Lo shock della pandemia; l’interruzione delle attività pastorali; la chiusura delle parrocchie e dei centri di aggregazione; l’isolamento sociale. Le conseguenze delle restrizioni imposte per la lotta al Covid 19 sono ricadute in modo particolare sugli adolescenti. I giovani appartenenti a questa fascia di età non hanno avuta garantita nemmeno la didattica in presenza e le attività sportive. I danni alla strutturazione della loro personalità sono emersi in molti ambiti a cominciare dalla preparazione scolastica fino alle fragilità psicologiche rilevate dai centri sanitari preposti.
In questa cornice senza precedenti irrompe il progetto della Pastorale giovanile della Cei, “Seme di Vento“. Il progetto – si legge sul sito – che proporre un impegno più condiviso per incontrare gli adolescenti con tutta la comunità cristiana aprendo processi educativi che la possano rinnovare profondamente. I vescovi italiani fanno appello a tutte le realtà ecclesiali che abitano ogni territorio: le parrocchie e gli oratori, le associazioni che le animano, i movimenti e tutte le realtà legate alla vita consacrata.
Le dichiarazioni di don Falabretti
“Quello che è successo nell’ultimo anno ci porta a prendere in considerazione questa età in modo nuovo, il discorso della fede deve diventare un’esperienza pratica vissuta che deve segnare la vita dei ragazzi”, spiega in un video di presentazione don Michele Falabretti, responsabile del servizio nazionale per la pastorale giovanile. Il progetto nasce quindi con l’intento di ridare un luogo agli adolescenti per recuperare la bellezza della stagione della loro vita. “Abbiamo chiamato il progetto Seme di Vento – prosegue Falabretti – perché l’adolescenza è una grande stagione di semina e dove si diventa grandi, “di-vento” tiene conto anche del vento delle spirito che rinnova la vita”. L’invito ai pastori è quello di lasciarsi raggiungere dal grido degli adolescenti e la famiglia può diventare volano di una comunità che si rilancia. Questo percorso sarà presto condivisibile attraverso i materiali di base che saranno racchiusi in un quaderno e un sito che conterrà le schede di questo anno zero per gli adolescenti italiani.
Il dono della fede come punto centrale
Al centro di tutto resta il dono della fede che infonde forza, ispirazione, speranza e coraggio in tutti quei ragazzi che hanno avuto la fortuna di poterla sperimentare. A fotografare questo aspetto è la ricerca dell’Ipsos dal titolo “Adolescenti tra presente e futuro” commissionata dalla Cei e presentata nell’ambito del progetto.
Dall’indagine demoscopica, condotta su giovani tra i 14 e i 18 anni, emerge che è lineare l’associazione tra religiosità cattolica e una serie di fattori positivi: stati emotivi più positivi e una maggiore soddisfazione di sé; famiglie più coese e genitori più alla pari e con maggiori capacità direzionali; più propensione all’impegno scolastico e sociale; minore impatto negativo del lockdown sui diversi aspetti della vita.
Resilienza e ottimismo
Tra gli aspetti salienti dell’indagine vale la pena segnalare anche che gli adolescenti mostrano resilienza e ottimismo e che sono pronti a tornare alla vita di sempre mostrando una sostanziale capacità di prendere il buono anche da un’esperienza come quella della pandemia. Emergono invece maggiori difficoltà per chi vive in condizioni di difficoltà economiche, prevalgono poi il bisogno di ascolto e di libertà decisionale mentre i padri si confermano figure di riferimento secondarie rispetto alle madri. Rispetto al futuro, emerge da una parte la percezione di uno svantaggio generazionale, soprattutto legato alle prospettive lavorative, dall’altra la percezione di avere più strumenti e più libertà rispetto alla generazione precedente che in qualche modo potranno condurli a un futuro migliore. Infine è ben chiara la visione di una società che sarà in futuro diversa, più attenta all’ambiente, più sostenibile e più solidale.
Certo molto ci sarà da lavorare se si considera che solo il 46% dei giovani intervistati ritiene la religione un aspetto importante della vita mentre il 90% del campione ritiene fondamentale il benessere economico. Ma il fatto che famiglia, amore, pace e amicizia siano tra i primi cinque aspetti fondamentali indicati da tutti i giovani fa comprendere che esiste una sensibilità diffusa che va oltre la materia e che chiede di alimentare anche l’anima oltre che il corpo.