Nei giorni scorsi il Consiglio Ue ha prorogato di un altro anno le sanzioni contro la Siria. Il regime di Assad, fino al 1º giugno 2022, sarà colpito dalle misure restrittive dell’Europa. “Alla luce della repressione che continua a essere esercitata contro la popolazione civile nel paese”. L’elenco del Consiglio Ue comprende ora 283 persone soggette sia a congelamento dei beni. Sia a divieto di viaggio. E 70 entità oggetto di congelamento dei beni. Le attuali sanzioni nei confronti della Siria sono state introdotte nel 2011. In risposta alla violenta repressione della popolazione civile perpetrata dal regime di Assad. E sono dirette anche a società e imprenditori di spicco che traggono vantaggio dai loro legami con il regime. E dall’economia di guerra. Le misure restrittive includono anche un embargo sulle importazioni di petrolio. Restrizioni su alcuni investimenti. Il congelamento dei beni della banca centrale siriana detenuti nell’Unione Europea. E restrizioni all’esportazione di attrezzature e tecnologie. Che potrebbero essere usate a fini di repressione interna. Nonché di attrezzature e tecnologie per il monitoraggio o l’intercettazione delle comunicazioni telefoniche o online.
Elenco
“Le sanzioni dell’Unione Europea in Siria sono concepite in modo tale da evitare qualsiasi impatto sull’assistenza umanitaria- sostiene il Consiglio Ue-. Quindi da non incidere sulla fornitura di prodotti alimentari. Medicinali. E attrezzature mediche. L’Unione Europea mantiene sotto costante controllo gli sviluppi del conflitto siriano. E può decidere di rinnovare le sanzioni e modificare l’elenco delle entità o persone interessate. In funzione dell’evoluzione della situazione sul campo. L’Ue mantiene l’impegno a trovare una soluzione politica duratura e credibile al conflitto in Siria. Conformemente alla risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. E al comunicato di Ginevra del 2012″. L’inviato delle Nazioni Unite e della Lega Araba ha stimato che il conflitto in Siria abbia ucciso 400.000 persone. Dall’inizio del conflitto in Siria, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha assicurato aiuti di emergenza. Offrendo pacchi viveri, latte e medicine. La fondazione pontificia Acs ha sostenuto costi di prima necessità. Inclusi riscaldamento e illuminazione. Dando la priorità ai più poveri, ai malati e agli anziani.
File interminabili
Secondo monsignor Samir Nassar, arcivescovo maronita di Damasco, la crisi economica siriana ha condotto al caos totale. Giorno e notte le famiglie devono mettersi in coda in una serie di file interminabili. Per procurarsi il cibo. “Questa scena caotica è diventata la norma”, racconta il presule alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs).
L’effetto delle sanzioni in Siria
Secondo monsignor Nassar, le sanzioni internazionali sono uno dei principali fattori che hanno determinato l’attuale crisi. “Le leggi estere penalizzano gli Stati. E le persone che osano inviare aiuti in Siria. Questa situazione si aggiunge alle ingiuste sanzioni. Moltiplicando la carenza di beni”. Una combinazione di fattori. Tra cui sanzioni internazionali. E il crollo finanziario del Libano, principale partner commerciale. Ciò ha portato a un’impennata dei prezzi alimentari. Prima dell’inizio del conflitto nel 2011, una pagnotta da 2 chili costava circa 15 lire siriane. Oggi una pagnotta da un chilo costa tra le 100 e le 500 lire siriane.
Smart card
Nel febbraio 2020 il governo siriano ha introdotto le “smart card“. Che consentono alle famiglie l’accesso, a prezzi agevolati, a quantità razionate di beni di prima necessità. Tra i quali pane, riso e tè. Per ottenere questi beni devono, tuttavia, aspettare in lunghe file. Spesso per diverse ore. Per tutti questi motivi, prosegue l’arcivescovo maronita di Damasco, “la comunità internazionale deve assumersi la sua parte di responsabilità”. Per la situazione attuale. Monsignor Samir spiega anche che l’attuale situazione non consente ai siriani di iniziare a superare la guerra civile.
Povertà
I commenti dell’arcivescovo maronita fanno eco a quelli dell’arcivescovo cattolico greco-melchita di Aleppo. Sostiene monsignor Jean-Clément Jeanbart: “Le sanzioni non hanno altro risultato che far soffrire le persone. E renderle povere e miserabili. Non avranno alcun effetto sul governo e sulle sue politiche. Perché il governo è lontano dagli effetti delle sanzioni”.