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La sindrome di Snoopy: una vita in bilico tra scelte possibili

La Sindrome di Snoopy consiste nella difficoltà a individuare una decisione autonoma e definitiva per risolvere problemi di carattere quotidiano o di ambito più complesso. Nell’era attuale delle contrapposizioni e delle dicotomie ben sollecitate (soprattutto di genere, di scontro fra vaccinati e non vaccinati, fra fautori e oppositori del Ddl Zan), si pongono ulteriori e pesanti interrogativi sulle scelte da adottare.

Da dove arriva il nome

Il fenomeno ha una rilevanza non solo italiana. Prende il nome, e lo spunto, dalle continue rivisitazioni che conducono il famoso cane di Schulz a rielaborare il suo infinito romanzo (a cominciare di nuovo), in una complessità interiore che sogna illusorie conclusioni definitive. Il riferimento a Snoopy è anche nel suo tentativo di vivere altre vite “surrogate”, in cui simula personaggi e confonde, ingenuamente e fanciullescamente, la fantasia e la realtà, in una sorta di sterile gioco in solitudine.
Molto spesso, l’inazione è dovuta alla paura di scontentare il prossimo e di deluderlo poiché, erroneamente, ci si sente sempre sotto esame.

Le cause

Le cause di questa patologia sono da ricercarsi nel presente ma soprattutto nel passato, quando si nasce decisi e poi, per varie situazioni ambientali, familiari e sociali, si finisce per scadere nell’indecisione. La cronicizzazione dell’indecisione porta la stessa a operare in tutti i settori e anche a diverso livello, dalle situazioni più banali (la scelta di un film) sino a quelle più rilevanti. I conflitti interiori possono derivare anche dalle situazioni affettive e sentimentali, oggi meno ancorate, poste sempre più a repentaglio, vittime della transitorietà e della novità.

La sindrome di Snoopy nella letteratura

Fra i volumi in circolazione, c’è quello di Giorgio Nardone, psicologo e psicoterapeuta, dal titolo “La paura delle decisioni”, pubblicato da Ponte alle Grazie nel 2019. L’autore parla proprio di “psicopatologia del decidere”.Decidere è una libertà, ma anche un compito che può diventare difficile, fino a trasformarsi in un peso insostenibile. Più l’umanità si è evoluta, e più complessa è diventata la realtà con cui l’uomo entra in relazione, e di conseguenza più faticoso è diventato districarsi nella giungla delle scelte. La difficoltà aumenta in proporzione al ruolo occupato da chi decide nelle gerarchie della famiglia, della società, dell’economia – dal genitore al manager, dall’insegnante al politico. Gli strumenti a nostra disposizione – corsi e seminari di management e studio dei processi decisionali – si concentrano sull’aspetto razionale, trascurando le oscure forze emotive che sono i veri ostacoli del decidere: la paura e le sue manifestazioni disfunzionali, lo stress e il dubbio patologico, l’angoscia e il panico”.
La fiducia del singolo è posta a repentaglio in un’epoca contrassegnata dalle paure derivanti dalla pandemia e che hanno ripercussioni a livello fisico e mentale. Sono incertezze che riguardano diversi aspetti del quotidiano, sia dal punto di vista personale, lavorativo, scolastico, sociale nonché quello più “trasversale”, di carattere economico dove c’è una notevole instabilità che fa vacillare progetti e iniziative.

Alcuni dati

L’Istat, in tal senso, ha fotografato e misurato, in un recente comunicato stampa, proprio la fiducia (altalenante nei mesi scorsi, come motore o freno) dei consumatori e delle imprese nel futuro e nella ripresa economica. Si legge “A ottobre 2021 si stima una diminuzione dell’indice del clima di fiducia dei consumatori (da 119,6 a 118,4) mentre l’indice composito del clima di fiducia delle imprese è stimato in aumento (da 113,7 a 115,0). La flessione dell’indice di fiducia dei consumatori esprime un peggioramento diffuso dei giudizi: il clima corrente registra la discesa più marcata (da 116,1 a 113,7) mentre il clima economico e quello personale evidenziano flessioni più contenute (rispettivamente, da 143,6 a 142,2 e da 111,5 a 110,4). Solo il clima futuro è in aumento, passando da 124,7 a 125,4. Per le imprese si stima un miglioramento della fiducia nell’industria: nel settore manifatturiero l’indice aumenta da 113,2 a 114,9 e nelle costruzioni sale da 155,5 a 159,2. Si registrano, invece, un calo lieve nei servizi di mercato (l’indice scende da 112,3 a 112,1) e più ampio, nel commercio al dettaglio (l’indice passa da 106,7 a 105,4)”.

