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Re Carlo III: presente e futuro della monarchia inglese

L'intervista di Interris.it alla storica Valentina Villa nel giorno dell'incoronazione di Re Carlo III d'Inghilterra

Oggi, a distanza di sessant’anni dall’investitura di Elisabetta II, le porte dell’Abbazia di Westminster si aprono per incoronare Carlo III e la regina consorte Camilla. L’incoronazione rappresenta l’atto formale di un monarca con i suoi poteri regali e come capo della Chiesa d’Inghilterra, secondo un rito che ha quasi mille anni. Interris.it, in merito ai tratti distintivi del regno di Carlo III e al futuro della Casa Reale inglese, ha intervistato la professoressa Valentina Villa, ricercatrice di Storia delle istituzioni politiche presso la Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il suo ambito di ricerca si concentra sul ruolo della monarchia sabauda e della monarchia britannica durante il XX secolo, con una particolare attenzione ai periodi dei due conflitti mondiali.

© Neri Vill da Pixabay

L’intervista

Quali saranno i tratti fondamentali e le novità del regno di Re Carlo III?

“Un tratto che caratterizzerà la monarchia Windsor nei prossimi anni, sarà quello di essere una monarchia su scala ridotta. Ciò è dovuto ai problemi dei working royals, ovvero i problemi con il fratello e con il figlio hanno fatto sì che, il numero di persone coinvolte nelle attività ufficiali della monarchia, sia già adesso diminuito e rimarrà tale e, di conseguenza, la stessa sarà ridotta. Il secondo tratto che procede nell’ottica modernizzatrice sarà quello di una monarchia maggiormente inclusiva, dove troveranno più spazio le diverse confessioni religiose e le diverse origini etniche che rappresentano la realtà variegata della Gran Bretagna odierna. Molto si è detto poi sulla questione della monarchia “green”, in quanto Carlo, fin dagli anni ’70, è molto attento alle questioni dei cambiamenti climatici e della conseguente rottura dell’armonia tra uomo e Terra. A questo proposito, se si va a leggere il pensiero di Carlo in merito, lo stesso non racchiude solo una critica ai rischi della situazione attuale dal punto di vista ecologico, ma è una critica delle trasformazioni contemporanee, anche dal punto di vista ecologico. Per questo motivo dico che bisogna fare attenzione a giudicare come modernizzatore l’impianto del nuovo regno. Carlo, in cuor suo, è un profondo tradizionalista, una visione del passato, anche nei rapporti con le classi sociali e con l’industria. Pertanto, dal punto di vista, ad esempio, della monarchia green, gli interventi saranno più difficili. La linea generale però, sarà all’insegna di una monarchia ridotta e più inclusiva”.

In che modo Carlo III impronterà i rapporti con i regni del Commonwealth?

“Il Commonwealth è un’eredità a cui Carlo, nel corso della sua vita, non sembra aver dato la stessa importanza che riservava Elisabetta II, per la quale era estremamente significativo. In ogni caso, il Commonwealth, è un’eredità reale e affettiva quindi Carlo sarà obbligato ad occuparsene. Ciò, peraltro, avverrà in un momento molto complesso in quanto, diversi paesi appartenenti al Commonwealth, hanno deciso di passare dallo status di regno a quello di repubblica e non si esclude che, a breve, altri li possano seguire. Pertanto, sarà sicuramente una fase di transizione, non di certo paragonabile alla fase di decolonizzazione vissuta da sua nonna e sua madre ma, una certa instabilità in merito, è da prevedere”.

Quale sarà, secondo lei, il futuro della Casa Reale inglese?

“È difficile fare previsioni. D’altro canto, gli eventi recenti, ovvero dal 2016 ad oggi, ci hanno mostrato che, il Regno Unito, è un paese in profonda crisi interna. Lo hanno dimostrato la Brexit e i rapporti con l’Irlanda e la Scozia; quindi, non mi sento di escludere nulla. Non credo che, questo cambiamento, si verificherà a breve e penso che, il regno di Carlo III verrà portato a compimento attraverso il suo naturale processo, ma non mi sento di poter escludere dei cambiamenti nel futuro con William o George.”

 

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