A vent’anni dall’emanazione della legge Sirchia, che vietava il fumo nei locali chiusi, e a 18 dalla sua entrata in vigore, potrebbe arrivare l’estensione del divieto di fumo anche all’aperto, in determinati luoghi e a certe condizioni, comprensivo non solo delle sigarette tradizionali ma anche di quelle elettroniche, le cosiddette e-cig, e i prodotti a tabacco riscaldato. In un’audizione di fronte alla XXII Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati, lo scorso 17 gennaio, il ministro della Salute Orazio Schillaci, nell’illustrare le linee programmatiche del suo dicastero, aveva dichiarato: “Intendo proporre l’aggiornamento e l’ampliamento dell’articolo 51 della legge 3/2003 per estendere il divieto di fumo in altri luoghi, all’aperto, in presenza di minori e donne in gravidanza”. Aggiungendo anche di voler “estendere il divieto anche alle emissioni dei nuovi prodotti non da fumo, sigarette elettroniche e prodotti del tabacco riscaldato”, oltre a “eliminare la possibilità di attrezzare sale fumatori nei locali chiusi” e a “estendere il divieto di pubblicità ai nuovi prodotti contenenti nicotina e ai device dei prodotti del tabacco riscaldato”. I possibili divieti, contenuti nella bozza di un provvedimento, secondo quanto anticipato dal quotidiano torinese La Stampa, potrebbero riguardare quindi la stretta alle “bionde”, alle e-cig e ai prodotti a tabacco surriscaldato sia ai tavoli esterni di bar e ristoranti – con la possibilità di fumare qualora il locale disponga di un’area riservata ai fumatori – che alle fermate all’aperto di autobus, metro, treni e traghetti e nei parchi alla presenza di bambini e di donne incinte. Un’ulteriore novità potrebbe essere rappresentata inoltre dall’estensione del divieto di pubblicità, come già per i prodotti tradizionali, per le sigarette elettroniche.
Chi fuma
Ogni anno più di otto milioni di persone nel mondo muoiono per via del fumo, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Oltre sette milioni dei decessi sono dovuti al consumo diretto di tabacco, mentre circa 1,2 milioni sono quelli dei non fumatori esposti al fumo passivo. Nel nostro Paese, secondo il report dell’Istituto superiore di sanità (Iss) realizzato in occasione dell’ultima Giornata mondiale senza tabacco, il 31 maggio 2022, i fumatori sono il 24,2% della popolazione (+2% sul 2019), cioè 12,4 milioni, con la prevalenza più alta di fumatori (42,9%) registrata nella fascia d’età compresa 25-44 anni, mentre quella più elevata (24,5%) tra le fumatrici è tra i 45 e i 64 anni. Guardando la cartina della penisola, la prevalenza di fumatori è più alta nel Meridione in entrambi i sessi, 32,6% negli uomini e 21,6% nelle donne.
I prodotti
Sigarette, e-cig (dispositivi che permettono di inalare vapore, solitamente aromatizzato, contenente quantità variabili di nicotina, in una miscela composta da acqua, glicole propilenico, glicerolo ed altre sostanze), device per riscaldare il tabacco: i fumatori hanno davanti a sé un’offerta variegata e c’è chi, come i consumatori duali, utilizza due prodotti contemporaneamente. In media si fumano 11,5 sigarette al giorno, con il consumo giornaliero medio sceso di due “bionde” in dieci anni – nel 2011 erano 13,6 sigarette al giorno – anche se un fumatore su cinque ne consuma quotidianamente più di venti, soprattutto tra gli uomini. Sebbene restino ancora le più utilizzate, le sigarette tradizionali registrano un calo dal 90,2% del 2019 all’84,9% del 2022. Così come quelle fatte a mano, che scendono dal 18,3% al 14,9%, mentre crescono sia gli utilizzatori abituali e occasionali di sigarette elettroniche e quelle a tabacco riscaldato. Nel primo caso, dopo un trend di riduzione dal 2,5% del 2017 all’1,7% del 2019, gli utilizzatori di e-cig sono oggi il 2,4% della popolazione, circa 1,2 milioni di persone, e nell’81,9% dei casi si tratta di consumatori duali, cioè che fumano sia le sigarette elettroniche che quelle confezionate. Nel secondo caso si è osservato un aumento dall’1,1% della penultima rilevazione al 3,3% dell’ultima, 1,7 milioni di persone. Le “nuove” sigarette sembrano acquistare terreno tra i più giovani. Il sito del Ministero della Salute riporta che secondo la Global Youth Tobacco Survey risulta raddoppiata la percentuale degli studenti che utilizzano la e-cig, dall’8,4% del 2014 al 17,5% del 2018, e un aumento ulteriore registra la percentuale di quei giovani che fa uso esclusivamente di sigarette elettroniche, passata dal 2,9% del 2014 all’8,2% nel 2018.
