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“Tuteliamo le bambine!”: l’appello di Unicef Italia per la giornata internazionale

L'intervista al dott. Francesco Samengo, presidente Unicef Italia, sul suo impegno ventennale e sulla Giornata internazionale delle bambine

Oggi, domenica 11 ottobre, il mondo celebra la Giornata internazionale delle bambine. La International Day of the Girl Child è nata nel 2012 per volere dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). “Il miglioramento delle condizioni di vita di bambine e ragazze – spiega Onu – deve coinvolgere le famiglie, le comunità e la società intera”. Quest’anno, il tema scelto è “La mia voce, il nostro eguale futuro”.

Testimonianze dirette

La proposta di risoluzione di una giornata internazionale dedicata a bambine e ragazze venne presentata per la prima volta dal Canada all’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 2011. Quell’anno, una delegazione di giovani donne e adolescenti portò la propria testimonianza di vita alla 55a Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione femminile. Le loro storie, segnate da profonde disparità di genere in molti Paesi del mondo – dai matrimoni precoci, all’allontanamento scolastico, dalle violenze sessuali al lavoro minorile – indicarono i campi di intervento sui quali intervenire il prima possibile.

I Dati Onu

Secondo i dati ONU, nel mondo vi sono circa 1,1 miliardi di bambine. “L’obiettivo di sviluppo sostenibile numero 5 ‘Raggiungere la parità di genere attraverso l’emancipazione delle donne e delle ragazze’ – scrive ONU – riguarda anche loro, considerati gli svantaggi e le discriminazioni a cui sono sottoposte in tutto il mondo ogni giorno. Tale questione merita dunque un’attenzione specifica e politiche o programmi mirati, allo scopo di raggiungere un’adeguata consapevolezza delle sfide affrontate dalle più piccole”.

Nace il fondo per l’Infanzia

Al fianco dei bambini e delle bambine di tutto il mondo vi è, dall’11 dicembre del 1946, il Fondo di emergenza per assistere i bambini dei paesi europei (UNICEF). Nel 1953 l’UNICEF è divenuto permanente con un mandato rivolto all’infanzia e all’adolescenza di Africa, Asia e America latina.

Pur avendo Statuto semi-autonomo, l’UNICEF è parte integrante dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e opera oggi in 190 Paesi e territori sia in via di sviluppo (con programmi di assistenza diretta all’infanzia) che industrializzati (attraverso il lavoro dei Comitati Nazionali).

Unicef Italia

Tra i comitati Nazionali figura anche l’Italia. Il Comitato Italiano per l’UNICEF nasce ufficialmente nel 1974, ma la presenza nel nostro Paese risale già all’immediato dopoguerra. A quest’epoca l’Italia, devastata dal secondo conflitto mondiale, è uno dei primi Paesi che beneficiano dell’assistenza diretta dell’UNICEF, i cui aiuti sono coordinati da un ente governativo: l’Amministrazione per gli Aiuti Internazionali (AAI), guidata dal 1945 al 1962 da Lodovico Montini, senatore della Repubblica e fratello del futuro pontefice Paolo VI (1963-1978), nato Giovanni Battista Montini. 

Oggi Unicef Italia è una presenza radicata in tutto il territorio che svolge molteplici attività in differenti campi di intervento.

Per celebrare l’International Day of the Girl Child , la giornalista Milena Castigli ha intervistato in esclusiva per In Terris il dottor Francesco Samengo, presidente di Unicef Italia.

Il dottor Francesco Samengo, presidente dell’Unicef Italia

L’intervista

Dottor Samengo, Lei ha iniziato come volontario UNICEF oltre 20 anni fa. Perché ha scelto di dedicare la sua vita ai diritti dell’infanzia?
“Faccio parte della famiglia dell’UNICEF da oltre vent’anni, una storia di passione nata prima come volontario, poi come Presidente del Comitato Regionale della Calabria e membro del Consiglio Direttivo, fino ad oggi come Presidente dell’UNICEF Italia”.
“Spendere il proprio tempo e le proprie energie al servizio degli altri, per contribuire a cambiare ciò che non va, credo che sia quanto di più utile una persona possa fare nella vita”.
“La storica ambasciatrice dell’UNICEF Audrey Hepburn una volta ha detto ‘Aprite le vostre braccia per stringere il maggior numero di bambini, amarli e proteggerli come se fossero vostri!’: questa è la sintesi esatta di cosa voglia dire entrare a far parte della famiglia dell’UNICEF”.
“I bambini in definitiva sono tutto: sono il futuro e il presente. I loro diritti, anzi, il loro superiore interesse, come la Convezione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza insegna, è quanto di più prezioso possa esserci, la guida che orienta le nostre azioni, attività e priorità”.

