“Solo ai calciatori, alla classe dirigente e ai vip si fanno rapidamente i tamponi. Per tutti gli altri ci sono file infinite davanti agli ospedali, ostacoli burocratici e disservizi- afferma a Interris.it Rosario Trefiletti (presidente del Centro Consumatori Italia)-. E’ uno scandalo che ci siano cittadini di serie A e cittadini di serie B rispetto all’accesso ai test”. Il Centro Consumatori Italia lancia un appello al ministro della Salute, Roberto Speranza contro le “vergognose disuguaglianze sui tamponi”. Spiega Trefiletti: “Il ministro Speranza ha dato buona prova di sé e si è dimostrato all’altezza del gravoso compito di fronteggiare tragedia collettiva della pandemia. Perciò ci rivolgiamo a lui affinché venga data a tutti la possibilità di effettuare velocemente i tamponi. Il ministro è in grado di intervenire per risolvere questo grave problema“. Il Centro Consumatori Italia chiede al titolare della Sanità di “trovare soluzioni di emergenza per porre fine a un’odiosa discriminazione ai danni della gran parte della popolazione. Con tutta la gente che c’è in giro senza lavoro, anche tra le professioni sanitarie, è inconcepibile che non si riescano a moltiplicare e potenziare le strutture per l’effettuazione dei test”.
Disuguaglianze sui tamponi
Sottolinea Trefiletti: “Sappiamo che la responsabilità territoriale ricade sulle Asl e le Regioni. Ma il ministro della Sanità può farsi promotore di un attacco frontale all’emergenza. Mettendo in campo risorse fresche e favorendo tutto ciò che è necessario per stoppare questa vergogna. Tutti devono avere le medesime opportunità di effettuare celermente un tampone. Io ho potuto verificare la mia condizione di salute rispetto al Covid perché ho partecipato a Napoli a un importante convegno. Ma ciò non è giusto. Chiunque deve avere le stesse possibilità di sottoporsi al test. Si implementino i centri diagnostici e si mobilitino forze e risorse nuove. L’emergenza lo richiede. E uno scandalo che per la sanità ci siano cittadini di serie A e di serie B. Effettuare rapidamente un tampone deve essere un diritto per tutti”. E invece sei ore di attesa per effettuare un tampone. Non è un’eccezione, ma la regola a Roma. Nei drive in allestiti per i test le file delle automobili sono ogni giorno chilometriche. A confermarlo è la vicenda di Giuseppe T., invalido civile e impiegato in pensione 64enne a cui è stato prescritto dal medico di base di verificare la propria condizione.
Emergenza negata
“La a settimana scorsa un mio vicino di casa si è ammalato di Covid- racconta il pensionato-.E’ stato subito ricoverato e ora è in terapia intensiva. Altri due suoi familiari sono risultati positivi e quindi, avendo avuto contatti con lui nei giorni precedenti alla diagnosi, mi sono rivolto al mio medico di base che mi ha prescritto un tampone”.
Cosa ha fatto a quel punto?
“Ho cercato su Internet dove effettuano il test a Roma e mi sono recato nella struttura sanitaria più vicina, quella di via Palmiro Togliatti. Appena sono arrivato ho visto che la coda di macchine in attesa al drive era enorme. Un serpentone di un chilometro e mezzo. E ho deciso di andare all’ospedale San Giovanni”.
Com’era lì la situazione?
“All’inizio sembrava meno caotica e mi sono messo in fila con le altre macchine. Sarà stata una fila di 700-800 metri. Non immaginavo il calvario in cui mi stavo ficcando”.
Perché?
“C’erano due sole addette che somministravano il test e altre due che registravo i dati anagrafici e sanitari. La fila scorreva al ritmo di una vettura ogni dieci minuti. Un autentico incubo, con il tempo che non passa mai, mentre sei angosciato in coda a bordo della tua auto e non sai sei o no positivo. In quei momenti anche i minuti sembrano un’eternità, figuriamoci sei ore di attesa”.
Cosa è successo?
“La fila di macchine girava tutto intorno all’ospedale e si interrompeva in corrispondenza di ciascun ingresso e ogni auto che arrivava si infilava lì provocando le proteste delle altre persone in coda. A noi chiusi nelle vetture si sommavano poi tutti gli altri che entravano a piedi per sottoporsi al tampone. E gli addetti erano solo quelli. perciò si è determinato un collo di bottiglia impressionante. Una via crucis”.
Chi vi ha aiutato?
“A un certo punto nel caos più assoluto, è passata la Protezione civile a portarci bottigliette d’acqua. Io sono invalido civile con la legge 104 e ho chiesto come uscire da questo incubo. Mi è stato risposto che non esiste la possibilità di un passaggio privilegiato. né per me né per chi è più malato di me o per le persone molto anziane”.
Come è finita?
“Dopo sei ore è stato il mio turno e per un loro disguido tecnico risultava annullata la richiesta di tampone inviata dal mio medico di base. Per fortuna l’avevo conservato in mail e alla fine sono riuscito a farmi fare il test. Dopo due giorni ho saputo di non aver contratto di virus ma ora devo rimare isolato in casa fino a venerdì secondo quanto previsto dal protocollo sanitario”.