Si celebra oggi la beatificazione di Albino Luciani, il “Papa del sorriso”. E proprio “Il sorriso del Papa. La vita di Albino Luciani e i trentatré giorni di Giovanni Paolo I” si intitola il nuovo libro di Antonio Preziosi. Una biografia appena pubblicata dalle Edizioni San Paolo in cui il noto giornalista, direttore di Rai Parlamento, racconta la figura di Giovanni Paolo I attraverso episodi e dettagli dalla sua vita in uno stile semplice, diretto, avvincente e rigoroso.
Preziosi – già vincitore del Premio cardinale Michele Giordano per “Il Papa doveva morire” (Ed. San Paolo) – ricostruisce in stile giornalistico numerosi dettagli ed episodi della vita di Albino Luciani e del suo pontificato durante il quale seppe tracciare una via ancora attuale della Chiesa Romana. Luciani fece della sua vita un esempio di umiltà, spirito di servizio e amore per tutti.
“L’umiltà e l’assoluto rifiuto di ogni carica e di ogni tentazione di carriera furono sempre il tratto più saliente del carattere di Albino Luciani”, scrive Preziosi in uno dei primi capitoli, trenta, tutti riguardanti un momento specifico e importante della vita del nuovo Beato.
“Per capire quanto fosse lontano da lui ogni richiamo per la ‘carriera’ ecclesiastica, basta ricordare un aneddoto curioso. Ci ha raccontato infatti la nipote Pia che la vera ‘ambizione’ dello zio fosse quella di fare il parroco di Alleghe, un paesino in provincia di Belluno, con poco più di mille abitanti, oggi meta turistica grazie alla bellezza dell’omonimo lago, che bagna anche la canonica”.
Il motivo del voler stare in un luogo sì molto bello, ma anche molto umido era semplice: “lo avrebbe fatto per amore di mamma Bortola, che da bambina aveva vissuto a Venezia e ancora ricordava con nostalgia i tempi trascorsi nella città lagunare…Insomma, era desiderio di Luciani donare ai genitori, in particolare alla mamma, la sensazione di vivere ancora a Venezia”.
Luciani “inadatto” a fare il vescovo
“Albino Luciani si sentiva completamente e solo sacerdote. E questa missione sacerdotale portò con sé per tutta la vita, perfino quando venne eletto Papa della Chiesa Cattolica universale. Scorrendo la sua biografia, si legge una serie incredibile ruoli di nomine e di chiamate. Eppure, nessuna delle tante nomine che monsignor Luciani ricevette nel corso della sua esistenza venne ad essere da lui cercata od anche solo desiderata. Il ‘piccolo’ di Canale d’Agordo vive anzi come una sorta di ‘pericolo’ per la sua missione sacerdotale il richiamo a sempre nuovi incarichi. Per questo continuava a svolgere la sua azione di sacerdote con grandissimo entusiasmo e totale dedizione”.
Il Vaticano bocciò la proposta di episcopato promossa da monsignor Gioacchino Muccin perché “Luciani appariva di salute malferma”. Sarà Giovanni Paolo XXIII a “respingere tutte le perplessità avanzate sulle cattive condizioni di salute Luciani con una battuta fulminante: ‘e vorrà dire che morirà vescovo!’. Sarà proprio il ‘Papa buono’ a consacrare il nuovo vescovo nella Basilica di San Pietro il 28 dicembre del 1959″.
Da vescovo, si scopre scorrendo ancora le 288 pagine della biografia, “Luciani si impegnava in azioni reali di carità e di attenzione verso i poveri“. Sono decine le testimonianze di donazioni di beni di immediato ristoro nei confronti dei più poveri: “ogni soldo tolto a sé stesso veniva destinato a loro”, scrive Preziosi.
Come quella volta che, in tempi di austerity, “rinunciò al privilegio concesso al patriarca di Venezia di poter usare l’automobile quando c’era il blocco della circolazione automobilistica” e, “dovendo andare a Mestre per una celebrazione ufficiale, vestito di rosso e con gli abiti formali, prese una bicicletta ed arrivò a destinazione pedalando, tra lo stupore dei fedeli”.
L’elezione al soglio pontificio
“Eletto il 26 agosto 1978 – si legge in un altro passaggio de Il sorriso del Papa – Giovanni Paolo I fu anche il Pontefice delle ‘prime volte’: il primo a scegliere il doppio nome, il primo ad abolire il plurale maiestatico e l’incoronazione, rinunciando ai segni della ‘regalità del Papa’; il primo a pronunciare discorsi meditati ma recitati come se fossero a braccio, senza leggere i testi ufficiali preparati o vistati dalla Segreteria di Stato; il primo a dire che Dio non è solo padre, ma ama i suoi figli con un amore profondissimo come fa una mamma”.
“La scelta del nuovo nome – scrive Preziosi – crea e sorpresa stupore in tutto il mondo: perfino nella telecronaca della elezione, si sente ad un certo punto il giornalista che parla di ‘Giovanpaolo Primo’, in attesa di abituarsi alla incredibile innovazione del doppio nome. E non si tardò a capire che dietro scelta quella vi fosse un segnale e una in novazione ancora più profonda: Luciani desiderava mettere fine all’annosa questione delle divisioni tra “progressisti” e “conservatori”, delineando il futuro di una Chiesa nel solco scavato dal Concilio Vaticano II, di cui furono appunto protagonisti i suoi due predecessori, Giovanni XXIII e Paolo VI. Scriverà il vescovo Muccin che la scelta del doppio nome è stata “una delle espressioni non rare dell’intuito geniale con cui il Papa bellunese scioglieva il nodo delle situazioni e dei problemi difficili nella Chiesa”.
Morirà nel suo letto la notte del 28 settembre 1978. Lo troveranno le suore il mattino seguente: “il Papa giaceva immobile, con le braccia fuori dalle coperte, sul volto un lieve sorriso e le mani che stringevano alcuni fogli. Indossava gli occhiali, gli occhi socchiusi. Sembrava come se dormisse”.
Giovanni Paolo II, un anno dopo la morte di Luciani, lo descriverà come un uomo la cui grandezza è inversamente proporzionale alla durata del suo Pontificato. Al mondo, non solo cattolico, Papa Luciani ha lasciato in eredità la bellezza della sua vita vissuta: umiltà, preghiera, obbedienza ai superiori, fedeltà assoluta alla Chiesa, vicinanza al suo gregge. Sempre con il sorriso. Il sorriso del Papa.