L’intervista
Vent’anni dopo la storica legge antifumo che porta il suo nome, Interris.it ha chiesto un parere sul tema all’ex ministro della Salute Girolamo Sirchia.
Come valuta l’idea di estendere i divieti all’aperto sia per le sigarette tradizionali che per le e-cig e i prodotti a tabacco riscaldato?
“Mi sembra una proposta valida, i luoghi assembrati all’aperto come i dehors non riparano dal fumo passivo i non fumatori e nei parchi pubblici assistiamo anche all’indecenza dei tantissimi mozziconi di sigaretta che vengono buttati per terra, milioni ogni anno, che sono nocivi perché inquinano il suolo e le acque”.
A vent’anni dalla sua storica “legge antifumo”, come valuta i risultati conseguiti?
“Il suo scopo era la protezione dei non fumatori dal fumo passivo e credo che oggi nessuno si sogni più di fumare addosso alla persona che ha vicino, al ristorante, in treno e in aereo, come invece succedeva prima, per cui mi sembra che abbia funzionato bene”.
Secondo l’Istituto superiore di Sanità, nel nostro Paese fuma quasi una persona su quattro, una percentuale che non si registrava dal 2009, mentre il consumo medio giornaliero è diminuito di due sigarette in dieci anni. Come giudica questi numeri?
“Prima della pandemia eravamo nell’ordine che i fumatori erano 22% della popolazione, durante il Covid si è avuta un’impennata, il 2% in più, forse dovuta anche al fatto che si doveva stare a casa e il nervosismo ha portato a cedere un po’ in tutti i campi, tra cui questo. Mi auguro che la situazione rientri con il ritorno alla vita normale, questo lo vedremo quando saranno presentati i prossimi dati a maggio 2023”.
Oltre un milione di fumatori usa le sigarette elettroniche, l’82% insieme a quelle tradizionali, e 1,7 milioni ricorrono ai prodotti a tabacco riscaldato. I primi sembrano essere riaumentati, i secondi sono triplicati dal 2019. Cosa sappiamo di questi prodotti?
“Sono state lanciate alcuni anni fa dall’industria che le commercializzava come strumenti di riduzione del danno o per smettere di fumare, ma gli studi finora condotti e quelli in corso dimostrano che non è vero che sono utili per quello scopo. La nicotina dà assuefazione – e in questi prodotti la dose di nicotina può aumentare anche in maniera spropositata – e questo porta il fumatore a usare indifferentemente le sigarette tradizionali e le e-cig. In più si sprigionano delle sostanze tossiche diverse da quelle ‘classiche’ del tabacco, per via del riscaldamento a 300 gradi del liquido che viene ‘svapato’, che in alcune situazioni possono anche essere peggiorative. Ma nei giovani è passato il messaggio che non fanno male e si può fumare tranquillamente”.
Quali sono i rischi e i danni per la salute legati al fumo e quanto è nocivo anche ai non fumatori esposti al fumo passivo?
“Il fumo passivo causa gli stessi problemi del fumo attivo, in una proporzione di un quinto. Sono state calcolate una ventina di patologie causate o peggiorate dal fumo, dalle malattie di tipo cancerogeno come il tumore al polmone o al seno, l’aumento di trombosi e di ictus, le malattie broncopolmonari, perché le sostanze del fumo hanno effetto tossici che causano la rottura degli alveoli determinando per esempio l’enfisema”.
Quali sono le strategie da seguire per proseguire nel contrasto al fumo?
“I controlli sono fondamentali, se mancano questi tutto è affidato al buon senso dei fumatori. I carabinieri N.a.s. continuano a monitorare il rispetto dei divieti, mentre le Asl non eseguono i controlli sui luoghi di lavoro, per cui suggerirei di ripristinare i controlli per legge nei primi e nei luoghi pubblici, come i negozi che danno sulla strada, per esempio bar e ristoranti. Così come si deve sanzionare chi getta i mozziconi per terra, dato che la legge lo proibisce. La Nuova Zelanda ha avviato il tentativo di portare a zero i fumatori proibendo la vendita delle sigarette ai nati dal 2009, se noi riuscissimo almeno ad allinearci alle percentuali di fumatori che si trovano nei Paesi nordeuropei – intorno al 15-18% – raggiungeremo già un buon risultato. Auspicherei che venga stilato un piano di salute pubblica, lo Stato deve parlare dei problemi di salute pubblica: solo l’inquinamento causa 60mila morti all’anno in Italia”.