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Sperandini (Ifad): “I metodi per difendere l’integrità della donna”

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne parla a Interris.it Silvia Sperandini, esperta di pari opportunità e inclusione sociale del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite per l’incremento delle attività agricole dei paesi membri, che ha sede a Roma. La parola d’ordine è affrontare il problema alla radice. In tutto il mondo, si stima che circa il 35% delle donne abbia subito violenza fisica o sessuale almeno una volta nella vita. Nel 38% dei casi di femminicidio, il colpevole è il partner. Le bambine sposate con un uomo, solitamente di età molto più grande di loro, sono 22 milioni circa.

Com’è oggi la condizione generale femminile nelle zone più povere del mondo?

“Le diseguaglianze tra i sessi rimangono radicate e, ancora nel 2022, impediscono a bambine, donne, e ragazze di esprimere pienamente il proprio potenziale. A volte si pensa che investire nel solo sviluppo economico sia sufficiente a scardinare le cause più profonde delle disuguaglianze di genere, promuovere l’empowerment femminile e combattere forme di violenza, fisica o psicologica. Ma in realtà non è cosi. La lotta alle diseguaglianze e l’impegno a sostegno dell’empowerment delle donne rurali sono da sempre alla base dell’attività dell’IFAD e delle agenzie del polo alimentare di Roma proprio nella convinzione che non si può prescindere da questi aspetti se si vuole realmente assicurare sviluppo sostenibile dei sistemi agricoli alimentari, riduzione della povertà e resilienza nei confronti di qualsiasi crisi. L’esperienza dimostra che quando le donne hanno il controllo delle proprie risorse economiche, la formazione e le informazioni necessarie per gestire al meglio le loro entrate e non sono sopraffatte da costrizioni sociali che ne marginalizzano il ruolo o ne limitano la forza, allora a quel punto queste donne diventano un vero e proprio motore dello sviluppo. Ma questo non basta, personalmente le donne vanno protette, perché oltre alle diseguaglianze familiari e lavorative esistono troppi casi di violenza, in larga parte domestica, cioè che inizia tra le mura di casa”.

Quali sono i metodi per difendere l’integrità della donna?

“Gli aspetti che noi trattiamo ogni giorno sono complessi. L’ IFAD, ha sempre messo la donna rurale al centro dei suoi programmi di sviluppo e ha ottenuto ottimi risultati nell’integrazione della prospettiva di genere e nell’inclusione sociale dei più vulnerabili. Assicurare sostenibilità vuol dire appunto rimuovere le radici socio culturali più profonde delle disuguaglianze, quelle barriere visibili e spesso anche invisibili che impediscono alle donne di cogliere le opportunità esistenti, esprimente il proprio potenziale e investire in uno sviluppo vero e duraturo. Un percorso che non si può intraprendere se prima di tutto la donna non è libera di esprimere il suo potenziale senza coercizioni, fisiche o psicologiche. Il punto di partenza è sempre la famiglia attraverso alcune metodologie partecipative che gli addetti ai lavori definiscono ‘household methodologies’ (HHMs): metodologie che prevedono un sostegno al dialogo familiare, tra tutti i suoi componenti. E’ questo un modo per promuovere le complementarietà positive tra uomo e donna, ma anche tra giovani e anziani, arrivando ad ottimizzare il contributo che tutti possono dare al nucleo familiare al suo sviluppo con un’equa allocazione del lavoro e delle risorse, nel rispetto della voce di tutti. Questo dialogo costruttivo, la mediazione e il sostegno ad esso connesso si estendono anche ai gruppi locali e all’ associazionismo comunitario, sostenendo sinergie positive e riequilibrando le dinamiche.  Solo attraverso questo confronto costruttivo si affrontano gli ostacoli che limitano la famiglia in tutte le sue dinamiche. Si valutano le opportunità e si lavora assieme per costruire un futuro migliore per tutti”.

Dunque la prevenzione (alla violenza femminile) viene dalla cura della e nella famiglia?

“L’emancipazione delle donne non può essere raggiunta senza un cambiamento a livello familiare che coinvolga tutti i membri. Sono diverse le attività che svolgiamo sul campo, e questa è una delle più efficaci. Promuovere l’uguaglianza di genere, prevenire e porre fine alla violenza domestica e aiutare le donne a raggiungere cambiamenti trasformativi per loro e per la loro famiglia è possibile affrontando il problema alla radice. Coinvolgendo gli uomini e rendendoli artefici a loro volta del cambiamento, pronti a stravolgere norme sociali o pratiche consuetudinarie. Le HHMs spostano l’attenzione dall’individuo al livello familiare, dalle cose, come beni, risorse e infrastrutture – alle persone, a chi vogliono essere e cosa vogliono fare. Tra queste metodologie, si evidenzia anche il Gender Action Learning System (GALS), un sistema guidato dalla comunità con metodologia di empowerment adattabile a diversi contesti culturali e organizzativi. Il Gender Action Learning System ha dato il via a cambiamenti significativi nelle disuguaglianze di genere che portano all’emancipazione delle donne ma anche a quella degli uomini”.

La disparità di genere è un dramma internazionale ma nei Paesi più poveri è una piaga implacabile…

“Crediamo che lo sviluppo sostenibile nei Paesi in via di sviluppo sarà possibile solo se le donne avranno un ruolo centrale in questo processo. Si deve partire dalla centralità della famiglia perché le diseguaglianze e dunque le violenze psico-fisiche iniziano dalla maternità. Spesso alcune leggi e pratiche o tradizioni culturali del luogo mettono in serio pericolo la salute delle donne compromettendo la stabilità di tutta la famiglia e lo sviluppo economico dell’intera comunità. E spesso al centro di queste pratiche culturali c’è la violenza di genere. Che può incidere direttamente sulla salute fisica ma mina anche quella psicologica. Noi sappiamo che sostenere l’empowerment delle donne rurali – economicamente ma anche socialmente – fa la differenza per le loro famiglie e per le loro comunità. Non è solo una questione di giustizia ed equità ma è fondamentale per innescare il motore dello sviluppo che voglia veramente definirsi efficace, inclusivo e sostenibile”.

Cos’è l’Ifad

L’IFAD è la principale agenzia delle Nazioni Unite che istituisce metodi innovativi come HHM e GALS, in grado di raggiungere efficacemente le famiglie povere per migliorare le relazioni di genere all’interno delle stesse. IFAD ha trascorso diversi anni a pilotare metodologie familiari per promuovere la parità di genere e l’emancipazione delle donne nello sviluppo rurale e agricolo, anche nelle sue operazioni finanziate. In Uganda, un approccio di mentoring familiare ha aiutato famiglie rurali marginali e ne ha migliorato i mezzi di sussistenza. In Malawi e Zambia è stato utilizzato un approccio familiare in contesti agricoli e nelle famiglie a rischio Hiv e Aids. Il metodo GALS è stato introdotto con successo in IFAD sostenendo progetti per la riduzione della povertà su base comunitaria e rurale in Nigeria, Ruanda e Sierra Leone.

Oriana Mariotti: