Stango (Fidu): “Strategie di contrasto alla tratta di esseri umani”

Interris.it ha intervistato il professore Antonio Stango, presidente nazionale di FIDU - Federazione Italiana Diritti Umani - in occasione della giornata Mondiale contro la Tratta di Persone

Africana
Esempi di tratta e sfruttamento di esseri umani. Credit, da sinistra a destra: SAVERIO DE GIGLIO, Carlo Carino Imagoeconomica, CARLO CARINO BY AI MID

Ogni paese del mondo è colpito dal traffico di esseri umani, sia come paese d’origine, di transito o di destinazione delle vittime. Il traffico di persone è un grave crimine e una grave violazione dei diritti umani. Ogni anno, migliaia di uomini, donne e bambini cadono nelle mani dei trafficanti, nei loro paesi e all’estero. Le donne continuano ad essere le principali vittime dei trafficanti a livello globale. Il fenomeno è radicato anche in Italia, dove la tratta di esseri umani è tra le principali fonti di guadagno per le organizzazioni criminali, insieme al traffico di armi e di droga. Per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo fenomeno, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha stabilito il 30 luglio come Giornata Mondiale contro la Tratta di Persone. Per comprendere meglio i contorni di questa tragedia del nostro tempo, Interris.it ha intervistato il professore Antonio Stango, presidente nazionale di FIDU – Federazione Italiana Diritti Umani.

Il logo Fidu e, a destra, il professore Antonio Stango, presidente Fidu. Foto: Fidu

L’intervista a Antonio Stango presidente Fidu

Qual è la situazione attuale della tratta di esseri umani in Italia e nel mondo?

“La vastità del fenomeno e il fatto che in molti casi le vittime della tratta preferiscono non testimoniarlo, temendo per la propria vita, rendono difficile avere dati precisi. Di certo è una delle più redditizie attività criminali nel mondo, dopo il traffico di stupefacenti, generando complessivamente profitti nell’ordine dei 150 miliardi di dollari annui. Secondo un rapporto dell’UNODC (Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine) del 2022, nei 18 anni precedenti si erano registrate circa 450.000 vittime della tratta. Tuttavia, le segnalazioni sono di circa 50.000 casi all’anno. La maggior parte delle vittime è originaria dell’Africa sub sahariana, dell’Asia meridionale e orientale, dell’America latina e caraibica. Secondo dati ISTAT del 2021, i lavoratori ‘irregolari’ in Italia erano circa 2.900.000, dei quali il 42,6% nei servizi alle famiglie, il 16,8% in agricoltura e il 13,3%, nelle costruzioni. Difficile dire quanti di loro siano stati  vittime di tratta, ma certamente molti hanno fatto ricorso a organizzazioni che li hanno condotti clandestinamente e ad altre che sono trafficanti di manodopera, spesso con assunzioni fittizie, sequestro dei documenti di identità, estorsione per il ripagamento dei debiti contratti per il trasferimento”.

Quali sono i tipi di tratta?

“Comunemente, la tratta include lo sfruttamento sessuale e del lavoro, ma non dobbiamo dimenticare la costrizione alla criminalità (per esempio, per spaccio di droga, borseggio o scippo) o all’accattonaggio. Altri casi possono includere matrimoni forzati, servitù domestica, espianto di organi o adozione illegale. Tipicamente definibile come traffico di migranti è la condotta dei cosiddetti ‘scafisti’, che in Italia è sanzionata dal Testo Unico sull’Immigrazione”.

Negli ultimi anni, sono emersi nuovi modelli o modalità operative nella tratta di esseri umani?

“I dati UNODC mostrano che negli ultimi 15 anni e aumentata molto la percentuale di minori tra le vittime identificate della tratta, giungendo a un terzo del totale. Oltre ai rapimenti e alle deportazioni in zone di guerra, si è notato che i trafficanti sfruttano sempre più frequentemente, per coinvolgere minorenni, piattaforme online e social media, gestendo poi la propria attività criminale attraverso il cosiddetto ‘dark web’ – la rete di comunicazione informatica accessibile solo con configurazione e accessi riservati”.

Quali sono le principali cause della tratta di esseri umani?

“Fra le cause si possono evidenziare la povertà estrema, i conflitti armati, le tensioni interetniche, i regimi che soffocano le libertà, la scarsità o l’assenza di strutture sociali ed educative adeguate, in particolare per i minori; e, insieme, l’insufficienza degli apparati giudiziari e investigativi nei Paesi d’origine, dove spesso la corruzione è a livelli molto alti e mette le bande criminali in posizione di forza. Inoltre, il fatto che i flussi migratori siano difficilmente controllabili certamente agevola i
trafficanti”.

In che modo le guerre influenzano la tratta di esseri umani?

“Qualsiasi fattore di grave instabilità e di insicurezza, come crolli dell’economia, pandemie  catastrofi ambientali, porta a spostamenti di masse di persone, che spesso trovano sul loro cammino i trafficanti. Nel caso delle guerre, le forme della tratta possono intrecciarsi con l’arruolamento forzato e la deportazione da parte di bande armate, anche a fini di sfruttamento sessuale, di persone della parte avversa, in particolare per differenze di etnia, religione, o affiliazione politica.

Quali misure sono necessarie secondo FIDU per contrastare la tratta di esseri umani?

“Idealmente, occorrerebbe operare per la riduzione delle cause profonde che abbiamo citato; ma sappiamo che questo richiede enormi investimenti e piani efficaci di sviluppo sostenibile concordati fra istituzioni internazionali, Stati donatori e governi (che però sono in molti casi autoritari e corrotti) dei Paesi d’origine e di transito delle vittime. Intanto si può aumentare il numero e migliorare la formazione specifica di agenti di polizia, guardie di frontiera, ispettori del lavoro e specialisti del supporto alle vittime. In Italia, il ‘Piano nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani 2022-2025’ prevede diverse azioni che vanno in questa direzione. Aggiungerei che si devono condurre vaste ed efficaci campagne di informazione nelle regioni e presso le categorie più vulnerabili. In tutto questo, le associazioni del terzo settore possono svolgere un ruolo fondamentale di sensibilizzazione, di proposta e in alcuni casi di assistenza e sostegno per l’integrazione”.