Cargo dall’Ucraina
Proroga
“Incassata la proroga dell’intesa, pesa sulle prospettive della sicurezza alimentare globale la crisi dei fertilizzanti– precisa Giansanti -. I prezzi hanno raggiunto livelli senza precedenti (150% in più nell’Unione europea in un anno). E le industrie hanno ridotto la produzione a causa delle eccessive quotazioni del gas”. Secondo le previsioni della Fao la crisi proseguirà anche nel 2023. “Dall’adeguato apporto di fertilizzanti dipendono la quantità e la qualità dei prossimi raccolti”, aggiunge Giansanti. Intanto il cibo è diventato la prima ricchezza dell’Italia per un valore di 580 miliardi di euro nel 2022. Nonostante le difficoltà legate alla pandemia e alla crisi energetica scatenata dalla guerra in Ucraina. Il Made in Italy a tavola, certifica Coldiretti, vale oggi quasi un quarto del Pil nazionale. Dal campo alla tavola, il settore vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740 mila aziende agricole. 70 mila industrie alimentari. Oltre 330 mila realtà della ristorazione e 230 mila punti vendita al dettaglio. Una rete diffusa lungo tutto il territorio che quotidianamente rifornisce i consumatori italiani. Ai quali i prodotti alimentari non sono mai mancati nonostante pandemia e guerra. Non a caso con un balzo del +16% è record storico per le esportazioni alimentari Made in Italy nel 2022. Anche se a preoccupare sono gli effetti del conflitto in Ucraina. A causa dei rincari energetici che stanno colpendo i consumi a livello globale. L’analisi della Coldiretti è stata realizzata sui dati Istat sul commercio estero relativi ai primi otto mesi del 2022. Ne emerge che le esportazioni alimentari sono in aumento sul record annuale di 52 miliardi fatto registrare nel 2021.
Mercati esteri
In Germania, che è il principale mercato dei cibi e bevande italiane, si segnala– sottolinea la Coldiretti – un aumento dell’11% mentre negli Stati Uniti che si classificano al secondo posto la crescita è del 22% e in Francia che chiude il podio con un +14%. Una crescita – precisa la Coldiretti – si è verificata anche nel Regno Unito con un +13% nonostante la Brexit, la crisi economica e l’instabilità politica interna. Ma preoccupa il crollo del 22% in Cina dovuto probabilmente anche alle conseguenze della pandemia Covid. A pesare sono le difficoltà del mercato interno dove il carrello della spesa sta costando agli italiani il 4,4% in più rispetto allo scorso anno ma si alleggerisce in termini di volume. Con riduzioni che coinvolgono tutte le categorie con percentuali che vanno da -1% del latte fresco al -9% per l’ortofrutta fino -31% del pesce fresco. A confermarlo sono le elaborazioni Coldiretti su dati Ismea relativi ai primi nove mesi del 2022. Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini chiede di “prevedere per l’agroalimentare le stesse percentuali di credito di imposta fissate per le imprese energivore”. E di “assicurare l’assegnazione di energia a prezzi amministrati per il periodo strettamente necessario al superamento dell’emergenza”. E aggiunge Prandini: “Affinché venga garantita la sicurezza alimentare, chiediamo un intervento urgente a supporto dell’intera filiera“. L’obiettivo è “mantenere in attività un settore che la stessa Commissione europea nella Comunicazione sull’energia ha indicato come strategico. Invitando gli Stati membri a tutelarlo prioritariamente”. Leadership Ue
Una situazione che mette in difficoltà un’agricoltura che è la più green d’Europa. L’Italia, infatti, vanta la leadership Ue nel biologico con 80 mila operatori. Il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (319). 526 vini Dop/Igp. 5.333 prodotti alimentari tradizionali. A ciò si aggiunge Campagna Amica la più ampia rete dei mercati di vendita diretta degli agricoltori. L’Italia, inoltre, è il primo produttore Ue di riso, grano duro e vino e di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea. Come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto riguarda la frutta primeggia in molte produzioni importanti. Dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne. Focus, quindi, sull’intera filiera dell’agroalimentare italiano. Dalla produzione agricola all’industria di trasformazione. Fino alla grande distribuzione. Il comparto sta infatti subendo ingenti danni dalle attuali pressioni economiche. Determinate dai prezzi dell’energia. Con valori 10 volte maggiori di molti concorrenti esteri. La produzione agricola e quella alimentare in Italia secondo la Coldiretti assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali. Nel sistema agricolo i consumi diretti di energia includono i combustibili per trattori, serre e trasporti. Mentre i consumi indiretti ci sono quelli che derivano da fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica.
Esigenze del comparto
Il comparto alimentare richiede ingenti quantità di energia. Soprattutto calore ed energia elettrica. Per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale. Funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro. Si tratta di una bolletta energetica pesante. Nonostante nel tempo si sia verificato un contenimento dei consumi energetici. Grazie alle nuove tecniche e all’impegno degli agricoltori per la maggiore sostenibilità delle produzioni. Anche con l’adozione di tecnologie 4.0. Per ottimizzare l’impiego dei fattori della produzione.