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Un decennio da statista: 10 anni di Sergio Mattella al Quirinale

Il 31 gennaio 2015 la prima elezione, la riconferma il 29 gennaio 2022: le tappe del doppio mandato

Dieci anni di Sergio Mattarella al Quirinale. “Aver cura della Repubblica per costruire il futuro“: questa la missione del Capo dello Stato. Il presidente della Repubblica non esita ad intervenire in prima persona quando occorre salvaguardare l’interesse e il prestigio dell’Italia. “Anche noi italiani amiamo la libertà ma abbiamo a cuore anche la serietà”, afferma dopo che il premier britannico Boris Johnson, durante la pandemia, aveva sottolineato che nel suo Paese ci sarebbero stati “più contagi che in Italia perché amiamo la libertà”. “L’Italia sa badare a se stessa nel rispetto della sua Costituzione e dei valori dell’Unione europea“, sono invece le parole che arrivano dopo che la presidente della Bce, Christine Lagarde, dichiara: “non siamo qui per ridurre gli spread, non è compito nostro“. Concetto ribadito da Sergio Mattarella perentoriamente quando prima la ministra francese Laurence Boone annuncia una vigilanza della Francia sull’attuale governo italiano, poi Elon Musk attacca i provvedimenti dei magistrati del nostro Paese sulla questione immigrazione.  “Il senso del dovere richiede a tutti coloro che operano in ogni istituzione, di rispettare i limiti del proprio ruolo. Senza invasioni di campo, senza sovrapposizioni, senza contrapposizioni‘”, sostiene Sergio Mattarella. Perché “la Repubblica vive di questo ordine. Ha bisogno della fiducia delle persone che devono poter vedere, nei comportamenti e negli atti di chi ha responsabilità, armonia tra le istituzioni“.

Mattarella Steinmeier Marzabotto
Foto © Quirinale

Doveri del Quirinale

E il “senso di responsabilità”, come afferma il 29 gennaio 2022, dopo che i presidenti del Senato e della Camera, Elisabetta Casellati e Roberto Fico gli comunicano la nuova elezione a Capo dello Stato, impone “di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati”, che prevalgono “su altre considerazioni e su prospettive personali differenti”. Lunedì 3 febbraio prossimo saranno dieci anni dall’insediamento al Quirinale di Sergio Mattarella, eletto la prima volta il 31 gennaio 2015 e poi riconfermato appunto sabato 29 gennaio di tre anni fa, dopo che nelle sette votazioni succedutesi durante la settimana era emersa l’impossibilità del Parlamento di convergere su un’altra personalità. E questo nonostante nei dodici mesi precedenti il Presidente uscente avesse sottolineato di essere giunto alla conclusione del suo ruolo. Richiamando anche le considerazioni di due suoi predecessori, Antonio Segni e Giovanni Leone, circa la necessità di prevedere la non rielezione del Capo dello Stato e la contestuale abolizione del cosiddetto semestre bianco. “Arbitro imparziale”, come si definì all’inizio del primo mandato. Ma anche un “meccanico” che “interviene quando il sistema si blocca, per aiutare a rimetterlo in funzione”. Utilizzando “la cassetta degli attrezzi contenuta nella nostra Costituzione”. Accade in occasione della prima crisi di governo che si trova a gestire dopo le dimissioni di Matteo Renzi a dicembre 2016, poi in quelle che tra la primavera 2018 e l’estate 2022 segnano l’avvicendarsi degli esecutivi Gentiloni, Conte 1, Conte 2 e Draghi, fino allo scioglimento anticipato delle Camere.