Una perenne dipendenza

La vita umana oscilla tra un’auspicabile crescita graduale, fisica e spirituale, in grado di costruire un soggetto libero e indipendente, volto all’autorealizzazione e un’immatura stagnazione, di perenne dipendenza, con atteggiamenti arrendevoli e rinunciatari dinanzi alle molteplici sfide e prospettive che l’ambiente pone. Un altro ancora gli disse “Ti seguirò, Signore, ma lasciami prima salutare quelli di casa mia”. Ma Gesù gli disse “Nessuno che abbia messo la mano all’aratro e poi volga lo sguardo indietro, è adatto per il regno di Dio”. Luca 9: 61-62. La vera libertà si fonda sulla consapevolezza, la motivazione e l’intenzionalità della scelta che, nell’ambito di molteplici variabili intercorse, l’individuo deve saper intraprendere senza rimuginare e affidarsi ai ripensamenti.
Lo scegliere e il decidere comportano una selezione fra varie opzioni; la personalità sicura deve assumersi la responsabilità di quanto stabilito, delle espressioni verbali e delle azioni poste in essere. Non chi comincia ma quel che persevera è l’efficace motto della prestigiosa “nave scuola” Amerigo Vespucci.

L’incertezza

La problematica risente di una deficitaria crescita a livello infantile e giovanile, in cui vengono a mancare dei puntelli essenziali per la crescita e l’acquisizione di sicurezze. Nell’ambito familiare, l’approccio permissivo o, al contrario, autoritario, dei genitori (con punizioni incoerenti, scollegate e incomprensibili al bambino) provocano solo incertezza, incapacità di autovalutazione e di soluzione.

Come recuperare

La chiave è nel recupero attraverso dei trattamenti mirati e nell’accoglienza, reciproca, con il prossimo, dal quale acquisire consigli da trasdurre in certezze, nell’ottenere l’“accudimento” e l’affetto formativo che sono stati manchevoli o mal percepiti. Il mondo moderno sembra porre continui esempi di ristrutturazione della realtà, volti, tuttavia, più a confondere le idee e le opinioni che a consolidarle. In questa ristrutturazione cognitiva e affettiva, si insinua l’indecisione del singolo (che, spesso, non riesce a concludere ciò che ha programmato) e lo sottopone a continue rivalutazioni, controlli, ripensamenti che stagnano l’inventiva e l’ardire di portare a termine un progetto. Il rischio è quello di una cronicizzazione dell’indecisione che ha conseguenze su tutti gli aspetti della vita. A volte, l’esitazione è frutto di debolezza interiore, ansia e depressione, altre volte nasce dall’esigenza (tipica del mondo moderno) di un’estrema tendenza alla perfezione, tale da non ammettere un risultato eventualmente meno corretto e preciso del previsto.

Il problem solving

L’esigenza, contemporanea, di essere presente in tutto e “sul pezzo” a livello di social, gossip, cronaca spicciola, conduce anche alla paura (paralizzante o, al contrario, puntata sull’onniscienza, l’onnipresenza e il perfezionismo) di rimanere tagliati fuori, di essere estromessi dal gruppo dei pari. Le capacità di problem solving che pure l’individuo moderno aveva sviluppato, attraverso strategie disparate, empiriche e di esperienza consolidata, contrastano con una diabolica tendenza alla “divisione” su ogni elemento, informazione o evento, generando una massa indifferenziata in preda alla confusione, alla mancanza dei punti di riferimento, più sola e fragile anche nell’intraprendere, sostenere e concludere la decisione più semplice.

Marco Managò: