Il “social media manager” è il professionista che si occupa di un’azienda per promuoverla, in tutto il mondo, attraverso la complessa e reticolare opportunità generata, ai nostri giorni, dal web e dai social network.
Chi sono questi esperti
Si parla di social media marketing, riferendosi a una particolare capacità di interagire e comunicare, generando un passaparola virale, trasformando il follower in un cliente e questo in un ambasciatore del brand, al fine di battere la concorrenza. Tutto ciò è di estrema importanza in un mondo ormai così legato al digitale. Tali esperti di strategie della comunicazione sono professionisti che verticalizzano il lavoro di una squadra alle spalle, pronta a fornire i mezzi necessari per la pianificazione e la realizzazione delle tecniche più efficaci, duttili e in linea con un mercato cangiante e ultracompetitivo.
Non è così semplice come sembra
Non si tratta più di postare una fotografia, stuzzicare l’utenza con dei commenti, godersi i “like” o gestire passivamente un sito e attendere il riscontro: l’azione deve essere onnicomprensiva, veloce, continua, mirata, con i codici e la terminologia giusti. Il manager deve avere competenza, creatività e anche una decisa inclinazione al saper valutare a 360°, in una profonda visuale d’insieme. Un’altra caratteristica fondamentale è quella di essere molto flessibile, sempre aggiornato e attento alle novità, in un contesto legato all’innovazione continua. La materia è complessa e il saper utilizzare al meglio tutti i social, ponendoli anche in relazione fra loro, è frutto di approfondimento e di duro lavoro. Vista la crescente necessità di esperti sempre più preparati e creativi, è allo stesso modo elevata l’offerta di corsi specifici.
Imparare sui libri si può?
I libri in commercio dedicati a tale occupazione lavorativa sono diversi, tra questi “Professione social media manager”, pubblicato da Hoepli, del settembre scorso, scritto da Veronica Gentili, esperta del settore. Il sito www.jobbydoo.it/, specializzato nel mondo delle offerte di lavoro, al link https://www.jobbydoo.it/stipendio/social-media-manager, indica delle informazioni riguardo le prospettive economiche della professione. “Lo stipendio medio di un Social Media Manager è di 35.000€ lordi all’anno (circa 1.800€ netti al mese), superiore di 250€ (+16%) rispetto alla retribuzione mensile media in Italia. La retribuzione di un Social Media Manager può partire da uno stipendio minimo di 22.400€ lordi all’anno, mentre lo stipendio massimo può superare gli 85.000€ lordi all’anno […] Un Social Media Manager entry level (con meno di 3 anni di esperienza lavorativa) può aspettarsi uno stipendio medio complessivo di circa 27.600€ lordi all’anno. Un Social Media Manager a metà carriera, con 4-9 anni di esperienza, può avere uno stipendio medio di circa 38.400€, mentre un Social Media Manager senior con 10-20 anni di esperienza guadagna in media 48.500€. Un Social Media Manager a fine carriera con più di 20 anni di esperienza si può attendere una retribuzione media complessiva di 64.500€”.
