Suor Maria Laura Mainetti era una religiosa della Congregazione delle Figlie della Croce, suore di Sant’Andrea, la quale nacque nel 1939 a Colico e venne uccisa a Chiavenna – luogo ove esercitava la sua missione – il 6 giugno 2000 da tre ragazze minorenni dopo un rito satanico. Mentre veniva colpita mortalmente Suor Maria Laura ebbe la forza di pronunciare queste parole: Signore perdonale. Il 6 giugno di quest’anno, presso lo stadio comunale di Chiavenna, avrà luogo la cerimonia di Beatificazione. In Terris ha avuto l’onore di intervistare Suor Beniamina Mariani, consorella di Suor Maria Laura e autrice di pregevoli testi sulla sua fulgida ed incommensurabile opera.
L’importanza e l’esempio di fede di Suor Maria Laura per Lei e per le generazioni future?
“La figura di Suor Maria Laura è importante perché è una donna del nostro tempo che ha vissuto tutto con molta semplicità e umiltà. Era una donna sempre in ascolto, attenta agli altri, disponibile ed umile. Noi ci siamo accorte della sua fede profonda solo quando, dopo la morte, abbiamo potuto leggere i suoi scritti ed abbiamo visto come la sua vita – apparentemente normale – aveva una radice straordinaria che era l’amore di Dio e l’amore per gli altri”.
Qual è il significato religioso e umano che la Beatificazione di Suor Maria Laura riveste?
“Il significato umano e religioso lo sento come la medesima cosa, nel senso che, di solito, quando si pensa ai Santi li pensiamo come delle persone straordinarie, uniche. Suor Maria Laura fuori dalla sua cappella aveva questa scritta: entra per pregare, esci per amare. Questa era la sua vita, pregava davanti al Santissimo in profondo e prolungato silenzio e poi, come dice il nostro Papa Francesco, usciva perché era un’insegnante per i giovani in convitto, per gli anziani, per i malati, per la catechesi e per tutti quelli che avevano bisogno. Lei diceva: ho tre costanti nella mia vita e sono felicissima. Infatti, pochi giorni prima di morire, a una consorella aveva detto che il Paradiso l’aveva già vissuto in terra, questa era la prima costante; la seconda era la certezza di una presenza, quella di Cristo risorto che mi ama, mi rinnova, mi perdona, non mi abbandona mai, nonostante i miei limiti e la sua terza costante era quella di ritrovare Gesù nel volto dei fratelli che incontrava nella vita quotidiana ma soprattutto nei piccoli, nei giovani, nei meno amati e nelle persone in difficoltà. Questa è la vita di Suor Maria Laura, lei sembrava una persona normale, viveva in relazione continua con Gesù che vedeva in tutti, ed è un esempio della frase che fu detta: i martiri non si improvvisano, si preparano con la vita”.
Quali insegnamenti ha trasmesso Suor Maria Laura?
“Le persone che l’hanno conosciuta e cominciano a riflettere sulla sua vita per prima cosa trasmettono l’attenzione all’altro che lei chiamava il mio Gesù, infatti quando era giovane un sacerdote le aveva chiesto in confessione cosa volesse fare della vita e lei rispose voglio fare della mia vita qualcosa di bello per gli altri. Questo è il messaggio che lei ha vissuto davvero perché gli altri, per lei, erano Gesù”.
Un Suo ricordo di Suor Maria Laura
“Dopo aver avuto una giornata molto intensa nel senso educativo ed aver parlato con bambini, ragazzi e genitori del convitto ed essere andate in ospedale a far visita ad una persona rientrammo al convento per la Preghiera dei Vespri. Stavamo per iniziare, suonò il campanello, lei scese a vedere chi fosse e una volta tornata disse: voi pregate Gesù qui nell’Eucaristia io Gesù lo incontrò in parlatorio. Stette per oltre un’ora a parlare con una persona bisognosa e dopo essere tornata non disse di essere stanca ma, al contrario, era raggiante perché aveva incontrato Gesù in una persona. L’Eucaristia era il suo punto di inizio al mattino”.