La raccolta differenziata dei rifiuti assume un significato importante quanto più “peso” acquista nel comportamento quotidiano di una comunità, al fine di procedere verso un corretto trattamento dei vari materiali. Affinché tale raccolta sia sempre più diffusa ed efficace, occorre conoscere anche le destinazioni corrette dei vari rifiuti, per non vanificare il nobile gesto. In buonafede, infatti, l’errore è dietro l’angolo e i buoni propositi rischiano di essere inficiati dal non aver approfondito la materia.
Attenzione alta
Occorre la massima attenzione! È difficile avviare il Paese a tale sana e importante abitudine e i progressi, lenti, che avvengono nel tempo, per una maggior sensibilità verso l’ambiente, vacillano a causa di un’informazione sommaria o per il fidarsi troppo del proprio “sesto senso”, puntando solo sull’aspetto fisico del rifiuto. Il principio (errato) che muove, infatti, le convinzioni è quello relativo alla natura del materiale da cestinare; in realtà, prima di questa valutazione va considerata la riciclabilità dell’oggetto. È fondamentale, in questo senso, un’ampia e martellante informazione mediatica nonché il correlativo impegno del singolo a documentarsi (anche per le variazioni locali) e ad agire nel modo più corretto. La diversità delle regole presenti fra i vari Comuni italiani è stata interpretata, a volte, come una causa della confusione regnante. Tali difformità, tuttavia, legate alle peculiarità di smaltimento del singolo Comune non devono, tuttavia, diventare una scusante.
Alcune casistiche
Gli esempi e i casi dubbi sono moltissimi ed è opportuno informarsi per ognuno di essi. Fra i casi più frequenti ci sono quelli riguardanti i giocattoli, da non considerare come plastica riciclabile bensì materiale indifferenziato. Altre accortezze meno note sono quelle riguardanti le bottiglie di plastica. Contrariamente a quanto possa sembrare (o a quanto è divenuto abitudinario), gli addetti al riciclo chiedono di non schiacciare le bottiglie dall’alto in basso bensì in orizzontale. Per evitare dispersioni di materiale diverso, il tappo è preferibile che sia lasciato insieme alla bottiglia. La realtà attuale ha posto un nuovo importante interrogativo sul dove inserire le mascherine non più utilizzate. I numerosi dispositivi, infatti, lasciati sulle strade (quasi più numerosi di quelli indossati) non devono essere inseriti nella plastica o nella carta ma nell’indifferenziata, con l’accortezza di avvolgerli in una bustina di plastica per evitare possibili contagi e di separare gli elastici dal resto.
Raccolta differenziata, una regola c’è
Alcune circostanze lasciano luogo a interpretazioni ma una regola c’è sempre. Il rebus, a esempio, del Tetra Pak (i contenitori di succhi di frutta e latte) in cui apparentemente sembrano fondersi materiali quali la plastica, la carta e l’alluminio, si risolve con i regolamenti locali e, in ogni caso, la destinazione è sempre nel riciclabile. Un lavaggio del contenitore e la separazione del tappo (considerato come plastica) completano l’operazione di recupero. Altro classico dilemma è quello riguardante i piatti e i bicchieri di plastica. Si risolve gettandoli, puliti o comunque privi di residui, nella plastica, in caso contrario nell’indifferenziata. Altri esempi piuttosto ricorrenti: cicche di sigarette e gomme da masticare sono da gettare nell’indifferenziata e non nell’organico o nella plastica.
Il caso della carta
I tanti volantini pubblicitari che inondano le cassette postali sono da considerarsi come carta. Alla luce anche del maggior ricorso all’asporto, va ricordato come i contenitori della pizza debbano essere inseriti nella carta solo se puliti. Lo scontrino, molte volte, viene gettato nel contenitore della carta per associazione della sua stessa natura. In realtà, è destinato all’indifferenziata poiché la carta di cui è composto non è riciclabile. Le lampadine, se a prima vista sembrano destinate al vetro, sono, invece, da raccogliere in appositi contenitori; quelle a incandescenza vanno nell’indifferenziata. I libri e i manuali in commercio dedicati all’argomento sono molti. Tra questi, uno dei più recenti, con un titolo deciso è “Basta scuse sui rifiuti! Come possiamo ridurre la quantità di rifiuti che produciamo e perché dobbiamo farlo adesso”, pubblicato da “Aboca Edizioni” nello scorso dicembre, scritto dall’ambientalista Martin Dorey.
I dati dell’Ispra
L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), nell’ultimo Rapporto sui rifiuti urbani, pubblicato nello scorso gennaio, aveva riportato una lunga e dettagliata relazione sui rifiuti e sulla raccolta differenziata. Fra i moltissimi dati presenti nelle oltre 600 pagine del testo, se ne leggono alcuni, spesso poco menzionati ma molto curiosi e interessanti. La ripartizione, in percentuale, dei principali materiali riciclati, infatti, riguarda l’organico per il 39,5%, la carta e il cartone al 19,1%, vetro 12,3%, plastica 8,3%, legno al 5% e metallo al 2%. Un dato a sorpresa: il quantitativo di plastica e metallo è, nel complesso, quasi la metà della carta e del cartone.
L’Istituto riassume “L’Edizione 2020 fornisce i dati, aggiornati all’anno 2019, sulla produzione, raccolta differenziata, gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti di imballaggio, compreso l’import/export, a livello nazionale, regionale e provinciale. […] I rifiuti urbani prodotti in Italia nel 2019 sono circa 30 milioni di tonnellate, dato in lieve calo rispetto al 2018 dello 0,3% (-80 mila tonnellate). Incremento solo nel nord Italia, con quasi 14,4 milioni di tonnellate di rifiuti, dello 0,5% rispetto al 2018, mentre è in calo al Centro (-0,2%) con circa 6,6 milioni di tonnellate evidenzia e al Sud (-1,5%) con 9,1 milioni di tonnellate. Ogni cittadino italiano, in un anno, ha prodotto circa 500 chilogrammi di rifiuti. Aumenta ancora la raccolta differenziata nel 2019: +3,1 punti rispetto al 2018, raggiungendo il 61,3% della produzione nazionale; dal 2008 la percentuale risulta raddoppiata. La raccolta passa da circa 9,9 milioni di tonnellate a 18,5 milioni di tonnellate. Nel 2019, il 50% dei rifiuti prodotti e raccolti in maniera differenziata viene inviato ad impianti di recupero di materia; il riciclaggio totale, comprensivo delle frazioni in uscita dagli impianti di trattamento meccanico e meccanico biologico, si attesta al 53,3% e riguarda le seguenti frazioni: organico, carta e cartone, vetro, metallo, plastica e legno”.
A minare la realizzazione dell’ambizioso progetto per l’ambiente, oltre a problemi di disinformazione, concorrono anche altre problematiche.
L’informativa dell’Ama
L’AMA, l’Azienda Municipale Ambiente che gestisce il servizio dei rifiuti nella Capitale, l’11 gennaio scorso, ha fornito dei dati allarmanti sui danni che subiscono i vari tipi di contenitori presenti per strada. “Vandali dei cassonetti purtroppo in azione anche in questo inizio 2021. Secondo quanto rilevato dal personale territoriale AMA, nei primi dieci giorni dell’anno sono già circa 70 i contenitori stradali per i rifiuti (cassonetti e campane) danneggiati o distrutti da incendi dolosi. […] Le prime stime hanno quantificato un danno a carico dell’azienda, e quindi dell’intera collettività, pari ad almeno 38mila euro. […] Ammontano, infine, complessivamente a circa 330 i contenitori (tra cassonetti e campane per il vetro) andati a fuoco e sostituiti dalle squadre addette di AMA nel corso del 2020: un dato in flessione rispetto ai 460 del 2019, ma pur sempre considerevole visto il lockdown totale tra marzo e maggio, per contrastare la diffusione del Covid-19, periodo nel quale sono stati dati alle fiamme solo 6 cassonetti”.
La relazione con l’oggi
Il consumismo moderno si fonda su un quantitativo enorme di prodotti e contenitori “usa e getta” che richiede una “cura” particolare nel suo possibile viaggio di recupero. L’osservazione diretta “sul campo”, riferita ai cassonetti sparsi per la città (in alcuni casi circondati da cumuli di degrado), sembra propendere verso un’interpretazione piuttosto fantasiosa e lasca fra rifiuto e relativo contenitore. Sergio Cordero, scrittore messicano, è l’autore di un aforisma molto incisivo “L’individuo è il cestino della spazzatura in cui la comunità svuota i suoi errori”. Occorre tener sempre presente quali siano le finalità della raccolta differenziata, promossa per favorire il riciclaggio, diminuire lo spreco, salvaguardare il suolo, le acque e l’aria, ridurre la pericolosità dei rifiuti e i costi di gestione attraverso un continuo monitoraggio, assicurando, ove necessario, lo smaltimento finale.
Non si multano i dubbi poiché sono plausibili ma bisogna informarsi e informare, per non lasciar spazio ad alibi insostenibili.