Il Senegal è situato nella zona nordoccidentale del continente africano, ha un’estensione di circa 196.722 km². Attualmente è suddiviso in 14 regioni, con 113 municipalità, 370 comunità rurali e 14.400 villaggi. I dati più recenti riferiscono di una popolazione complessiva che si attesta intorno ai 12 milioni e 800 mila abitanti, la quale è ripartita in circa venti gruppi etnici diversi. L’indipendenza dalla Francia, ottenuta nel 1960, ha contribuito in maniera determinante a rendere sempre più democratiche le istituzioni del Paese e, nonostante il clima di tensione emerso nelle recenti elezioni presidenziali, questo esempio di democrazia del continente africano, sopravvive.
L’agricoltura in Senegal
L’agricoltura, per il Senegal, rappresenta la fonte di sussistenza economica primaria ma, la stessa, è ancora afflitta dagli squilibri tipici del passato coloniale, ossia la presenza preponderante delle monoculture come le arachidi e le problematiche nel raggiungimento dell’autosufficienza alimentare, soprattutto nelle aree rurali. Alla luce di ciò, Ipsia Acli, da oltre nove anni, è presente nel Paese con diversi progetti miranti a promuovere una tipologia di agricoltura innovativa che mette al centro le persone. Interris.it, in merito a questa esperienza, ha intervistato Patrizia Dodaro, cooperante e coordinatrice delle attività di Ipsia in Senegal.
L’intervista
Dodaro, in che modo, Ipsia, favorisce la transizione ecologica e la sostenibilità agricola in Senegal?
“In qualità di Ipsia siamo presenti in Senegal dal 2015 e operiamo sia al livello urbano che rurale. I nostri progetti però, si sono concentrati maggiormente nel secondo ambito e li avviene il sostegno ai piccoli gruppi, soprattutto femminili, per assicurare l’accesso all’acqua favorendo l’utilizzo di energie rinnovabili e l’accompagnamento tecnico finalizzato a delle produzioni agricole più sostenibili, ovvero senza l’utilizzo di pesticidi chimici che, in loco, sono molto utilizzati per l’agricoltura convenzionale. Da anni pertanto, Ipsia, accompagna vari gruppi di donne per far sì che possano avere degli orti collettivi in cui si rispettano le pratiche dell’agroecologia, si utilizzano le energie rinnovabili per avere accesso all’acqua e per incentivare l’utilizzo razionale delle risorse. Quindi, mettiamo in campo sia azioni di sviluppo diretto che la partecipazione al livello politico attraverso le reti che sono state create sul tema dell’agroecologia. Qui in Senegal, ad esempio, c’è una coalizione, chiamata ‘Ditaes’ a cui abbiamo aderito da un anno, la quale si occupa di portare avanti il discorso politico della transizione ecologica nel Paese. Inoltre, su questo tema, anche sotto il profilo urbano, lavoriamo sostenendo alcune municipalità al fine di migliorare la gestione dei rifiuti e valorizzarli attraverso il progetto ‘Dakar regeneration vert’. La transizione ecologica rappresenta il cuore dei nostri interventi in Senegal”.
Come state favorendo la creazione di nuovi sistemi alimentari attraverso l’agroecologia?
“Cerchiamo di sostenere i produttori locali i quali, quasi sempre, partono da metodologie di agricoltura convenzionale, quindi dall’utilizzo di pesticidi e diserbanti chimici. Allo stato attuale, stiamo sviluppando una collaborazione con la Fenab, ovvero la Federazione nazionale per l’agricoltura biologica, grazie anche a un finanziamento della Regione Sardegna, in cui accompagniamo i produttori verso la transizione ecologica. Essa consiste nella transizione graduale e ragionato dai sistemi dell’agricoltura convenzionale a quelli dell’agro ecologia, attraverso forme di accompagnamento tecnico, portato avanti da agronomi e specialisti che consigliano ai produttori come fare questo passaggio e rafforzano le loro competenze attraverso la formazione teorica e pratica, andando a vedere altre aziende già operanti nel settore. Inoltre, li sosteniamo anche mediante l’acquisto di piccole attrezzature, sementi biologiche e fertilizzanti organici al fine di facilitare la produzione”.
Quali sono i vostri auspici per il futuro? In che modo, chi lo desidera, può sostenere la vostra opera in Senegal?
“In futuro speriamo di continuare nelle nostre azioni a sostegno delle comunità, in collaborazione con i partner locali, quindi con le associazioni e i comuni e favorire scambi positivi tra Italia e Senegal, attraverso la valorizzazione della ‘diaspora senegalese’, che è molto attiva nei progetti di sviluppo. Invece, per coloro i quali desiderano sostenerci, abbiamo numerose attività di volontariato, come quella del servizio civile all’estero, ma anche del progetto ‘Terra e Libertà’, in cui si può scegliere di dedicare alcune settimane allo svolgimento di campi di animazione giovanile in Senegal o negli altri Paesi in cui opera Ipsia. Invitiamo inoltre a seguire le nostre pagine sulle diverse piattaforme social. Chi lo desidera inoltre, può contribuire con le donazioni del 5 x 1000 oppure in forma diretta per realizzare azioni progettuali specifiche”.