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Somalia, svolta geopolitica nel Corno d’Africa

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Sos Somalia. Svolta geopolitica nel Corno d’Africa. La forza dell’Unione Africana è presente in Somalia per combattere gli islamisti al-Shabaab. Ora l’Ua annuncia di aver completato la prima fase del suo ritiro in vista del trasferimento dei propri compiti alle forze somale previsto per la fine del 2024. L’Atmis è la Missione di Transizione dell’Unione Africana in Somalia. E finora contava più di 19.000 soldati e poliziotti. Atmis spiega che un totale di sette basi è stato consegnato alle forze di sicurezza somale. Un’operazione condotta ak termine del ritiro di 2.000 soldati completato il 30 giugno. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu aveva rinnovato l’autorizzazione di Atmis per altri sei mesi. Dando tempo sino alla fine di settembre per completare la seconda fase del suo ritiro, con la partenza di altri 3.000 soldati. Il nuovo “tetto” sarà di 14.626 soldati dal primo ottobre al 31 dicembre.

Analisi Acs

La Somalia, riferisce la fondazione pontificia Acs, manca di un’autorità centrale che controlli l’intero territorio nazionale sin dal 1991. Vi è una Costituzione federale provvisoria in vigore dall’agosto 2012 che dovrebbe essere applicata all’intero Paese. Ma di fatto lo è nelle sole regioni sotto il controllo del governo di Mogadiscio. La Carta sancisce, tra le altre cose, la separazione dei poteri, un ordine federale e i diritti fondamentali umani e civili. Tra cui il divieto della mutilazione genitale femminile, una pratica particolarmente diffusa in Somalia. Il presidente è il Capo di Stato ed è suo compito nominare il primo ministro e il governo. Nonostante i criteri relativi ai ruoli delle due figure politiche siano chiaramente esplicitati nell’articolo 100 della Costituzione somala, vi è tuttora un certo disaccordo sugli esatti poteri del presidente e del Primo Ministro. Il Parlamento è composto da due camere. Riguardo allo status della religione e alla vita religiosa, la Costituzione delle tre sotto-aree della Somalia affermano che l’Islam è la religione di Stato. E il presidente deve essere un musulmano: in Somaliland, questo requisito si estende anche al vicepresidente.

Sharia in Somalia

Nel 2009 il presidente somalo Sheikh Sharif Ahmed ha detto che si sarebbe piegato alle richieste dei ribelli imponendo la sharia. Tale mossa, evidenzia Aiuto alla Chiesa che soffre, è stata vista come il tentativo di porre fine al conflitto tra le forze militari somale e le milizie islamiste. Nonostante la Costituzione attualmente in vigore – la Costituzione federale provvisoria – assicuri pari diritti a tutti i cittadini qualunque sia la loro religione di appartenenza. Al tempo stesso la Carta stabilisce che la legislazione deve essere in linea con la sharia. La Costituzione provvisoria si applica a tutti i cittadini senza distinzioni di credo e di conseguenza anche i non musulmani sono soggetti ad una legislazione che segue i principi della sharia. Anche se non esplicitamente proibite, le conversioni dall’Islam ad un’altra religione sono totalmente inaccettabili in una società fortemente influenzata dall’Islam. La situazione è simile in Somaliland e in Puntland dove le rispettive costituzioni proibiscono espressamente le conversioni. Ai non musulmani è inoltre vietato attirare l’attenzione sulla loro religione in pubblico. L’istruzione islamica è obbligatoria in tutte le scuole del Paese, sia pubbliche che islamiche. Soltanto poche scuole non musulmane sono esenti da tale obbligo. Tutte le comunità religiose devono inoltre registrarsi presso il ministero degli Affari religiosi.