Il blog vincos.it, sempre aggiornato su informazioni e statistiche riguardanti la comunicazione, riporta dei dati interessanti, riguardanti l’uso dei vari social, pubblicati il primo aprile: “L’anno della pandemia ci ha indotto ad un uso più prolungato di Internet. Analizzando i dati di Audiweb powered by Nielsen emerge che in media ogni mese hanno navigato in rete 43,5 milioni di italiani, in crescita del 4,6% rispetto al 2019. Nel giorno medio la fruizione è cresciuta del 3,3%.Lo strumento preferenziale di accesso rimane lo smartphone, usato da 38 milioni di persone, mentre il computer rimane stabile in termini di utilizzo medio mensile (27,1 milioni), ma cresce del 7% se si considera l’uso giornaliero (+7% rispetto al 2019). Residuale l’uso del tablet da parte di 7,7 milioni di persone. Questi dati descrivono la cosiddetta Total Digital Audience, ossia le persone che in Italia accedono da desktop (2+anni) e mobile – smartphone e tablet – al netto delle sovrapposizioni […] Al momento la navigazione da mobile da parte di minori di 18 anni non è rilevata, dunque è probabile una sottovalutazione dell’impatto dei servizi usati prevalentemente in mobilità da questo segmento della popolazione. […] Sembra che nessuno riesca a schiodare Facebook dalla sua posizione dominante. Anche nel 2020 è stato il social medium più utilizzato in Italia, da oltre 36,7 milioni di persone. Considerando che i frequentatori di social sono 38,8 milioni ogni mese, si può dire che il social di Zuckerberg ha una penetrazione sul target oggetto dell’analisi dell’82%.Poco distante YouTube con 35,5 milioni di spettatori mensili e una penetrazione di circa l’80%. Sul podio permane anche Instagram con 28 milioni di appassionati, in crescita di circa il 9%.LinkedIn ha continuato a conquistare nuovo pubblico, sono 19,5 milioni le persone che lo usano (+9,2%), probabilmente merito della sua strategia di copiare le funzioni più popolari di Facebook […] Il vero fenomeno è TikToK che ha fatto registrare un incremento del 333% ed ha superato la media di 6,3 milioni di audience”.
Come vengono veicolati i messaggi
I manager veicolano i loro messaggi, utilizzando i codici linguistici più adeguati alla platea di riferimento. Un utilizzo mirato e studiato può essere il mezzo per far arrivare messaggi anche a fasce considerate meno interessate. Un esempio, in tal senso, sono state le Gallerie degli Uffizi che, mediante un account TikTok, social diffuso tra i giovanissimi, hanno conquistato il loro interesse nonché una loro maggior presenza, quando è stato possibile, al celebre museo. Negli ultimi anni, si è andata progressivamente affermando la figura del professionista del marketing e della comunicazione on line. La prima fase è stata pionieristica e si è fondata sugli elementi in grado di padroneggiare meglio l’informatica. Con il graduale e incessante aumento dell’uso di internet, tale professione ha richiesto una formazione molto specializzata, dinanzi alla quale le aziende sono state ben consapevoli di dover investire. La pubblicità di un marchio, di un brand deve essere “adattata” alle nuove potenzialità della rete. Lo stesso obbligo corre per la riuscita di qualsiasi messaggio, anche per quelli culturali, no profit, del terzo settore. In un mondo e in un’epoca contrassegnati dalla tecnologia e dalla comunicazione multiforme e ossessiva, anche l’azienda “tradizionalista”, sebbene utilizzi strategie più naturali e genuine con immagini e valori di un tempo antico, deve convenire sulla necessità di scendere a patti con le piattaforme più gettonate, pena un graduale oblio.
La comunicazione deve essere una conquista umana
Il “fatto nuovo” del mestiere è la profonda accelerazione, inimmaginabile sino all’inizio del 2020, nell’uso dei social e di internet in generale. L’incremento del commercio elettronico, dovuto alla pandemia, ha indotto a nuove strategie per essere competitivi in un mercato ancora agli albori e tutto da scoprire. Il boom dell’e-commerce si è reciprocamente legato all’aumento del tempo trascorso nelle chat e in rete, con la possibilità, quindi, di creare profili sempre più accattivanti e di conquistare la fedeltà di tanti follower. In una sorta di cinico “evoluzionismo commerciale”, chi è stato in grado di reinventarsi a livello digitale o chi ha saputo accelerare, è riuscito a emergere nel caos della crisi economica. Il podio, tuttavia, non deve essere lasciato a questo boom così selettivo, in cui chi è più lesto vince nell’arena dell'”immagine”, lasciando sul campo i più fragili e coloro che non hanno i mezzi per adattarsi. Rimane fermo il richiamo di Papa Francesco nel suo primo anno di pontificato “La comunicazione è, in definitiva, una conquista più umana che tecnologica”.