Ci fu un evento o fatto di cronaca specifico che la spinsero anni fa a scegliere UNICEF?
“Negli anni sono state diverse le crisi, le emergenze, le guerre causate dagli uomini che abbiamo avuto modo di affrontare nelle quali le prime vittime sono state i bambini. Tra le più dolorose, ricordo la crisi nella ex Jugoslavia dal 1991, il genocidio in Ruanda nel 1994, e, tra le catastrofi naturali, lo Tsunami nell’Oceano Indiano nel 2004”.
“Oggi come allora, scegliere l’UNICEF significa essere dalla parte dei bambini. Negli anni sono state tante le iniziative che abbiamo realizzato per i bambini nei paesi in via di sviluppo, lottando contro guerre, violenze, povertà, malattie, malnutrizione, sfruttamento. L’UNICEF c’è da sempre e da sempre viene riconosciuto, da grandi e bambini, per la sua enorme esperienza, serietà, competenza e concretezza”.
“Voglio ricordare che l’UNICEF opera anche in Italia per promuovere il benessere e i diritti dei bambini su tutto il territorio nazionale, collaborando con Ospedali, Città, Scuole, Università, Musei, mondo dello Sport. Ne approfitto per rivolgere un sentito ringraziamento ai Comitati regionali e locali e ai preziosi volontari dell’UNICEF che sono la nostra forza motrice sul territorio: la loro passione, il loro tempo, la loro dedizione contribuiscono sensibilmente a tradurre le nostre attività in azioni concrete in tutto il paese”.

E’ stato per molti anni presidente del Comitato Regionale della Calabria, ottenendo grandi risultati. Ha un ricordo particolarmente lieto e significativo di quel periodo?
“All’inizio del Percorso, come Presidente regionale, con i volontari abbiamo svolto attività nei distretti scolastici e nelle Università, realizzando via via diverse iniziative e raggiungendo tanti obiettivi fra cui la stipula di protocolli d’intesa con i due Tribunali per i minorenni dei distretti di Reggio Calabria e Catanzaro, gli accordi con le Prefetture provinciali, le intese con le Università della Calabria e Mediterranea di Reggio Calabria, le convenzioni stipulate con il Garante Regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, con vari Ordini professionali, con l’Ufficio Scolastico regionale, con il CONI. Da subito l’accoglienza è stata positiva e negli anni si è creata una vasta e affettuosa rete di amici vicini ai valori dell’UNICEF e pronti a sostenere le nostre proposte”.

Quali erano i problemi dell’infanzia che riscontrò maggiormente in Calabria in quegli anni (2001-2018)?
“In Italia vivono circa 10 milioni di bambini e ragazzi sotto i 18 anni di età e a seconda della regione in cui un bambino nasce o cresce avrà maggiori o minori possibilità di vedere realizzati i propri diritti. In Calabria, come purtroppo un po’ in molte regioni del Sud Italia, ora come negli ultimi decenni i bambini e gli adolescenti devono affrontare diverse problematiche, in particolare la povertà, la disuguaglianza, la mancanza di inclusione, la criminalità organizzata”.

“Proprio a sottolineare la mia vicinanza ai bambini della Calabria, in questa regione ho effettuato la prima missione come Presidente nazionale; attualmente collaboriamo strettamente con tante istituzioni ed enti a livello regionale e locale. In Calabria inoltre è nato il progetto ‘Liberi di Scegliere’ – che ha ormai un’eco a livello nazionale ed internazionale; questo progetto – attuato dal Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, anche con la collaborazione dell’UNICEF e di altri enti del terzo settore – ha l’obiettivo di aiutare e accogliere madri e minorenni che vogliono uscire dal circuito mafioso e fare un ulteriore passo verso l’applicazione concreta dei principi fondamentali sanciti dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia”.

