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“Polveriera Taiwan”. La sfida geopolitica e militare della Cina all’Occidente

La risposta di Pechino alla presenza di appaltatori della Difesa statunitense al forum dell'industria militare: il meeting è andato in scena a Taipei suscitando le proteste cinesi

Non si allenta la tensione tra Cina e Taiwan. Continuano le massicce manovre militari delle forze cinesi attorno all’isola considerata da Pechino una provincia ribelle.  “I leader cinesi ci penseranno due volte prima di decidere di usare la forza contro Taiwan”, avverte una nota del dicastero degli Esteri di Taipei. Secondo indiscrezioni, Washington sta sollecitando alcuni Paesi europei a fornire armi a Taiwan. E il presidente cinese, Xi Jinping, ha chiesto alle sue forze armate di serrare i ranghi. E di rafforzare l’addestramento nella direzione di combattimenti veri. Taiwan è oggi il punto geopoliticamente più incandescente del pianeta. L’isola (conosciuta con il nome portoghese di Formósa) è situata a circa 150 chilometri a sud-est dalla costa cinese. Ed è affacciata sull’Oceano Pacifico. “Gli Stati Uniti stanno trasformando Taiwan in una polveriera”, ha detto nei giorni scorsi la portavoce del ministero cinese degli Esteri. Parole minacciose, pesanti come un macigno quelle pronunciate da Mao Ning in conferenza stampa. E’ la risposta di Pechino alla presenza di alcuni appaltatori della Difesa statunitense all’ultimo forum dell’industria militare. Il meeting Taiwan-Usa è andato in scena a Taipei. Suscitando le proteste cinesi. Taiwan

Sos Taiwan

“La vendita di armi statunitensi nella regione di Taiwan viola gravemente il principio dell’unica Cina. Contraddicendo i tre comunicati congiunti Cina-Usa”, ammonisce Pechino. Perciò le autorità cinesi “si oppongono fermamente a questo”. Prosegue Mao Ning: “Ultimamente gli Stati Uniti e le autorità di Taiwan hanno intensificato le loro relazioni militari. Una delegazione composta da 25 mercanti d’armi Usa è arrivata sull’isola. E’ un’ulteriore prova che gli Stati Uniti stanno trasformando Taiwan in una polveriera”. La delegazione dell’industria della difesa americana ha riaffermato a Taipei la sua disponibilità “a partecipare al piano di difesa indipendente” dell’isola. Al fine di “rafforzarne la deterrenza in modo tale da evitare conflitti“, secondo i media locali. taiwan

Bufera sullo Stretto

A questo proposito “l’atteggiamento dei compatrioti di Taiwan è molto chiaro”, osserva Mao Ning. Pechino evidenzia che vicino alla sede del forum i rappresentanti di vari gruppi di Taiwan hanno gridato slogan contro “i guerrafondai che spacciano la guerra”. E contro “l’affidamento a stati terzi. Per cercare l’indipendenza. E per attirare i lupi in casa“. Quindi “esortiamo gli Usa ancora una volta a rispettare il principio della ‘Unica Cina‘. A smettere di vendere armi a Taiwan. A tagliare i relativi legami militari. E ad evitare di creare le tensioni nel Stretto di Taiwan”. La Cina adotterà “misure risolute ed energiche a difesa della sua sovranità e della sua sicurezza”. Giappone

Stabilità

Ne deriva il monito a “qualsiasi forza esterna che interferisca negli affari interni della Cina”. Ad essere minacciate sono la pace e la stabilità dello Stretto di Taiwan. Da tempo anche la Santa Sede opera diplomaticamente per il raffreddamento delle tensioni nell’area. In occasione del 10° anniversario del pontificato, l’ambasciata di Taiwan ha aperto le porte della sede in via della Conciliazione. E ha inaugurato la mostra “Cinque pani e due pesci”, alla presenza dell’ambasciatore Matthew S.M. Lee. Insieme all’artista Tseng Ying-tung (fondatore del Museo d’Arte Asir) e una delegazione di autorità vaticane.Taiwan

Dotazioni di difesa

Dunque gli Stati Uniti, obbligati ad assistere Taiwan nelle sue dotazioni di difesa, hanno rafforzato la cooperazione su più livelli con Taipei. A maggior ragione dopo la crescente postura aggressiva delle forze armate di Pechino intorno all’isola. Nei giorni scorsi il premier Chen Chien-jen ha confermato che Taiwan è in trattativa con Washington per  potenziali scorte di armi “su o vicino all’isola”. In coerenza con il “National Defense Authorization Act” approvato dal Congresso americano a fine 2022. “La proposta di scorte d’emergenza regionali è ancora in fase di negoziazione”, ha specificato Chen. Ciò avrebbe lo scopo di aiutare Taipei in caso di attacco. E di blocco aeronavale da parte della Cina.

Pressioni di Pechino

Pechino, dunque, ribadisce di voler adottare “tutte le misure” per difendere fermamente la sua “sicurezza”. La Cina rivendica la sovranità su Taiwan, che considera destinata alla “riunificazione”, pacifica o meno. L’isola si oppone sottolineando di non essere mai stata sotto il controllo della Repubblica Popolare Cinese. Intanto crescono le pressioni economiche, diplomatiche e militari di Pechino sul Taiwan. Il professor Giovanni Andornino insegna relazioni politiche dell’Asia Orientale. All’Università di Torino dirige il TOChina Hub. E coordina il profilo “China & Global Studies” della laurea magistrale in Scienze Internazionali. “Le esercitazioni della Cina sono fuori dall’ordinaria amministrazione- spiega il docente-. Quest’ultima invece si basa sull’ambiguità del riconoscimento dello status quo. Dove tutti dicono la Cina è una sola. Ma Pechino e Taipei affermano che sono loro la vera Cina”. Andornino precisa che ora c’è uno scambio di accuse tra gli Stati Uniti e Pechino. La Cina afferma che Washington con gli incontri con le autorità di Taiwan mira a mutare lo status quo. Dando a Taiwan una visibilità diversa. “La situazione – sottolinea – è quindi complessa ed esce dal binario dell’ordinaria amministrazione”.

Status quo

Il professor Andornino fa notare a Vatican News che le esercitazioni militari sono fatte anche perché le forze armate cinesi non combattono una guerra da molto tempo. E che Pechino ha sempre detto che solo se fossero esaurite le vie diplomatiche utilizzerebbero lo strumento militare per riunificare la Cina. “Il problema è sapere quando la Cina deciderà che non ci sono altre strade per riunificarsi- specifica il docente-. Al momento non ci sono piani di invasione, assicura Xi. E questo non lo vedo nel breve periodo. Certamente non è rassicurante l’escalation della tensione”. Andornino analizza le tensioni in Asia sullo sfondo della guerra in Ucraina: “Nel caso di una vittoria rapida della Russia in Ucraina forse sarebbe un’idea. Quella che davanti la lentezza dell’Occidente poteva nascere un’avventura analoga su Taiwan. Ma, alla luce della solidarietà Occidentale, c’è la consapevolezza che questo fronte potrebbe dispiegarsi anche in difesa di Taiwan”. Secondo alcuni proprio la presunta solidarietà Occidentale garantisce lo status quo nello stretto tra Cina e Taiwan”.

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