Quirinale
Foto © Quirinale

Scelte

Con l’avvento a palazzo Chigi di Giorgia Meloni, prima donna presidente del Consiglio della storia italiana e leader di un partito di destra, Mattarella, ricostruisce Adnkronos, si trova spesso tirato per la giacca da chi lo vorrebbe trascinare nello scontro politico, sovente acceso. Ora come portavoce delle istanze delle opposizioni, ora come parafulmine delle scelte compiute dalla maggioranza. “Io -spiega in varie circostanze- sorrido quando mi si fanno appelli a non promulgare una legge perché è sbagliata. Se è palesemente incostituzionale, ho il dovere di non promulgarla. Ma se è sbagliata, non sono io chiamato dalla Costituzione a giudicare se è giusto o no, ma il Parlamento. Oppure quando si dice: ‘questa legge l’ha firmata quindi vuol dire che è d’accordo’. Non è così. Io registro che il Parlamento a cui è affidata dalla Costituzione la funzione di approvare le leggi, l’ha approvata e la promulgo. Questo vale anche per alcuni decreti naturalmente”. “Un giorno mi ha detto un ragazzo, non tanto ragazzo, era già avanzato: ‘Presidente non la promulghi questa cosa, perché lo fa a fin di bene’. Gli ho risposto: ‘Guai a violare le regole a fin di bene perché si abilita poi chiunque a farlo a fin di male‘. Le regole vanno rispettate sempre. Ciascun potere ha dei limiti che deve rispettare, accettando gli interventi altrui. E anche, naturalmente, rispettare i limiti che ha lui stesso. E io cerco costantemente di rispettarli”- Preoccupato di “lasciare al successore, immuni da ogni incrinatura le facoltà che la Costituzione attribuisce”. Come affermato da Luigi Einaudi, presidente eletto dal primo Parlamento repubblicano. Certo in alcune circostanze “l’arbitro interviene per regolare quando le cose non vanno. Questo è un po’ il mio compito, questo avviene spesso con due attività. Esortazione e suggerimenti, cioè attraverso la persuasione. Quindi è un lavoro che in larga parte non si vede perché non si fa con i proclami. La persuasione è più efficace se non viene proclamata in pubblico“.

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Roma, 17/03/2023. Il Presidente Sergio Mattarella in occasione della deposizione di una corona d’alloro sulla Tomba del Milite Ignoto, nella ricorrenza della Giornata dell’Unità Nazionale. Foto: Quirinale

Richiami

Sergio Mattarella non manca di ricordare pubblicamente, ad esempio, che “la magistratura deve essere consapevole di esser chiamata -in piena autonomia e indipendenza- a operare e a giudicare secondo le norme di legge, interpretandole, anche, correttamente secondo Costituzione, e tenendo conto che le leggi le elabora e le delibera il Parlamento, perché soltanto al Parlamento -nella sua sovranità legislativa- è riservato questo compito dalla Costituzione. Allo stesso modo, ovviamente, va garantito il rispetto del ruolo della magistratura nel giudicare, perché soltanto alla magistratura questo compito è riservato dalla Costituzione”. “Non si può prescindere dall’Italia“, ricorda ancora il Capo dello Stato all’indomani delle ultime elezioni europee e in vista della formazione della nuova Commissione. E nella fase cruciale delle trattative tra i partiti, quando sembra tornare in forse l’assegnazione a Raffaele Fitto della vicepresidenza, non esita a riceverlo al Quirinale, formulandogli “gli auguri per l’affidamento dell’incarico, così importante per l’Italia”. E in un’altra circostanza ricorda che “vi sono interessi nazionali che richiedono la massima convergenza”. Sergio Mattarella si spende in prima persona durante i drammatici mesi del Covid, condividendo angosce, timori e speranze dei suoi concittadini. “So che molti italiani trascorreranno il giorno di Pasqua in solitudine. Sarà così anche per me”, afferma in un videomessaggio alla vigilia della “ricorrenza di maggior significato per la cristianità e festa tradizionale importante per tutti“. Resta scolpita nella memoria l’immagine dell’omaggio reso da solo, pochi giorni dopo, all’Altare della Patria in occasione dell’anniversario della Liberazione. Quindi si reca all’ospedale Spallanzani per la vaccinazione. E a chi giustifica la violazione delle regole di cautela sanitaria come espressione di libertà, il Capo dello Stato chiarisce che “non vi sono valori che si collochino al centro della democrazia come la libertà. Naturalmente occorre tener conto anche del dovere di equilibrio con il valore della vita. Evitando di confondere la libertà con il diritto far ammalare altri”.

