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Politiche migratorie: la mela della discordia dei 27

Il naufragio che si è consumato davanti alla località Steccato di Cutro, in provincia di Crotone, è la peggiore tragedia del mare dall’inizio dell’anno. Ma il bilancio sembra essere destinato ad aumentare: i soccorsi hanno recuperato 80 superstiti, le vittime accertate sono oltre 60, ma si temono oltre un centinaio di morti. Dei corpi recuperati senza vita dalle acque del mare, 14 erano bambini.

Il sollecito di Mattarella all’Europa

Esprimendo il dolore per le vittime del naufragio, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha richiamato la comunità a un “forte impegno per rimuovere le cause alla base dei flussi di migranti” e ha sollecitato l’Unione europea affinché si “assuma finalmente in concreto la responsabilità di governare il fenomeno migratorio per sottrarlo ai trafficanti di esseri umani, impegnandosi direttamente in politiche migratorie comuni”.

L’intervista

Ma a che punto sono gli Stati membri nel trovare un accordo sulle politiche migratorie? Interris.it ha intervistato Leonardo Panetta, giornalista Mediaset esperto di temi europei.

La tragedia sulle coste calabresi, a “Steccato di Cutro”, ha riacceso il dibattito sulla gestione dei flussi migratori. Come l’Unione europea affronta il tema dell’immigrazione? 

“La questione dell’immigrazione viene un po’ rimbalzata fra le varie amministrazioni da anni a fronte della difficoltà di raggiungere un’intesa. Le regole attuali sono quelle legate all’accordo di Dublino che di fatto impone ai Paesi di primo approdo di gestire la pratica di accoglienza e di eventuale ricollocamento. Ma tutti sappiamo che non funziona bene, perché si tratta di una convenzione nata dopo la caduta del Muro di Berlino e non è più in grado di reggere i flussi migratori che sono di fatto iniziati nel periodo storico che va dalla fine dell’era Gheddafi e l’inizio della guerra in Siria. Le spinte migratorie, ormai, sono difficilmente contenibili”.

Cosa è cambiato con il susseguirsi dei vari presidenti della Commissione europea? 

“Negli anni si è cercato di trattare questo tema, la Commissione europea non ha mai proposto una vera e propria riforma. Durate la presidenza di Juncker si è spinto sul principio di ridistribuzione ‘volontaria’, implementato successivamente dall’atto fatto a Malta. Il principio della ridistribuzione ritorna un po’ in auge dopo la proposta fatta da Ursula von der Leyen che, in realtà, aveva promesso dei cambiamenti già nel 2020. Poi, tra il Covid e la guerra, il tema dell’immigrazione è rimasto relegato in un angolo. Ciclicamente torna di attualità a causa di queste immani tragedie o quando i governi cercano di sollevare il tema”.

Il governo Meloni ha provato a sollevare l’argomento con l’Ue?

“Sì, nell’ultimo Consiglio europeo straordinario ha cercato di far tornare d’attualità il tema. La vera conquista del governo italiano è stata quella di conferire alla frontiera marittima del Mediterraneo una sua specificità. Fino ad oggi, forse, la maggior parte degli sforzi fatti dall’Europa – anche in termini concreti – erano legati alla cosiddetta ‘rotta balcanica’. La tragedia che si è verificata sulle coste calabresi mette gli Stati membri di fronte alle loro responsabilità, perché qualunque tentativo di arrivare a un accordo sull’immigrazione è fallito. Ora la presidente vor der Leyen ha affermato che saranno raddoppiati gli sforzi per impedire che si verifichino di nuovo queste tragedie. L’auspicio è che si riesca a trovare un accordo per modificare alcuni aspetti e in seguito approvare il patto per l’immigrazione entro al fine della legislatura, previsto nel 2024. La perplessità riguarda il fatto che non si fono fatti passi in avanti nell’ultimo decennio, sarà difficile farli in un solo anno”.

Qual è il principale punto del patto europeo su migrazione e asilo su cui gli Stati membri non riescono a trovare una convergenza?

“Ci sono aspetti diversi. Probabilmente, il tema principale su cui non si riesce a trovare un accordo è quello della redistribuzione. Il vero scoglio da superare è come farsi carico in maniera condivisa di questi flussi, superando gli interessi politici interni. La questione dell’immigrazione in Europa viene rimbalzata di semestre in semestre senza però mai raggiungere un’intesa vera e propria. Evidentemente, a qualcuno le regole vanno bene così come sono e cerca di far finta di niente sperando che i numeri diminuiscano. Ma i flussi migratori sono destinati ad aumentare”.

Manuela Petrini: