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Pornografia, la più diffusa piaga del cyberspazio

Secondo un'indagine del Moige, il 76% dei minori dice di non avere alcun filtro parental control: lo richiede un emendamento al testo di conversione della legge sulla Giustizia

Tutti i contratti di fornitura di servizi di comunicazione elettronica dovranno prevedere un filtro di parental control che bloccherà automaticamente tutti i contenuti pornografici e dedicati ad un pubblico maggiore ai 18 anni. E’ quanto prevede l’attuale testo di conversione della legge sulla Giustizia (quella dedicata alle intercettazioni) in cui è stato inserito l’emendamento proposto dalla Lega, “Sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio”.

La misura

“Questi servizi devono essere gratuiti e disattivabili solo su richiesta del consumatore, titolare del contratto”, si legge nel punto 2 dell’emendamento che vede come primo firmatario il senatore leghista Simone Pillon. La misura approvata in modo trasversale da tutte le forze politiche al punto 3 stabilisce che “gli operatori di telefonia, di reti televisive e di comunicazioni elettroniche assicurano altresì adeguate forme di pubblicità di tali servizi in modo da assicurare che i consumatori possano compiere scelte informate”. Infine si afferma che “in caso di violazione degli obblighi di cui ai commi precedenti l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ordina all’operatore la cessazione della condotta e la restituzione delle eventuali somme ingiustificatamente addebitate agli utenti, indicando in ogni caso un termine non inferiore a sessanta giorni entro cui adempiere”.

Educazione dei genitori

Il testo è approdato alla commissione competente alla Camera, prima del passaggio in Aula e potrebbero non esserci i tempi di una modifica richiesta da alcuni settori della maggioranza che ritengono lo strumento inappropriato perché troppo liberticida. Dal canto suo il senatore Pillon spiega che l’introduzione del filtro sarà a carico dei fornitori di telefonini, tablet, laptop, tv e altri device, sui quali dovranno preinstallare gratuitamente sugli apparati un programma per bloccare contenuti violenti, pornografici o inadeguati per i minori. L’educazione dei genitori al rispetto del corpo e ad una sana visione della sessualità restano le azioni più efficaci per fermare il consumo di pornografia tra i minori, ma in tutti i casi la battaglia culturale può e deve essere affiancata dagli strumenti offerti dalla tecnologia.

Pornografia e stile di consumo

E’ vero infatti che la dipendenza dalla pornografia ai nostri giorni si connota secondo uno stile di consumo che Antonio Morra, autore di Pornotossina, definisce attraverso le 4 A: accessibile, anonima, aggressiva e accidentale. Si tratta di tutte prerogative dell’utilizzo dei prodotti digitali. Accessibile perché è facile da fruire in qualsiasi luogo e a qualsiasi ora tramite i dispositivi tecnologici (la droga ad esempio non è così accessibile); per gli stessi motivi consente un consumo in anonimato evitando l’acquisto presso edicole e attività commerciali; aggressiva e accidentale perché ti trova anche se non la cerchi, visto e considerato il continuo bombardamento di immagini a sfondo erotico che appaiono sul web. Per tutti questi motivi è indispensabile intervenire sulla fruizione in sicurezza della rete da parte dei minori. Per farsi un’idea della proporzione del fenomeno basta attingere al rapporto “Venduti ai minori”, realizzato lo scorso anno dal Moige e condotto su un campione di circa 1400 soggetti di età compresa tra gli 11 e i 17 anni, provenienti da tutto il territorio nazionale.

L’indagine

Secondo la ricerca del Movimento Italiano genitori, se si parla di internet la piaga più diffusa è l’accesso ai contenuti pornografici. Per accedere a questo tipo di materiale i ragazzi utilizzano principalmente smartphone (59%) e tablet (14,1%), solo 8,4 % usa il pc. Il 76% dei minori che hanno partecipato all’indagine dice di non avere alcun filtro parental control e il 6,3% riferisce di averlo eliminato. Nel complesso il 52,4 % dei ragazzi che hanno preso parte all’indagine dice di aver visto almeno una volta materiale pornografico e fra questi il 41% guarda video o foto pornografiche “spesso” o “molto spesso”. Vale la pena ricordare che nel campione sono presenti anche ragazzini delle scuole medie. Guardando al contesto della trasgressione è importante segnalare poi la bassa percezione del rischio: il 35% dei ragazzi ritiene che consumare porno non comporti rischi e un altro 26% ritiene che siano “pochi”. Il dato più indicativo è quello che rivela che rispetto alle modalità di procurarsi materiale hard il 95% dei consumatori dice di non comprarlo ma di cercarlo gratuitamente navigando sui propri device, di quei pochi che lo acquistano circa il 40% lo fa sul web.

I danni

Sui danni provocati dal consumo bulimico di materiale pornografico sono state scritte decine di pubblicazioni scientifiche che provano persino delle modiche nel cervello e nei percorsi neurali, che portano a chiedere una quantità di materiale hard sempre maggiore per provare piacere, ovvero agendo sul cosiddetto “circuito della ricompensa”. Inoltre la pornografia crea nei giovani un’immagine della donna “oggetto” che non corrisponde a quella della realtà femminile e che in alcuni casi può indurre a forme di violenza. Stupisce quindi che ci siano ancora settori culturali e personaggi pubblici che urlano alla censura quando si parla di mettere paletti e stabilire regole per il bene dei nostri figli.

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