Da oltre due anni è Presidente dell’UNICEF Italia, un grande onore e al contempo una grande responsabilità. Come vive questo prestigioso incarico?
“Da volontario, e poi con ruoli sempre più di responsabilità nell’UNICEF Italia, ho avuto modo non solo di diventare un fortissimo sostenitore dei diritti dei bambini, ma anche di capire il modo più efficace di cercare di rafforzare concretamente i loro diritti”.
“In questi anni come Presidente, sono riuscito ad avere dei proficui incontri ai massimi livelli; tra questi: il Presidente della Repubblica Mattarella, la Presidente del Senato Alberti Casellati, il Presidente della Camera Fico, la VicePresidente della Camera Carfagna, i Ministri Lamorgese, Franceschini, Spadafora e Bonetti, il Capo della Polizia Gabrielli, il Cardinale Bassetti, il Capo Dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno Di Bari, la Capo Dipartimento del Ministero dell’istruzione Boda.
“Vorrei ricordare anche il lavoro svolto con i Garanti regionali per l’Infanzia, con i quali abbiamo appena lanciato il Codice etico del Diritto della persona di minore età alla salute e ai servizi sanitari, con il coordinamento del Garante dei diritti del minore della Puglia Abbaticchio”.
“Abbiamo attivato diversi Protocolli per realizzare attività a favore dei bambini; ne cito solo alcuni: con l’ANCI, il Ministero dell’Istruzione, i Vigili del Fuoco, la CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane), la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Legislative delle Regioni e delle Provincie Autonome, l’Unione delle Provincie Italiane (UPI), la CEI/Commissione Episcopale Italiana”.
“Inoltre, per rispondere all’emergenza COVID-19 nel nostro paese, grazie alla collaborazione con il Commissario straordinario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri, abbiamo consegnato aiuti – in particolare mascherine, guanti, camici e disinfettanti – al Dipartimento della Protezione Civile per fare un concreto sostegno agli operatori sanitari impegnati in prima linea nella lotta al coronavirus. Non posso dimenticare i nostri amatissimi Ambasciatori UNICEF di buona volontà Vigili del Fuoco – con il Capo del Corpo Nazionale Dattilo – e il nostro storico ‘Goodwill Ambassador’ Lino Banfi, il nonno d’Italia”.

Tra le tante problematiche che i minori vivono quotidianamente (bullismo, dispersione scolastica, pedofilia, povertà economica ed educativa, violenze, fame etc…) quale ritiene che sia la più grave (o le più gravi) oggi in Italia?
“Quando si parla di bambini, non esistono classifiche, tutti i loro diritti sono prioritari e dovrebbero meritare la nostra massima attenzione. Le problematiche che i bambini già vivevano quotidianamente, oggi sono aggravate da questa terribile pandemia, le cui conseguenze nel nostro paese le stanno vivendo sulla propria pelle. In questo contesto, le disuguaglianze già presenti nella nostra società rischiano di acuirsi”.
“I dati ufficiali ISTAT, pre-COVID, ci dicono che nel nostro Paese 1,1 milioni di bambini vivevano in povertà assoluta (l’11,4%); che la povertà assoluta coinvolge di più le famiglie numerose e con figli minorenni; che nel panorama europeo i bambini e gli adolescenti italiani sono tra quelli più a rischio povertà ed esclusione sociale (30,6% contro una media UE del 23,4%), ma anche che il Mezzogiorno rimane l’area con la percentuale più alta di persone a rischio di povertà o esclusione sociale (8,6% contro il 5,8% del Nord e il 4,5% del Centro). Se vogliamo immaginare un mondo più giusto, senza discriminazioni, dobbiamo sempre mettere i bambini al primo posto: loro sono il nostro futuro.

