“Possiamo tradurre la parola ‘welfare’ con i due termini, intramezzati da un trattino, ben-essere. Quel benessere che noi decliniamo come la garanzia di condizioni di pari opportunità per tutti, cioè che tutti abbiano i giusti supporti per vivere, nello spirito dell’articolo tre della Costituzione”, dice a Interris.it Roberto Speziale, coordinatore della Consulta Welfare del Forum Terzo Settore, accingendosi a illustrare il senso del Manifesto “Verso un nuovo sistema di welfare”, testo redatto dal principale organismo di rappresentanza unitaria del Terzo settore italiano che viene presentato oggi a Roma. Il documento racchiude la proposta del Forum Terzo Settore di cambiare l’attuale sistema di welfare del nostro Paese, pensato per garantire la protezione sociale, in un nuovo stato sociale fondato sui diritti e sull’inclusione, che metta al centro la persona e il suo progetto di vita e sia inclusivo, universale e di prossimità.
Il contesto
Disuguaglianze crescenti, povertà in aumento, natalità in calo, la crisi sanitaria, economica e sociale generata dalla pandemia di Covid, Next Generation Eu e Pnrr, le ripercussioni della guerra in corso da un anno sul lato orientale dell’Europa. E’ da questo quadro, a partire da una valutazione dell’attuale modello di protezione sociale, di cosa ha funzionato e cosa non si è dimostrato essere efficace, che scaturisce la riflessione e il proposito di cambio di paradigma. “Dato il contesto odierno, abbiamo ritenuto che non bastasse effettuare la ‘manutenzione’ dell’esistente, bensì che servisse una profonda rivisitazione a partire da spunti ancorati a principi saldi e definiti”, spiega Speziale, “così abbiamo voluto traguardare questo testo traendo fondamento anche dalla normativa internazionale e dal Pilastro europeo dei diritti sociali 2021-2023, che definiscono il welfare di un’Europa della solidarietà, che unisce i popoli e li fa riconoscere in alti valori”. Altri punti di riferimento sono la ricchezza di idee e di esperienze “sul campo” della base associativa del Forum Terzo Settore e l’Agenda 2030 sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
Prossimità, inclusione, universalismo
“Nel nostro Paese, negli ultimi trent’anni, il welfare di protezione non è riuscito a proteggere tutti come ci si immaginava”, continua il coordinatore, “e a partire da questa constatazione suggeriamo il passaggio da uno stato sociale che assiste a un welfare che assicuri i diritti essenziali di tutti i cittadini in modo da consentirgli di vivere in condizioni di pari opportunità”. Un sistema che sia capace di farsi prossimo, che rilevi e parta dagli effettivi bisogni delle persone, chiarisce Speziale. Un modello che sia universale, cioè presente, articolato e integrato in tutto il territorio. Ancora, che in grado di includere tutti, ovvero che la società si modifichi per consentire a chiunque di poter vivere in una condizione in cui goda pienamente dei propri diritti. Per funzionare correttamente, il nuovo modello necessita di un rinnovato sistema di gestione. “Per garantire la piena, concreta e omogenea esigibilità dei diritti dalla rete integrata dei servizi, occorre un forte ripensamento della governance ai livelli istituzionali e amministrativi. Il terzo settore assume una particolare rilevanza in tale contesto grazie agli strumenti della co-programmazione, co-progettazione, accreditamento e convenzionamento”, spiega il coordinatore della Consulta Welfare.
I temi
Tra le principali questioni sociali su cui si focalizza il manifesto, ci sono le politiche del lavoro, la povertà, la denatalità e il sostegno alla genitorialità. Nell’ambito delle prime, si sottolinea come l’esperienza lavorativa sia in grado di realizzare inclusione, e si promuove il ricorso a strumenti e misure capaci di garantire una maggiore e migliore occupazione per le donne, per i tre milioni di Neet, per le persone con disabilità e per i migranti, tra gli altri. La povertà assoluta colpisce oggi quasi sei milioni di persone, il 9,4% della popolazione residente, come da ultimo rapporto Caritas, mentre le sue varie declinazioni – relativa, energetica, sanitaria, educativa – lambiscono le vite di molte altre ancora. Il modello di welfare immaginato e proposto dovrebbe essere in grado non solo di mettere in campo interventi di riduzione del disagio, ma anche di coinvolgere le persone, in maniera attiva e diretta, con percorsi di inclusione culturale, sociale ed economica. Di fronte allo continuo calo delle nascite, col report sulla Natalità 2021 dell’Istat che registrava 400.249 nuovi nati, segnando -1,1% sul 2020, si invita a ripensare l’intero sistema con servizi appositamente dedicati al sostegno alla natalità e alla genitorialità, per agevolare la conciliazione tra lavoro e vita famigliare, in un contesto in cui la comunità diventi sempre più educante e inclusiva.
Al centro la persona
Il perno di questo nuovo sistema di welfare è la persona, con il suo progetto di vita. “Occorre innanzitutto riconoscere la soggettività di ognuno, in quanto ogni persona è portatrice di diritti fondamentali che vanno riconosciuti”, afferma Speziale, “e guardare al prossimo con un atteggiamento di solidarietà, di fratellanza, di apertura, creando una società coesa”. Per poi concludere: “La centralità della persona è il punto di partenza e il punto di arrivo”.