Qui
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella incontra Papa Francesco. Foto: Quirinale

Emergenze

La fine della pandemia lascia spazio purtroppo a nuove angosce e preoccupazioni. Non è passato neanche un mese dalla rielezione e il presidente della Repubblica il 24 febbraio del 2022 deve convocare il Consiglio supremo di Difesa dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa. Da subito “l’Italia ribadisce il pieno sostegno all’indipendenza e all’integrità territoriale dell’Ucraina”. E “l’imposizione alla Federazione Russa di misure severe vede il nostro Paese agire convintamente nel quadro del coordinamento in seno all’Unione europea“. “Quel giorno -afferma due mesi dopo il Presidente della Repubblica in occasione dell’anniversario della Liberazione- ho avvertito un pesante senso di allarme, di tristezza, di indignazione. A questi sentimenti si è subito affiancato il pensiero agli ucraini svegliati dalle bombe e dal rumore dei carri armati. E, pensando a loro, mi sono venute in mente -come alla senatrice Liliana Segre- le parole: ‘Questa mattina mi sono svegliato e ho trovato l’invasor’. Sappiamo tutti da dove sono tratte queste parole. Sono le prime di ‘Bella ciao’. Questo tornare indietro della storia rappresenta un pericolo non soltanto per l’Ucraina ma per tutti gli europei, per l’intera comunità internazionale“. Sergio Mattarella non si stanca di ripeterlo.

Quirinale
Foto © Quirinale

Anniversario

“A nessuno -comprensibilmente – piace un’atmosfera in cui la guerra abbia prolungata presenza, anche se non vi si è coinvolti. Come non lo è l’Italia. Ma chi ne ha la responsabilità? Chi difende la propria libertà -e chi l’aiuta a difenderla- o chi aggredisce la libertà altrui? Le cosiddette potenze europee del tempo -Gran Bretagna, Francia, Italia- anziché difendere il diritto internazionale e sostenere la Cecoslovacchia, a Monaco, senza neppure consultarla, diedero a Hitler via libera. La Germania nazista occupò i Sudeti. Dopo neppure sei mesi occupò l’intera Cecoslovacchia. E, visto che il gioco non incontrava ostacoli, dopo altri sei mesi provò con la Polonia (previo accordo con Stalin). Ma, a quel punto, scoppiò la tragedia dei tanti anni della Seconda guerra mondiale. Che, verosimilmente, non sarebbe scoppiata senza quel cedimento per i Sudeti. Historia magistra vita”. in questo 2025 “celebreremo gli ottanta anni dalla Liberazione. È fondamento della Repubblica e presupposto della Costituzione, che hanno consentito all’Italia di riallacciare i fili della sua storia e della sua unità. Una ricorrenza importante. Reca con sé il richiamo alla liberazione da tutto ciò che ostacola libertà, democrazia, dedizione all’Italia, dignità di ciascuno, lavoro, giustizia“, ricorda Sergio Mattarella. “Sono valori che animano la vita del nostro Paese, le attese delle persone, le nostre comunità. Si esprimono e si ricompongono attraverso l’ampia partecipazione dei cittadini al voto, che rafforza la democrazia. Attraverso la positiva mediazione delle istituzioni verso il bene comune, il bene della Repubblica. E’ questo il compito alto che compete alla politica”. Dunque “siamo chiamati a consolidare e sviluppare le ragioni poste dalla Costituzione alla base della comunità nazionale. È un’impresa che si trasmette da una generazione all’altra“.

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