Prof. Sirchia: “I giovani fumatori sottovalutano i danni della nicotina”

"Il Governo non può abbassare la guardia nella guerra al tabacco. E' necessario tutelare la salute della gente a partire dai giovani, vero target delle multinazionali": è l'analisi del professor Girolamo Sirchia intervistato da Interris.it per la Giornata Mondiale senza il Tabacco

GIROLAMO SIRCHIA. FOTO: VINCE PAOLO GERACE

“La nicotina è una droga e come tale dà dipendenza. Ma le multinazionali del tabacco mistificano la realtà per indurre i ragazzi a fumare. Il Governo non può abbassare la guardia nella guerra al tabacco perché ne va della salute pubblica e dell’ambiente”: è tranchant l’analisi del professor Girolamo Sirchia intervistato da Interris.it per la Giornata Mondiale senza il Tabacco, a 21 anni dalla legge che porta il suo nome e che vieta il fumo nei locali pubblici.

I dati del Ministero della Salute su fumo e mortalità

E’ allarme in Italia per l’aumento di fumatori in età adolescenziale. Secondo i dati diffusi dal Ministero della Salute (ISS), un italiano su quattro è fumatore (24%). Questa percentuale cresce tra i giovani: circa uno studente italiano su tre tra i 14 e i 17 anni (30,2%) ha fatto uso di un prodotto a base di tabacco o nicotina negli ultimi trenta giorni, tra sigarette tradizionali, elettroniche e tabacco riscaldato. L’età del primo contatto con la nicotina si attesta tra i 13 anni e mezzo e i 14 e mezzo, con gravi ripercussioni sulla salute. In Italia si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco oltre 93.000 morti ogni anno. Il tabacco provoca più decessi di alcol, aids, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme. Il fumo di tabacco, in particolare, è una causa nota o probabile di almeno 25 malattie, tra cui il cancro del polmone. Cosa che però non ferma le potenti multinazionali del tabacco nel cercare nuovi prodotti e nuove possibilità di vendita, specie tra i giovanissimi.

Foto di Ernst-Günther Krause (NID) su Unsplash

L’intervista al prof. Girolamo Sirchia

Sull’argomento, Interris.it ha intervistato il professor Girolamo Sirchia, promotore della legge del 16 gennaio 2003 n. 3 – detta anche “Legge Sirchia” – sul divieto di fumo nei locali pubblici.

Ventuno anni fa veniva approvata la legge che porta il suo nome. Come è nata?

“E’ nata da un’evidenza che è sotto gli occhi di tutti. Vale a dire che il fumo di tabacco è la prima causa di morte prevenibile. Checché ne dicano le multinazionali che producono tabacco e sigarette, il fumatore perde dieci, dodici anni di vita e si ammala molto di più rispetto a chi non fuma. Questo vale anche per il fumo passivo. Quindi, fumare reca un danno sia al fumatore, sia alla sua famiglia e cerchia di amici e colleghi, sia alla società”.

Perché il fumo è un danno per la società?

“Perché è la società che poi deve sostenere le spese per le cure. Senza contare il danno ambientale, che ricade su tutti. Il fumo è dunque la prima delle cause di morte o malattia che possiamo evitare se abbiamo l’intelligenza di non cadere nella trappola della dipendenza da nicotina, molto più subdola di quel che si pensa”.

Quali “armi” usano le multinazionali per convincere la gente a fumare?

“Usano principalmente l’arma della disinformazione per convincere la gente che il fumo o alcuni tipi di fumo, come quello delle sigarette elettroniche, non faccia male. Informazione del tutto falsa. Perché dà comunque dipendenza da nicotina. Oppure parlano di ‘privazione della libertà’ in relazione al divieto di fumare nei luoghi pubblici. Come se far inalare il fumo passivo – che è dannoso – agli altri potesse essere rivendicata come ‘libera scelta’”.

A 21 anni dalla legge che porta il suo nome, come sono cambiate le cose?

“Inizialmente c’è stato un netto calo del numero dei fumatori in Italia. Ma poi le cose sono cambiate in peggio. Mentre i produttori di sigarette continuavano a lavorare giorno e notte per non perdere i guadagni, lo Stato si è fermato. Non ha fatto più niente per contrastare la lotta al fumo, in tutte le sue forme. Il Covid poi ha ha dato il colpo di grazia. Quindi, oggi siamo tornati indietro di oltre vent’anni: continuiamo ad avere il 24% di fumatori in Italia. Le multinazionali hanno riguadagnato terreno”.

GIORNATA CONTRO IL TABACCO STOP FUMO E TABAGISMO. SIGARETTA GIGANTE IN PIAZZA DUOMO. Foto: MARCO CREMONESI

In che modo?

“Hanno capito che i tempi erano cambiati così come gli stili di vita. Hanno iniziato a differenziare i loro prodotti in modo da raggiungere i giovani e i giovanissimi. Non più solo con il tabacco. Ma anche e soprattutto con lo svapo, vale a dire lanciando la moda delle sigarette elettroniche (o e-cig) e del tabacco riscaldato. Per avvicinare vecchi e nuovi clienti, le hanno presentate come innocue (anche se innocue non sono) e hanno iniziato ad usare una terminologia seducente: ‘Riduzione del danno’. Ma si tratta di una fake news, di una mistificazione. Con le svapo non si riduce per niente il danno da fumo perché sono tossiche”.

Giovani e tabacco, quale rapporto?

“I giovani sono il vero nuovo target delle multinazionali del tabacco. I giovanissimi hanno abboccato alla seduzione delle sigarette elettroniche convinti anche dal fatto che nelle miscele – oltre alla nicotina – ci sono degli aromi piacevoli e dei sedativi che calmano la tosse. E’ stato eliminato il retrogusto del tabacco e della nicotina stessa che potevano risultare sgraditi al gusto. Con questa strategia di mercato associata all’idea che lo svapo non procuri danni alla salute hanno abbindolato moltissimi ragazzi, anche minorenni. Ma ricordo che il fumo elettronico fa comunque male alla salute”.

Perché il fumo elettronico fa male alla salute?

“Perché crea dipendenza da nicotina. Ciò li costringerà a cercare qualcosa che soddisfi quel bisogno per tutta la vita. La nicotina è una droga e come tale crea una forte dipendenza: è una vera e propria schiavitù”.

Cosa fare dunque per contrastare tutto ciò?

“Il contrasto a questa maledetta dipendenza è un obbligo morale per coloro che devono difendere la salute pubblica. E’ dunque obbligo del Ministero della Salute muoversi contro gli interessi (multi milionari) dei produttori e della filiera del tabacco. Che speculano in maniera cinica sulla salute degli altri per arricchirsi ulteriormente. E che sanno difendersi molto bene dalle accuse a loro rivolte. Nella guerra al tabacco, lo Stato deve essere vigile e non abbassare mai la guardia”.