Dal male al bene. In via Tonale 31, a Varese, un luogo di malavita ed emarginazione rinasce come spazio per l’accoglienza e il recupero di chi vive una condizione di marginalità sociale. “Per noi è importante convertire il male in bene”, dice a Interris.it Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca, l’organizzazione che in quel bene sequestrato e confiscato alla criminalità realizza un centro polifunzionale diurno per le persone senza dimora, “Casa Arca Varese”, in rete con diverse realtà del territorio e non. Qui chi ha bisogno può trovare accoglienza, ristoro, igiene, ascolto, assistenza legale e cure mediche. Si tratta della seconda struttura dell’organizzazione inaugurata in un ambiente sottratto alle mafie, dopo il progetto di co-housing “Casa Arca Esposti” partito a Roma.
I servizi
Un luogo capace di accogliere fino a 30 persone che qui possono soddisfare i propri bisogni primari, come mangiare e lavarsi, avere occasioni di svago e di socialità, curare la propria igiene e la propria salute. Le porte del centro sono aperte dal lunedì al sabato, dalle 9:30 alle 17:30, durante l’inverno anche di notte, l’accesso gratuito e senza appuntamento, con gli operatori e i volontari dell’associazione Camminiamo insieme, partner del progetto, pronti all’accoglienza. Qui gli ospiti trovano beni alimentari, docce, servizio di lavanderia e il guardaroba solidale per scegliere indumenti puliti. Senza dimenticare l’assistenza sanitaria, grazie all’associazione Sanità di frontiera, che fornisce consulenza medica di base. L’identità polifunzionale del posto lo rende anche uno spazio ricreativo, dove si possono leggere libri e consultare giornali, accedere a Internet e fare nuove conoscenze.
Fragilità abitativa
“Ogni giorno a Milano 10 persone subiscono uno sfratto per morosità incolpevole. In Italia centomila persone finiscono in strada o cercano un posto dove dormire. Ci impegniamo a farle uscire da questa situazione”, sottolinea Sinigallia. Per questo l’hub mette a disposizione degli ospiti uno spazio di ascolto e orientamento ai servizi sul territorio. Qui possono essere aiutati con i documenti burocratici, sistemare il proprio curriculum vitae e simulare colloqui di lavoro. Inoltre, gli viene garantita consulenza legale e giuridica con la presenza dell’associazione Avvocato di Strada.
Empatia
“Serve un approccio empatico”, continua il presidente di Fondazione Progetto Arca, “noi siamo stampelle, utili per un certo periodo, poi la riabilitazione è una loro responsabilità”. Si parte dando risposte ai bisogni primari di chi vive un maggior o minor grado di marginalità e fragilità sociale, “chi è in difficoltà e fatica ad arrivare alla fine del mese può fare la spesa gratuitamente nei nostri market solidali”, spiega. Attraverso poi figure di esperti come educatori, psicologi e assistenti sociali si individua il percorso di recupero di ognuno. “Se la persona è da poco in stato di indigenza magari sarà più veloce, se invece la situazione si è cronicizzata occorre andare alla radice” – spiega Sinigallia – “esistono tanti tipi di povertà, da quella economica a quella educativa”. “Per trasformare il futuro, dobbiamo partire dai ragazzi”, conclude.