In cammino verso la santità. Natuzza Evolo “tra passione con Dio e passione per l’uomo”. In occasione della festività di Ognissanti e nel giorno del 12° anniversario della morte della mistica calabrese, Interris.it ha intervistato don Enzo Gabrieli. Il postulatore della causa di beatificazione della Serva di Dio, Natuzza Evolo.
Santità di vita
Qual è il significato spirituale di questa giornata?”
Dodici anni fa, il 1 novembre del 2009, moriva Fortuna Evolo. Conosciuta da tutti come Mamma Natuzza. Nata e vissuta a Paravati. Nel Vibonese. Nel 1924. Una donna che ha vissuto, nella semplicità della vita, la sua fede ed il suo amore per Dio e per il prossimo. Partendo dalla continua conversione di sé stessa. E da una coscienza di essere piccola, fragile, davanti a Dio. Amava definirvi ‘verme di terra’. Per esprimere con il linguaggio popolare il suo essere poca cosa davanti al Signore. Al quale aveva detto “Si” per unirsi nel mistero della sua passione”.
“Una ‘passione’ che Natuzza vissuto con Dio. Ma ha vissuto anche per l’uomo. Per quelle folle di umanità che hanno cercato per decine e decine di anni, una parola di consolazione. Un momento di ascolto e di condivisione. Nelle tempeste e nelle paure, Natuzza è stata per tanti un faro che ha indicato la via della fede. Ma anche le vie umane per uscire da situazioni terribili di malattia. Chi esercita il dono del consiglio, non può che indicare vie che orientano i fratelli nelle intricate vicende. Chi lo corregge non lo mortifica. Ma con cristiana fortezza lo scuote. Chi ama davvero condivide maternamente. E con la parola, i silenzi e le lacrime, partecipa alla vita dell’altro”.
“Mamma Natuzza è stata una ‘appassionata dell’uomo’. Perché ha cercato di essere una cosa sola con Cristo. E questa graduale conformazione si è manifestata proprio con quei fenomeni mistici che le sono stati donati da Dio. In quelle esperienze terribili che hanno ricordato a tutti non l’eroicità della donna. Ma il profondo amore e la completa donazione di Cristo all’umanità. Stimmate. Coronazione e sanguinamenti. Il vivere il venerdì di quaresima e poi il venerdì santo. Alcune manifestazioni sono state quella partecipazione oblativa allo svelamento della Croce di Cristo. ‘Io porto nella mia carne le stimmate di Cristo’, diceva San Paolo parlando di sé stesso. Questo si può applicare perfettamente alla lettura della via di questa donna forte. Una madre. Una sposa. Una sorella. Che nella sua calabresità ha risposto agli smarrimenti contemporanei”.
“La sua grandezza va individuata nella capacità di rispondere alle nuove difficoltà e ai nuovi bisogni. Ha cercato di colmare in molti quel bisogno e quella ricerca di tenerezza e di consolazione. E’ stata madre per molti. Da qui l’appellativo tenero che l’accompagnerà in vita ed in morte. E’ stata volto della paternità e anche della misericordia di Dio. Vissuta nella Chiesa ed in piena obbedienza e concordia con i Pastori. La sua testimonianza di vita è una ghirlanda di virtù che ha saputo intrecciare. Una dopo l’altra. Dal silenzio all’obbedienza. Dalla consolazione al consiglio. Dalla fortezza alla prudenza e alla temperanza”.
“A me spesso viene chiesto a che punto è la Causa di Beatificazione e Canonizzazione. Per quell’umano desiderio di vederla presto in Cielo. Il Tribunale diocesano e la Postulazione stanno facendo la loro parte. L’inchiesta diocesana è stata avviata il 6 aprile 2019. Quindi da soli due anni mezzo. È in corso la raccolta delle testimonianze. Gli scritti editi su di lei devono essere esaminati. Stiamo raccogliendo anche tante testimonianze di grazie e presunti miracoli. Senza voler anticipare il giudizio della Chiesa, è sotto gli occhi di tutti che ha contemperato una profonda intimità con il Signore ed una grande apertura per chi bussava alla sua porta. Ogni giorno. Per oltre mezzo secolo”.
“Migliaia sono i racconti e le lettere che si stanno prendendo in considerazione in questo percorso. Per una sua eventuale beatificazione. Una causa in sé è già un percorso complesso. Perché riguarda la vita di una persona. Ancor più bella e complessa è la vicenda umana e cristiana della Evolo. Natuzza ha ricevuto da Dio ‘doni speciali’. Per se. E per quanti l’hanno incontrata”.
“Dalla capacità di scrutare i cuore al dono di vedere gli ed ascoltare gli Angeli, la Vergine Maria e lo stesso Signore Gesù. Poi i doni legati alla mistica cristiana che la portavano a parlare dei defunti. Consolando chi era nel pianto. Invitando a pregare per loro. Tali doni si ritrovano nella vita di altri santi e sante. Ma in Natuzza Evolo possiamo dire che c’è stata una concentrazione. Su questi fenomeni, ma ancor più sulla sua vita santa, la Chiesa dovrà dire una parola al momento opportuno. Senza la fretta che oggi accompagna la nostra vita. C’è la fretta del mondo di chi corre per avere tutto. C’è la fretta evangelica che fu di Maria o dei Magi o dei Pastori. Fino a quella degli Apostoli. Ma quella traduce il desidero di vedere e incontrare il Signore. Ai tanti devoti che da tutto il mondo la seguono con devozione l’invito ad imitarne l’esempio, a pregare tanto e chiedere da Dio il dono della sua beatificazione. Come Natuzza possiamo essere attenti agli ultimi e a chi nessuno considera. Con quella carità che parte dall’Amore di Dio e si riversa sugli uomini”.
“Noi possiamo dire che Natuzza Evolo è stata una santa mamma di famiglia, tra l’altro analfabeta, che il Signore ha coinvolto nel piano di salvezza. Facendole dei doni. Come messaggio ha lasciato un grande amore all’Eucaristia. Obbedienza alla Chiesa e ai sacerdoti. Una spiritualità mariana profonda. La devozione che lei ha diffuso al Cuore immacolato di Maria rifugio delle anime ha fatto della sua vita una continua offerta a Dio. Mediante l’assidua preghiera. L’accoglienza. E il conforto verso i più deboli”.
“Per tutti è stata madre senza far mancare alla sua famiglia il dono di esserla per i figli e sposa per il marito. Nella sua carne ha portato per tutta la sua vita dei misteriosi ‘segni’. Ferite sanguinanti e stimmate, che non hanno ancora trovato spiegazione scientifica. Ecco che allora quella tenerezza materna che Natuzza Evolo ha esercitato potrà continuare ad essere ‘carezza’ per i fratelli. Proseguendo la sua opera, la sua spiritualità e la sua cristiana testimonianza. Se ne sapremo imitare gli esempi nella nostra vita”.