Oggi, 11 ottobre. è la Giornata Internazionale delle Bambine. I casi di violenza su ragazze e bambine sono ancora frequenti in tutto il mondo. Secondo lei, quali sono le radici (sociali, economiche etc.) di questo male “di genere”?
“I risultati positivi in questi anni per le bambine e le ragazze sono stati molti: meno ragazze si sposano o diventano madri prematuramente, e un numero maggiore va a scuola – acquisendo le competenze fondamentali per il successo nella loro vita futura. Ma il progresso è stato disomogeneo e tutt’altro che equo. Le ragazze delle famiglie più povere o che vivono in contesti fragili non beneficiano della maggiore diffusione dell’istruzione, mentre le ragazze che vanno a scuola lottano per assicurarsi l’istruzione di qualità di cui hanno bisogno per competere con una forza lavoro in rapido cambiamento, in cui competenze come quelle digitali, il pensiero critico e la sicurezza, sono indispensabili”.
“Per le bambine e le ragazze il solo accesso all’istruzione non è sufficiente: dobbiamo anche cambiare i comportamenti e gli atteggiamenti delle persone nei confronti delle ragazze. La vera uguaglianza arriverà solo quando tutte le ragazze saranno al sicuro dalla violenza, libere di esercitare i loro diritti, e potranno godere di pari opportunità nella vita”.
“Per quanto concerne il nostro paese, secondo un recente Rapporto ISTAT, il 69% delle donne vittime di violenza che si rivolgono al numero verde 1522 – messo a disposizione dal Dipartimento pari Opportunità della Presidenza del Consiglio – dichiarano di aver figli, di cui il 59% minori. Nel 62% dei casi le vittime affermano che i figli hanno assistito alla violenza e, nel 18% dei casi, dichiarano che essi la hanno anche subita”.
“La percentuale di vittime che dichiarano episodi di violenza assistita passa dal 57,5% (sul totale delle vittime con figli per anno) al 67,4 %. Ancora più drammatica appare la crescita di percentuale di coloro che dichiarano che gli episodi di violenza si siano rivolti anche ai minori. Il numero delle vittime che afferma che la violenza subita ha riguardato anche i figli passa da 836 a 1.084″.
“Nell’ambito del documento “INFANZIA E ADOLESCENZA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS LE PROPOSTE DELL’UNICEF ITALIA PER L’EMERGENZA E PER IL POST EMERGENZA” presentato all’Osservatorio Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, sul tema della violenza, l’UNICEF Italia ha apprezzato, nella prima fase di emergenza per la pandemia da COVID-19, il potenziamento della Campagna di comunicazione sul numero 1522 condotta dal Ministero della Famiglia e delle Pari Opportunità; in parallelo è necessario potenziare la capacità di presa in carico integrata da parte dei servizi sociosanitari e legali in questo momento così delicato (anche mediante forme di tutela di prossimità, così come indicati nelle raccomandazioni ONU)”.
“Nel post emergenza l’UNICEF Italia chiede che a scadenza dell’attuale Piano Nazionale contro la violenza (2017-2020) il Paese non rimanga sprovvisto di questo importante strumento di pianificazione e che maggiore spazio sia dato alle politiche di settore dedicate all’infanzia e all’adolescenza, anche attraverso una raccolta dati consolidata e interventi di formazione degli operatori che seguano approcci olistici e omogenei sul territorio nazionale, anche tenendo in considerazione gli standard internazionali”.

In conclusione, quale appello farebbe al Governo per migliorare la situazione dei minori in Italia oggi?
“I governi possono utilizzare le politiche sociali per promuovere il benessere di bambini e adolescenti, adottando ad esempio politiche familiari volte ad aiutare i genitori a crescere i propri figli, come: intraprendere azioni decisive e innovative per ridurre la disuguaglianza di reddito e la povertà, e assicurare che tutti i bambini abbiano accesso alle risorse di cui necessitano; migliorare l’accessibilità per tutti i bambini a soluzioni convenienti e di elevata qualità per la cura della prima infanzia; migliorare i servizi di supporto psicologico per bambini e adolescenti; implementare e ampliare le politiche adatte alle famiglie relative al luogo di lavoro; ridurre i livelli ostinatamente elevati di inquinamento atmosferico attraverso una serie di misure atte a proteggere l’ambiente naturale e moltiplicare gli sforzi per assicurare a tutti i bambini accesso a cure di qualità”.

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