Missione Somalia

L’Italia ha pagato un alto tributo alla crisi senza fine in Somalia. Afferma la ministra per le Riforme istituzionali, Elisabetta Casellati: “Trent’anni fa a Mogadiscio, l’Italia perse tre valorosi soldati impegnati in una missione Onu di aiuto al popolo somalo, martoriato da guerra e carestie. Con la ‘battaglia del Pastificio’, la prima per l’esercito italiano dal 1945, il 2 luglio del 1993 il nostro Paese rivisse improvvisamente gli orrori e i lutti della guerra. Oggi ricordiamo quella tragedia e omaggiamo la memoria di Andrea Millevoi, Stefano Paolicchi e Pasquale Baccaro, morti da eroi mentre cercavano di portare stabilità in una terra segnata da violenza e oppressione. L’Italia non dimenticherà mai il loro sacrificio e l’esempio di “costruttori di pace” che ci hanno lasciato e che continuerà per sempre a fare onore al nostro Paese”.

Memoria

“Il 2 luglio 1993 in Somalia, a Mogadiscio, Stefano Paolicchi, Pasquale Baccaro, Andrea Millevoi persero la vita durante un conflitto a fuoco dove ci furono anche 24 feriti. Tra cui il tenente colonnello Gianfranco Paglia, medaglia d’oro al valore militare. Il loro sacrificio meriterebbe essere ricordato in un film, glielo deve l’Italia”. Così il regista Paolo Ameli che ha ottenuto il patrocinio del ministero della Difesa già in fase di sceneggiatura. “Ora l’appello è al presidente Meloni, al ministro Crosetto, al governo ma anche a Mediaset, alla Rai, la televisione di Stato. Oa grandi case di produzione come Cattleya, Groenlandia, Indigo, Lucky Red con la speranza che, con un atto patriottico, condividano un progetto che racconta una pagina della storia italiana. E aiuta a ricordare l’eroismo dei soldati italiani che per aiutare popolazioni in difficoltà in una missione di pace, autorizzata dal Parlamento e governo italiano, hanno perso la vita per il Paese”, continua Ameli. “Le Forze armate, ieri formate da ragazzi di leva, oggi da professionisti, donne e uomini, sono l’orgoglio dell’Italia. E il Paese deve ricordarsi sempre di loro. E per questo va alimentata nel Paese una cultura della Difesa“, ha aggiunto Paolo Ameli.

Focus sulla Somalia

Adesso, quindi, il Consiglio si è detto “pronto a rivedere queste cifre” alla luce dei risultati di una valutazione tecnica che la Somalia e l’Ua dovranno fornire entro il 15 settembre. In particolare per “valutare” la prima fase del ritiro e fornire “un piano e un calendario chiari” per il resto. La risoluzione, pur prendendo atto dei “progressi” compiuti dalla Somalia nella lotta agli Shebaab, esprime “grave preoccupazione” per la “seria minaccia alla pace” che questi affiliati di Al-Qaeda continuano a rappresentare. La Somalia è uno dei Paesi più poveri del mondo e instabile dal 1991. La nazione del Corno d’Africa sta affrontando da oltre 15 anni l”insurrezione degli al-Shabaab che vogliono instaurare una versione radicale della legge islamica.

Agevole ritiro

Dunque il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Onu) ha adottato una risoluzione che estende l’autorizzazione della missione di transizione dell’Unione africana (Ua) in Somalia (Atmis). Per altri sei mesi. Vale a dire fino al 31 dicembre 2023. La risoluzione 2687 ha ricevuto il sostegno unanime dei 15 Paesi membri del Consiglio. E invita Atmis a dare priorità a tre attività. Ossia mantenere il sostegno alla pace e alla sicurezza in Somalia per garantire una transizione sostenibile. Sostenere le operazioni guidate dalla Somalia contro il gruppo al-Shabaab. Prepararsi per il suo agevole ritiro e uscita dalla Somalia come previsto. La delibera autorizza il ritiro in Fase 1 di 2.000 persone in divisa entro il 30 settembre 2023 e un ulteriore ritiro di 3.000 persone in divisa entro il 31 dicembre 2023. La risoluzione 2687 richiede un aggiornamento da parte dell’Ua e del governo somalo entro il 15 settembre 2023 sui preparativi per il ritiro di fase 2. Aggiungendo che il Consiglio di sicurezza è pronto a rivedere il ritmo del ritiro alla luce dell’aggiornamento.

Giacomo Galeazzi: