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Scuole paritarie, dentro o fuori: sostegni o collasso (VIDEO)

Salvataggio o default. Si restringe il ventaglio delle opzioni per gli istituti scolastici paritari: un piano d'intervento per garantire la sopravvivenza o si rischia di assestare un duro colpo all'intero sistema scuola. Su Interris.it le opinioni del mondo politico

Ora si gioca davvero sul filo il destino delle scuole paritarie. Un tema complesso forse, ma abbastanza semplice nel tracciamento dei suoi lineamenti: una richiesta d’aiuto contro la prospettiva, per molti istituti, di chiudere i battenti, aprendo uno squarcio più largo di quanto si pensi nelle maglie del sistema scolastico italiano. Il punto, oggi come nelle ultime settimane, è raggiungere il giusto compromesso che possa garantire la sopravvivenza a buona parte dei 12 mila istituti paritari. Dal futuro dei quali, altro punto forse sottovalutato, dipende a sua volta quello di migliaia di studenti, specie nel Sud Italia, per i quali potrebbe non rivelarsi sufficiente la ripartizione nelle aule della scuola pubblica. In Commissione bilancio finiscono gli emendamenti delle forze politiche al Decreto Rilancio, sul tavolo dei membri si accumulano le proposte delle scuole stesse, per un carnet di sette proposte che, insieme, costituiscono il gancio per tirar fuori le paritarie dal pantano.

Una sfida urgente

“Nelle prossime ore è necessario – ha spiegato suor Anna Monia Alfieri, da sempre in prima linea sul fronte della garanzia della libertà educativa – che il Pd e Italia Viva, insieme alle opposizioni e viceversa, votino questi sette emendamenti e si avvii un progetto macro sulla scuola italiana, con una task force con Regioni e Comuni per introdurre immediatamente l’autonomia nella scuola italiana e la libertà nella paritaria, applicando i costi standard di sostenibilità e assegnando alla famiglia la possibilità di scegliere fra scuola pubblica statale e scuola pubblica paritaria”. Il che, in sostanza, si confà a quanto prevede uno degli emendamenti proposti, che vede nell’applicazione del costo standard di sostenibilità per allievo e nella detraibilità integrale delle rette una risposta all’emergenza vissuta dalle famiglie durante la pandemia da Covid-19. Una misura che consentirebbe un doppio respiro, ai nuclei familiari e agli istituti, con un tetto di spesa di 5.500 euro ad alunno.

Rischio default

Al di là delle misure proposte per scongiurare un default da 2,4 miliardi di euro (nonché per garantire misure fondamentali, come l’incremento del fondo annuale per gli alunni con disabilità) e un rischio di chiusura sempre più concreto per il 30% dei 12 mila istituti in questione, a tenere banco è un dibattito che, pur attraversando trasversalmente le forze politiche, ha mancato finora di soluzioni definitive. Un quadro che gli effetti sociali del Covid-19 rischiano di compromettere ulteriormente: “Credo che il problema di fondo sia di tipo culturale – ha spiegato a Interris.it Tiziana Drago, senatrice del Movimento 5 stelle e firmataria di un emendamento al Dl Scuola mirato a uno sconto dell’80% sulle rette e a misure quali credito fiscale, contributivo o la cessione agli istituti di credito, con riconoscimento di un 20% di sconto delle paritarie per servizi non fruiti dalla famiglia -. C’è disinformazione su questo tema e, per questo, si disattendono normative già esistenti”. Un punto essenziale poiché, “non avendo chiara la distinzione fra scuola paritaria e scuola privata, si interpretano male anche gli articoli costituzionali riferiti alla necessità di sostenere la scuola pubblica. E quindi la libertà educativa riconosciuta ai genitori. Il limite di finanziamento posto all’interno della Costituzione riguarda enti e strutture private”.

Tiziana Drago, senatrice M5s e firmataria di un emendamento al Decreto Scuola

Sistema francese

Al di là del discorso economico, c’è una distinzione fondamentale che non può essere ignorata: “Le scuole private – ha proseguito Drago – non sono sottoposte a controllo statale, non ricevono finanziamenti in questo senso e hanno una loro libertà educativa. Le paritarie, invece, è vero che ricevono finanziamenti statali, ma hanno una libertà educativa nella cornice della programmazione ministeriale”. Un quadro definito ma nel quale è necessario agire armonizzando le problematiche ancora esistenti: “Per ottenere qualcosa in più si deve lavorare bene sul trattamento dignitoso dei docenti. Le scuole paritarie devono assicurarne la presa di servizio secondo criteri trasparenti, attingendo alle graduatorie già esistenti. Altra soluzione, “l’applicazione del sistema francese. Ovvero l’istituzione di due albi professionali per i docenti, con possibilità di scelta per chi vuole insegnare negli istituti paritari e chi in quelli statali. Nelle nostre graduatorie statali sono iscritti molti docenti che in realtà insegnano nelle scuole paritarie o private. Abbiamo quindi anche un notevole problema di tipo burocratico e amministrativo”. Oltre che di tipo culturale.

L’equivoco

Per una volta, non sembra essere questione di dibattito politico. Almeno non nel senso stretto del termine. Il concetto di scuola paritaria sembra fare i conti con un equivoco di fondo che, negli anni, non ha consentito a un sistema di fatto pubblico di essere considerato come tale. Un nodo forse più intricato dell’emergenza stessa che, se da un lato ha aperto uno spaccato mai così urgente sulla condizione della scuola paritaria, dall’altra sembra lasciare ancora molta strada alla piena comprensione della reale natura di questi istituti: “Queste scuole svolgono un servizio fondamentale per alcune aree del territorio – ha spiegato l’onorevole Gianluca Rospi, esponente del Gruppo Misto -. Alcune di queste senza scuole paritarie, non riuscirebbero a soddisfare la richiesta d’istruzione dei ragazzi delle elementari e, soprattutto, delle materne. Il governo, non so per quale motivo, ha deciso di non sostenere questo settore. Mi auguro accolga gli emendamenti che anche altre forze hanno presentato e spero che, soprattutto nel dl rilancio, tenga presente la richiesta che arriva da alcuni parlamentari ma anche dalle associazioni di categoria e specialmente dalle famiglie”.

L’on. Gianluca Rospi, deputato del Gruppo Misto

Esodo e impatto

Un tema, quello delle paritarie, i cui effetti creerebbero riflessi importanti sull’intero sistema scuola. Qualora, nella peggiore delle ipotesi, non si arrivasse a garantire i necessari sostegni alle scuole (quantificati in un miliardo di euro, ripartiti in un piano di interventi che escluderebbero una spesa cash) il rischio dell’esodo scolastico porterebbe a una possibile esasperazione della problematica annosa del sovraccarico delle aule: “Penso che la scuola non sia nell’agenda di questo governo – ha proseguito Rospi -. Sono rimasto basito nel sapere che il campionato ripartiva e che i ragazzi non hanno avuto la possibilità di passare l’ultima settimana di scuola assieme ai loro compagni. Uno Stato che non investe nella propria cultura non investe nel futuro. Avrei dato possibilità ai ragazzi di andare a scuola, con le precauzioni naturalmente, i doppi turni… Soprattutto a chi necessità di lezioni frontali, come i bambini delle materne e delle elementari, perché l’aspetto didattico di quelle scuole ha rilevanza anche dal punto di vista pedagogico. Il governo, se non da un aiuto alle scuole paritarie, creerà un grande problema nel Paese. Sappiamo tutti la situazione delle classi pollaio: parecchie scuole hanno strutture inadeguate per contenere i ragazzi. La chiusura delle paritarie creerebbe il problema di dove far studiare gli allievi che ora ne usufruiscono”.

Cifre superiori

In questo quadro, il pericolo di default per le scuole paritarie va di pari passo a un sistema scuola che, dopo il lockdown, proprio attraverso questa sfida verrà posto di fronte alle proprie debolezze: “Come gruppo Lega – ha spiegato l’onorevole Giorgia Latini, deputata della Lega e prima firmataria di una proposta di legge a tema – abbiamo presentato una legge a tutela delle scuole paritarie, nella quale si prevedeva l’istituzione di un fondo di 200 milioni di euro per sopperire a questo periodo di blocco scolastico che abbiamo avuto con l’emergenza sanitaria, in cui non tutti hanno onorato il pagamento delle rette viste le difficoltà economiche delle famiglie. Nella proposta, come sostegno continuativo, anche il versamento del 10×1000 a favore delle paritarie. Abbiamo anche previsto l’esenzione dell’imposta dell’Imu per i locali dove viene svolta attività scolastica delle paritarie. Attualmente, il Governo ha stanziato 150 milioni di euro per scuole paritarie e asili privati ma, facendo un conteggio, si tratta di appena 11 mila euro a scuola, cifra irrisoria per tutti i problemi che hanno avuto in questo momento. Abbiamo cercato di fare emendamenti che prevedessero delle cifre di sostegno superiori. Porteremo in Commissione la proposta di legge e vedremo se riusciremo a farla approvare”.

L’onorevole Giorgia Latini, deputata della Lega

Classi pollaio

Variabili che ruotano attorno a un concetto che, in qualche modo, dovrebbe rappresentare un aspetto assodato: garantire alla scuola un adeguato sostentamento. Più facile a dirsi che a farsi: “Abbiamo fatto richiesta di stanziare più fondi per la scuola – ha detto ancora Latini -. Nel Dl Rilancio abbiamo una manovra di 55 miliardi, solo 1 miliardo e 200 milioni per la scuola: una cifra che non può sostenere una riforma del sistema scolastico. Avevo io stessa fatto una proposta in cui chiedevo di stanziare più fondi per l’assunzione di più insegnanti, con l’obiettivo di aumentare il numero classi e diminuire quindi il numero di studenti per classe. Per garantire il distanziamento sociale e riaprire in sicurezza ma lo chiedevamo anche prima per risolvere il problema delle classi pollaio”. Un altro nodo sensibile, che va a intaccare anche la sfera della relazione fra docente e allievo: “In simili contesti anche l’insegnamento è difficoltoso. Abbiamo edifici scolastici semivuoti, a norma antisismica e pronti per accogliere gli studenti, perché gli uffici, anziché ridurre il numero degli alunni per classe, stanno accorpando queste ultime o le stanno abolendo perché non raggiungono il numero richiesto alla legge ordinaria, pari addirittura a 27 ragazzi. Un numero troppo elevato in questo momento”.

Un’occasione persa

Prossima tappa, la discussione in Aula. Se ne saprà di più probabilmente, sul futuro delle paritarie e su un sistema scuola che conoscerà il proprio destino. In ballo, oltre ai 300 mila studenti potenzialmente da ricollocare nelle classi sovraffollate della scuola pubblica, l’assetto di un sistema scolastico che rischia di ricevere il colpo decisivo in una fase in cui, per la ripartenza, si prospetta un piano di spesa da nove zeri: “Sono state fornite una serie di indicazioni molto precise e molto concrete – ha spiegato la senatrice di UdC, Paola Binetti -. Ci sono stati appelli sottoscritti in maniera coordinata sia alla Camera che al Senato. Il governo non ha voluto toccare niente. Non so se nel Decreto Rilancio metterà qualche altra risorsa economica ma, se sì, in misura irrilevante. Nel progetto Colao non c’è nulla per le scuole paritarie. Io penso che il futuro di questi istituti, in Italia, si conclude con una manciata non irrilevante di miliardi ma sicuramente del tutto inadeguata a coprire i bisogni degli studenti. Abbiamo investito di più in biciclette, monopattini e roller, a cui diamo 500 euro per ognuno, che non per gli alunni delle scuole paritarie. Per i quali, facendo il rapporto fra risorse stabilite e numero degli studenti arrivano a stento 150 euro. C’è una non volontà di affrontare e risolvere i problemi. Ci sono alcune scuole che sono piene e molte altre che non lo sono. Distribuiranno gli alunni sul territorio. Recupereranno spazi e persone ma allo stesso tempo non potranno garantire un prodotto di qualità. E’ un’occasione persa. Abbiamo fatto un grosso impegno in tanti. Ma il governo è stato sordo, cieco e muto”. Eppure la partita si deciderà proprio nelle aule del Parlamento. Da lì uscirà la risposta definitiva e, in qualche modo, la “sentenza” sul futuro del sistema scuola.

Paola Binetti, senatrice di UdC, fra i parlamentari più impegnati nel supporto alle paritarie

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