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San Nicola: la Manna, l’iconografia e le leggende

Foto © Interris

I borghigiani (dal nome del quartiere Borgo di Fabriano) della Parrocchia Collegiata di San Nicolò si apprestano a vivere la festa del santo patrono: la Chiesa pronta per accogliere i fedeli, il sagrato ornato con gli stemmi del quartiere e la facciata decorata con il simbolo del santo patrono. Per questa occasione il chiostro della chiesa si animerà con i mercatini di Natale; alle 18.30 la Messa solenne che sarà presieduta da monsignor Francesco Massara, vescovo della diocesi di Fabriano-Matelica, insieme al parroco don Aldo Buonaiuto. La celebrazione terminerà con il dono della Manna del Santo e l’inaugurazione del Presepio Vivente. I parrocchiani, come da tradizione, prepareranno il famoso “squaglio” di cioccolato che potrà essere gustato nel chiostro della Collegiata.

Il culto di San Nicola di Bari

Il santo vescovo Nicola è molto venerato in tutto il mondo, non solo sai cattolici ma anche dagli ortodossi. In Russia, ad esempio, oltre ad essere festeggiato come a Bari – ossia il 6 dicembre -, si ricorda il santo anche il 9 maggio, giorno in cui si fa memoria della traslazione delle reliquie. “The Oxford Dictionary oof Saints” lo definisce “come uno dei santi più universalmente venerati”. Nel loro The Book of Saints i Benedettini di S. Agostino di Ramsgate lo definiscono uno dei santi più popolari della cristianità – si legge ancora nel sito della Basilica di San Nicola –Ancora più perentorio è A Biographical Dictionary of the Saints con la seguente dichiarazione: “Nicola di Myra, vescovo e confessore, il santo più popolare della cri­stianità, altamente celebrato da tutte le nazioni, specialmente dalla chiesa russa scismatica“.

Il culto di san Nicola a Bari

San Nicola è profondamente radicato nel cuore dei baresi che lo chiamano anche “Santo venuto dal mare“. Infatti, le sue spoglie mortali arrivarono dal mare, traslate in occidente da un gruppo di circa 60 baresi che nell’aprile del 1087 partirono con tre barche alla volta di Myra (in Turchia) per riportare a Bari le ossa del santo, dopo che la città turca era stata conquistata dai musulmani. E’ patrono della Russia e celebrato in Olanda, Francia, Germania e Belgio. Nel mese di maggio, a Bari si tengono celebrazioni in onore del santo vescovo.

La Manna di San Nicola

Al termine della celebrazione che si svolge nella Parrocchia di Fabriano, i fedeli potranno ricevere la Manna di San Nicola: si tratta dell’acqua che si forma nella tomba del Santo e che si formava già nella Basilica di Myra, si legge sul sito della Basilica di San Nicola. Nelle due relazioni dell’epoca (Niceforo e Giovanni Arcidiacono) è detto che le reliquie galleggiavano in un sacro liquido allorché i baresi se ne impadronirono. Nel corso dei secoli sono stati usati termini diversi, come oleum oppure unguentum (i russi dicono myro, e i greci myron), si legge ancora sul sito.

L’iconografia del Santo

Il santo vescovo è raffigurato con tre sfere che sono legate a leggende che risalgono al periodo precedente al suo episcopato. Si narra che, prima ancora di essere consacrato vescovo, il Santo venne a conoscenza del caso di una nobile e ricca famiglia, caduta in disgrazia. Il padre, vergognandosi dello stato in cui si era venuto a trovare, aveva deciso di far prostituire le tre figlie. San Nicola, avrebbe fatto scivolare all’intero della loro abitazione tre sfere d’oro con il quale l’uomo poté far sposare le fanciulle. Un’altra leggenda, vede protagonisti tre bambini poveri che non avevano nulla con cui sfamarsi. San Nicola donò loro tre mele, una per uno che, nella notte, si trasformarono in oro: ciò permise alle famiglie dei tre piccoli di uscire dalla povertà.

San Nicola o Santa Claus?

Il Santo vescovo di Myra è così popolare da aver ispirato anche la figura di Babbo Natale. Probabilmente, tutto è legato alle leggende che riguardano anche le tre sfere con cui il santo viene ritratto. E’ diventato così il Santa Claus dei paesi anglosassoni, il Nikolaus della Germania. Sembrerebbe che ogni popolo lo abbia fatto proprio, come sottolinea Famiglia Cristiana, senza però privarlo delle sue caratteristiche fondamentali, una su tutte quella di essere difensore dei deboli e di quanti subiscono ingiustizie. Ma come è diventato il Babbo Natale che tutti conosciamo? Grazie a una poesia di Clemente Clarke Moore dei primi decenni del 1800. Una delle sue rappresentazioni più famose è legata alla pubblicità di una nota bibita analcolica dove viene ritratto vestito di rosso, rubicondo, con la barba bianca, mentre viaggia nel cielo su una slitta trainata da renne.

Il protettore del dialogo

A Myra, di cui fu vescovo e profondo conoscitore dei bisogni dei suoi abitanti, trovarono inizialmente posto le spoglie mortali del santo. Il cui culto, già negli anni immediatamente successivi alla sua morte, iniziò a diffondersi rapidamente, abbracciando nei secoli diverse confessioni. Non è un caso che, a Nicola, sia attribuita la protezione del dialogo tra Oriente e Occidente, proprio in virtù della rilevanza storica, oltre che agiografica, della sua figura in entrambe le culture. Un filo rosso immaginario, che collega le sponde dell’Adriatico all’Asia Minore fino al cuore della Russia, nel nome di un culto diverso, forse, ma basato sulle medesime qualità attribuite al santo. Le quali, di fatto, rappresentano il cardine stesso della cristianità: carità e prossimità ai deboli.

Dalle Vite alla leggenda

Concetti che, attraverso una vasta diffusione di notizie dovuta principalmente a testi in lingua greca e latina, accompagnarono la figura di Nicola tanto nella predicazione delle sue qualità cristiane quanto nell’iconografia, che sovente lo raffigura con il suo bastone, simbolo della pastorale, e con tre emblemi d’oro, segno della sua virtù caritatevole. Rendendolo, già in età medievale, tra i santi maggiormente venerati, nonché trattati dalle agiografie e dalle Vite dedicate alle grandi figure dell’antichità, nonostante qualche variazione nelle narrazioni abbia indotto a numerose interpretazioni circa le notizie biografiche di Nicola. Del resto, il novero della tradizione orale iniziata proprio da Myra ha, nei secoli, subito l’influenza stessa della storia, contribuendo a una progressiva incertezza sui fatti reali ma alimentando tradizione e leggenda. Quanto è bastato perché il vescovo venuto dalla Licia entrasse, elevato agli onori degli altari, nella venerazione di tutte le Chiese aperte al culto dei santi.

Manuela Petrini: