La Nigeria è uno Stato federale dell’Africa centro-occidentale, il più popoloso del continente nonché ex colonia inglese indipendente dal 1960.
La situazione attuale
Nel paese sta perdurando una forte instabilità sociale e politica che, unita alla recrudescenza dei fenomeni terroristici, al perdurare della criminalità comune e ai risvolti di tipo economico, sta mettendo a rischio la pace, lo sviluppo e la convivenza tra le diverse minoranze. Interris.it, in merito a questo argomento, ha intervistato il dottor Luca Mainoldi, responsabile del settore Africa per l’agenzia Fides.
L’intervista
Qual è l’attuale situazione della Nigeria dal punto di vista sociale ed economico?
“La Nigeria, con oltre 200 milioni di abitanti, è il paese più popoloso dell’Africa. Nonostante sia ricchissima di risorse, ad esempio è il secondo produttore africano di petrolio e il dodicesimo al mondo, 90 milioni di persone vivono in condizione di estrema povertà. Ci sono inoltre una serie di risorse e potenzialità che, attualmente, non sono sfruttate in maniera corretta. La stessa agricoltura potrebbe essere portata avanti in maniera migliore. La situazione attuale del paese, sotto il profilo sociale ed economico, è esplosiva. Quando, come nel caso della Nigeria, si ha un numero di persone enorme che vivono in condizioni di povertà, con una ricchezza potenziale molto elevata, si creano enormi tensioni. Attualmente, Il 75% della ricchezza del paese, deriva dal petrolio e una gran parte va a finire in corruzione e ruberie varie. Dal punto di vista sociale, è estremamente composito, con diverse etnie e, sotto il profilo religioso, si hanno il 50% di abitanti di religione mussulmana e l’altro 50% appartenente ai cristiani nelle varie confessioni, quindi non solo cattolici ma anche protestanti”.
Com’è la situazione odierna della Nigeria in riguardo alla sicurezza?
“In riguardo alla questione della sicurezza, nei primi sei mesi del 2022, si è verificato un forte incremento della violenza rispetto allo scorso anno. In questo periodo di tempo ci sono stati 2200 atti di violenza politica, oltre ad una serie di atti criminali, che hanno comportato 5910 vittime. Il gruppo Boko Haram, nato nel 2009, ultimamente si è scisso in almeno due gruppi, il cui principale è Iswap, ossia lo Stato Islamico dell’Africa Occidentale che attualmente è il più strutturato e responsabile della maggior parte delle violenze. L’altro gruppo denominato Ansaru è invece affiliato ad Al Quaeda. Iswap ha cominciato a colpire molte regioni della Nigeria, soprattutto quelle del sud, a maggioranza tradizionalmente cristiana. L’assalto che si è verificato a giugno nella chiesa di San Francesco Saverio a Owo, nello stato di Ondo, che ha causato 21 morti, secondo le autorità locali, è stato compiuto da estremisti dello stato islamico. Ciò è un fatto molto grave perché, questo stato, si trova proprio nel sud est, in una zona che, fino a quel momento, era stata risparmiata da questo genere di attacchi a sfondo religioso. I cristiani vengono presi di mira soprattutto nel nord, ma iniziano ad esserci violenze in territori che, finora, erano stati risparmiati da questi attacchi. Accanto alla violenza di tipo politico e religioso, si sono verificati una serie di atti di banditismo commessi da diverse milizie che operano rapimenti a scopo estorsivo che, molto spesso, vengono perpetrati a danni di sacerdoti, religiosi e religiose di cui l’ultimo caso è quello delle quattro suore rapite. Questa piaga riguarda tutta la società nigeriana in quanto, nel caso dei religiosi, si pensa che qualcuno paghi per il loro rilascio anche se, ufficialmente da diversi anni, i vescovi hanno proibito il pagamento di riscatti in caso di sequestri del personale religioso. Nella situazione attuale, l’esercito e la polizia, fanno fatica a contenere le violenze e ci sono diverse polemiche contro il presidente di religione mussulmana, accusato di non fare abbastanza per garantire la sicurezza dei cittadini. Ciò ha portato alla creazione di milizie di autodifesa con ulteriori rischi perché, create ad esempio con lo scopo di difendere i villaggi dalle violenze, a loro volta possono diventare delle bande criminali o scontrarsi con le milizie del villaggio vicino. Questo timore, in alcune circostanze, è emerso anche dai vescovi nigeriani che hanno sottolineato come, la mancanza di sicurezza, generi ulteriore violenza”.
In che modo, le istituzioni internazionali, potrebbero intervenire per garantire la sicurezza in Nigeria?
“È difficile che le istituzioni internazionali possano intervenire perché, la Nigeria, non è considerata uno stato fallito. In genere, le istituzioni internazionali intervengono in situazioni come quelle della Somalia. Al livello internazionale si sono creati una serie di accordi, soprattutto per contenere le azioni di Boko Haram e dei gruppi nati dalla sua scissione. Nella fascia di confine lungo il lago Ciad, ad esempio, si è creata una forza internazionale composta da militari dell’esercito del Ciad e della Nigeria, per arginare le azioni dei terroristi. Ci sono degli accordi per sostenere le forze armate nigeriane per le quali alcuni paesi forniscono assistenza militare. L’esercito nigeriano, a sua volta, è stato accusato da alcune organizzazioni internazionali, di crimini, bombardamenti nonché uccisioni indiscriminate e diventa quindi difficile collaborare su questo piano per i governi occidentali. Inoltre, soprattutto da parte americana, oltre all’addestramento, si promuove una preparazione sotto il profilo del rispetto dei diritti umani. Tutto però dipende dal controllo che rimane in mani nigeriane”.