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Sudan, la mappa Msf dell’assistenza medica. Allarme umanitario

Logo Interris - Sud Sudan, Msf sospende le attività a Kodok: "Di fronte a un potenziale disastro"

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Sos umanitario in Sudan.  Al termine di un cessate il fuoco di 24 ore sono ripresi nel martoriato paese africano i bombardamenti. Nella capitale Khartum sono stati registrati nuovi scontri a fuoco. I colpi di artiglieria pesante sono stati sentiti anche a Omdurman a nord della capitale. Sono scoppiati combattimenti anche su Al-Hawa Street, un’importante arteria di Khartum. Molteplici tregue sono state concordate e interrotte dall’inizio dei combattimenti. Washington ha imposto sanzioni a entrambi i generali rivali. I “facilitatori” sono stati costretti a prendere in considerazione l’aggiornamento dei colloqui nella città saudita di Jeddah. I negoziati erano stati sospesi dalla fine del mese scorso. Determinante l’apporto dei mediatori statunitensi e sauditi.

Sudan nel caos

Un ospedale è stato saccheggiato in Sudan a El Geneina. Nello stato del Darfur Occidentale, l’ospedale South Hospital è supportato da Medici Senza Frontiere. La principale struttura sanitaria dell’area è stata saccheggiata dopo una violenta irruzione. “È inaccettabile e siamo preoccupati per la sicurezza del personale sanitario– raccontano gli operatori umanitari di Msf-. Nella città sudanese continuano i saccheggi e la distruzione, case e proprietà vengono dati alle fiamme. Tra cui anche il mercato centrale, i campi sfollati e i luoghi dove si radunano le persone in fuga dal conflitto. È assolutamente inaccettabile vedere l’ospedale di El Geneina e altre strutture sotto attacco, saccheggiate, a corto di personale e di forniture”.  Sylvain Perron à la viceresponsabile delle operazioni di Medici Senza Frontiere  per il Sudan. “Siamo profondamente preoccupati per la sicurezza del personale sanitario e delle nostre équipe nel Darfur occidentale- precisa-. Le persone sono circondate da continue violenze, temono per la propria sicurezza e la propria vita nel tentativo di raggiungere le poche strutture sanitarie ancora funzionanti e aperte”.

Prevenzione

“Da anni forniamo assistenza medica a tutte le comunità del Darfur Occidentale, spesso colpite da atti di estrema brutalità e che altrimenti non avrebbero accesso alle cure essenziali– riferisce Sylvain Perron-. Nell’ospedale universitario di El Geneina, abbiamo gestito i reparti di pediatria e di nutrizione e ci siamo occupati delle misure di prevenzione delle infezioni e dei servizi idrici e igienici. Nel corso degli anni, abbiamo assistito a un flusso costante di pazienti provenienti non solo dalla città di El Geneina e dai campi per sfollati più vicini, ma da tutto lo stato del Darfur Occidentale”. E prosegue: “Gli scontri in corso ci hanno costretto ad interrompere la maggior parte delle nostre attività in Darfur Occidentale. I nostri team non sono riusciti a raggiungere l’ospedale, né hanno potuto svolgere le attività di cliniche mobili nelle comunità di Galala, Mogshasha, Wadi Rati e Gelchek. Finora siamo riusciti a garantire l’assistenza medica all’ospedale di Kreinik ma sono sempre meno i pazienti provenienti da zone fuori dalla città”.

Allarme Sudan

“Siamo molto preoccupati dell’impatto di queste violenze su persone che hanno già vissuto negli anni precedenti in un clima di estrema brutalità. E hanno avuto un accesso limitato alle cure mediche di cui avevano disperatamente bisogno. Le esigenze mediche e umanitarie sono enormi–  sostiene Sylvain Perron-. I nostri team in Darfur Occidentale stanno seguendo la situazione da vicino per poter assicurare la necessaria assistenza medica e umanitaria in sicurezza. Siamo pronti a incrementare la nostra risposta per soddisfare questi bisogni enormi ma per farlo deve essere garantita la sicurezza di tutto il nostro personale e dei nostri pazienti”. E puntualizza: “Chiediamo che tutte le strutture sanitarie, compresi ospedali, cliniche, magazzini e ambulanze, e il personale siano rispettati e protetti da tutte le parti in conflitto. Ribadiamo il nostro appello a evitare le aree civili e risparmiare le vite dei civili. Esortiamo tutte le parti in conflitto a cessare immediatamente gli attacchi alle strutture mediche. E ad assicurare che i pazienti possano ricevere le cure mediche di cui hanno disperatamente bisogno”.

Supporto

“In Sudan le strutture che supportiamo continuano a fornire assistenza medica a Kreinik, nel Darfur Occidentale, a Rokero, nel Darfur Centrale, a Um Rakuba e Tinedba, nello Stato di Gedaref e a Damazin, nello Stato del Nilo Blu. A El Fasher, nello Stato del Nord Darfur, nell’ospedale che supportiamo, gli operatori sanitari continuano a lavorare incessantemente e a ricevere un gran numero di feriti- dichiarano gli operatori umanitari Msf-.Finora 410 persone sono arrivate all’ospedale, unica struttura sanitaria operativa in città, e purtroppo 55 sono morte a causa delle ferite riportate. La struttura e il nostro magazzino a Nyala sono stati saccheggiati. Causando la sospensione di tutte le attività nel Sud del Darfur“.

Giacomo Galeazzi: