovo Presidente?
“I repubblicani si aspettano disastri, che rimetta la tassa sulla successione, che imponga più tasse. I più estremisti, i “trumpiani” si aspettano il socialismo in America che non c’è mai stato. I democratici si aspettano un po’ più di giustizia sociale perché nel Paese la diseguaglianza è salita enormemente. E, inoltre, la fine dei peggiori eccessi del “trumpismo”: il ritorno degli Stati Uniti nel protocollo sul clima di Parigi, la riapertura del negoziato con l’Iran contro il nucleare iraniano, il ritorno degli Stati Uniti nell’ Organizzazione Mondiale della Sanità, la riapertura di rapporti normali con gli alleati, cioè Europa, Giappone e Australia, nonché un confronto più forte con la Russia con cui Trump si era arreso”.

Di recente, infatti, il Viceministro russo ha detto che la Russia non si aspetta “niente di buono” dal futuro Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e crede che la sua politica estera sarà guidata dalla “russofobia”. In termini geopolitici, secondo lei, con il governo Biden cosa potrà succedere?
“Un riavvicinamento dell’America all’Europa, al Giappone e all’Australia. Un riavvicinamento dell’ America ad una politica di diritti umani. Non faranno una guerra alla Cina o che rifaranno l’amicizia con la Cina. Certamente il totale silenzio americano sulla repressione ad Hong Kong finirà e la Cina subirà un confronto non solo economicamente ma anche sul piano dei diritti umani”.

Quindi, possiamo sperare nello stop alla guerra fredda Usa-Cina?
“No, perché la guerra fredda Usa-Cina non la fanno solo gli Stati Uniti ma anche la Cina. Ci sarà un ritorno alla razionalità. Non ci saranno più imposizioni di dazi ciechi. Ci sarà, però, di nuovo un confronto tra due grandi rivali, che devono decidere nei prossimi 20/30 anni se negoziare la loro rivalità sul piano commerciale circa le sfere di influenza o farsi la guerra”.

Con la presidenza Biden quali risvolti economici si prospettano negli Usa?
“Ci saranno degli investimenti in infrastrutture. Trump ha speso assai poco nelle infrastrutture. Ha parlato molto di questo fantomatico muro al confine col Messico, di cui sono stati costruiti solo pochi metri. La politica economica dipende da quello che accadrà il 5 gennaio in Georgia, perché ci saranno i ballottaggi per due senatori. Se i democratici vincessero entrambi i posti da Senatore, si andrebbe al 50 e 50. E allora, secondo la Costituzione, i democratici avrebbero la maggioranza perché la Vicepresidente Kamala Harris voterebbe spezzando il pareggio. Se, invece, anche solo uno di questi, visto che per adesso stanno 50 a 48 e in totale sono 100, lo vincessero i repubblicani, avrebbero una maggioranza di 51 a 49 e con quello continuerebbero a mettere molti chiodi sulla strada del Presidente Biden. Questo è un tema molto importante: 5 Gennaio 2021”.

Con Biden, gli Stati Uniti aderiranno nuovamente agli Accordi di Parigi sull’ambiente? Ci sarà una politica più consapevole e vicina alle tematiche di tutela dell’ambiente?
“Sì, aderiranno. Non dimentichiamo che il Presidente Biden ha nominato l’ex Senatore, ex Segretario di Stato, ex Candidato dei democratici alla Casa Bianca nel 2004, John Kerry come Commissario speciale sul clima. È una figura molto rilevante”.

Durante la pandemia si è acuita la violenza dei poliziotti bianchi contro i neri d’America. Il termine Black Lives Matter è entrato nell’ Oxford Dictionary. Secondo lei, il governo Biden riuscirà a far fronte a questa grave problematica?
“Certamente l’affronterà. Certamente non si schiererà con gli estremisti di destra come ha fatto Trump. Non darà la grazia agli ex militari che si sono macchiati di crimini contro i diritti umani. Ci sarà molta sorveglianza. Non dimentichiamo, però, che molti dipartimenti di polizia afferiscono alle città e agli Stati e sono fuori dalla giurisdizione del governo federale di Washington. Questa è la struttura americana che a noi spesso sfugge. I poliziotti di Milano dipendono dal Ministero degli Interni, mentre invece i poliziotti del dipartimento di New York e i poliziotti del dipartimento di Los Angeles hanno regole completamente diverse che vengono dettate dalle città”.

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